di Luca Carofiglio

Bari terra di libertà: quando la città accolse gli austriaci che fuggivano dal Nazismo
BARI - Fuggirono dalle persecuzioni naziste e dall'odio razziale approdando avventurosamente nella città che garantì loro la salvezza: Bari. Parliamo dei centinaia di austriaci, di cui 108 ebrei, scappati tra il 1943 e il 1945 dalla loro terra natìa occupata all’epoca dai tedeschi. Il capoluogo pugliese, liberato dagli Alleati, funse infatti da valido rifugio e rappresentò la "base" per porre le fondamenta della futura Austria libera. (Vedi foto galleria)

Per raccontarne la storia è necessario partire dal 1938. In quell'anno la Germania di Hitler invade e annette il piccolo Stato alpino, dando il via alla caccia agli oppositori del Führer e "importando" allo stesso tempo le leggi antisemite del Terzo Reich. Per i resistenti e i giudei del posto la soluzione più sicura è emigrare, pena il possibile internamento nei lager sparsi nel centro Europa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel settembre del 1943 per i fuggitivi si apre una grande speranza: viene reso noto l'armistizio di Cassibile e l'esercito alleato, da poco sbarcato in Sicilia, comincia a risalire la Penisola per scacciare il regime fascista, coalizzato con la dittatura nazionalsocialista. E il fatto che a darne notizia sia soprattutto Radio Bari, la prima emittente libera del Vecchio continente, fa sì che la Puglia e in particolare la città adriatica diventino meta prediletta di chi cerca un luogo per mettersi al sicuro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Buona parte degli esuli che iniziano ad affluire provengono da Curzola, isola oggi appartenente alla Croazia. «Durante la Seconda guerra mondiale Curzola fu occupata dagli italiani - spiega Pasquale Gallo, docente universitario di letteratura tedesca e autore del libro “Profughi austriaci nella Bari del 1944" -. I fascisti inizialmente furono refrattari a consegnare all'alleato tedesco i profughi giunti sull'isola: ecco perchè molti degli austriaci la scelsero come destinazione per proteggersi dagli oppressori. Dopo l'armistizio però i nazisti arrivarono anche lì, costringendo gli “evasi” a spostarsi dall'altra parte dell'Adriatico».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gli espatriati sbarcano così in una Bari lacerata dal terribile bombardamento del porto avvenuto il 2 dicembre 1943. Alcuni di loro vengono ospitati nel campo profughi di Torre Tresca, area situata nei pressi di Lama Picone ed ex centro di detenzione fascista.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Molti altri trovano sistemazione nei venti vani di Palazzo De Risi, enorme stabile situato in via Garruba 63, nel quartiere Libertà. Nella struttura sono accolte un migliaio di persone, tra le quali figurano anche slavi, polacchi, cecoslovacchi e tedeschi, tutti di religione ebraica. Di fatto proprio qui vede la luce la "Comunità israelitica di Bari", che aiuta gli inquilini con una mensa, una scuola e un ufficio informazioni che facilita la ricerca dei dispersi e la partenza di coloro che invece vorrebbero raggiungere la Palestina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Il punto nevralgico del gruppo di austriaci è però in un altro palazzo del rione ubicato in via Raffaele De Cesare 9, tra l'Ateneo e la stazione ferroviaria centrale. In quell'edificio prende infatti vita la sezione italiana del “Movimento universale degli austriaci liberi”, organizzazione internazionale con sede a Londra impegnata nella lotta alle conseguenze dell'Anschluss. «Lì i rifugiati cominciarono a riunirsi per discutere della situazione in Patria e stilare un programma politico per il Dopoguerra - prosegue Gallo -: fu in pratica uno dei centri dove furono gettate le basi della nuova repubblica».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tre sono gli intellettuali di spicco impegnati nel Movimento. Uno è Franz Theodor Csokor, drammaturgo viennese osteggiato dalla dittatura per essersi esposto pubblicamente contro i roghi dei libri del 1933: anche per questo le sue opere letterarie sono state censurate. Il secondo è Alexander Sacher-Masoch, figlio di un alto ufficiale dell'ex impero asburgico, "reo" di aver polemizzato all'università di Graz con l'associazione studentesca di Ernst Kaltenbrunner, futuro generale delle Ss. I due, che si sono già incontrati a Curzola, diventano ben presto voci di Radio Bari nelle trasmissioni dedicate ai loro connazionali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Csokor si impegna per far ambientare a Bari anche il terzo militante di rilievo: il poeta dissidente Hermann Hakel. Quest'ultimo giunge in Puglia passando per Fiume, Trieste, il carcere milanese di San Vittore e la "Casa rossa", sinistro campo d'internamento di Alberobello. Grazie al suo amico trova lavoro nell'ufficio di Palazzo De Risi dedicato alle relazioni con la Terrasanta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il conflitto termina l'anno dopo con la caduta di Hitler e la liberazione di Italia e Austria per mano degli Alleati. I tre sono così liberi di tornare a casa e si ritrovano nel 1947 a Vienna per rifondare il PenClub, gruppo di scrittori democratici e artefice di una lista di tutti gli autori non scesi a patti col vecchio censore. Ma soprattutto possono finalmente sostenere senza paura la neonata democrazia, il loro sogno nato in una lontana città sul mare: Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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Lo studio di Radio Bari, prima emittente libera d'Europa: la sua collocazione fa sì che il capoluogo pugliese diventi meta prediletta di chi cerca un luogo sicuro durante la Seconda guerra mondiale, profughi austriaci compresi
Alcuni degli espatriati vennero ospitati nel campo profughi di Torre Tresca, località della città nei pressi di Lama Picone ed ex centro di detenzione fascista
Molti altri trovano sistemazione nei venti vani di Palazzo De Risi, enorme stabile situato in via Garruba 63, nel quartiere Libertà
Nella struttura sono accolte un migliaio di persone, tutte di religione ebraica: di fatto proprio qui vede la luce la "Comunità israelitica di Bari", che aiuta gli inquilini con una mensa, una scuola e un ufficio informazioni che facilita la ricerca dei dispersi e la partenza di chi vorrebbe raggiungere la Palestina
Il punto nevralgico del gruppo di austriaci è però in un altro palazzo del rione ubicato in via Raffaele De Cesare 9, tra l'Ateneo e la stazione ferroviaria centrale
In quell'edificio prende infatti vita la sezione italiana del Movimento universale degli austriaci liberi, organizzazione internazionale con sede a Londra impegnata nella lotta alle conesguenze dell'Anschluss
Tre sono gli intellettuali antifascisti di spicco impegnati nel Movimento. Uno è Franz Theodor Csokor, drammaturgo viennese osteggiato dalla dittatura per essersi esposto pubblicamente contro i roghi dei libri del 1933: anche per questo le sue opere letterarie sono state censurate

Fonte: "Profughi austriaci nella Bari del 1944. Franz Theodor Csokor, Alexander Sacher-Masoch, Hermann Hakel. Tra poesia e propaganda"
Il secondo è Alexander Sacher-Masoch, figlio di un alto ufficiale dell'ex impero asburgico, "reo" di aver polemizzato all'università di Graz con l'associazione studentesca di Ernst Kaltenbrunner, futuro generale delle Ss

Fonte: "Profughi austriaci nella Bari del 1944. Franz Theodor Csokor, Alexander Sacher-Masoch, Hermann Hakel. Tra poesia e propaganda"
Csokor si impegna per far ambientare a Bari anche il terzo militante di rilievo: il poeta dissidente Hermann Hakel

Fonte: "Profughi austriaci nella Bari del 1944. Franz Theodor Csokor, Alexander Sacher-Masoch, Hermann Hakel. Tra poesia e propaganda"
Hakel arriva a Bari dopo essere stato detenuto nella "Casa rossa", sinistro campo di internamento fascista situato ad Alberobello



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  • Francesa - Grazie per queste preziose informazioni storiche che onorano la nostra città in questo momento buio dove per un immigrato diventa pericoloso tornare a casa come è successo sabato scorso.grazie Sig. Carofiglio!


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