La casa di Piccinni: da orgoglio barese a immobile abbandonato al degrado
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venerdì 5 settembre 2014
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di Bianca Cataldi
Ma nonostante Piccinni sia forse l’unico personaggio degno di nota nato a Bari, la sua città continua a non riservagli i giusti onori, incapace di “sfruttare” il suo nome per prestigio, orgoglio cittadino e magari turismo.
Casa Piccinni ora è infatti un ricettacolo di polvere, carte e umidità che corrode i muri. Sono ancora presenti un busto del musicista realizzato dallo scultore Gaetano Stella e la lapide originale del compositore, in stanze dove dominano libri e riviste musicali sparsi sul pavimento, spartiti macchiati, teche museali vuote, vecchi faldoni e registri accatastati in ogni angolo. In alcune stanze si trovano anche apparecchiature elettroniche e macchine da scrivere che con ogni probabilità sono ancora utilizzabili. (Vedi ampia galleria fotografica)
«Fino a qualche anno fa non esisteva neppure una targa sul portone, quella che c’è l'abbiamo affissa noi», dichiara Patrizia Gesuita, collaboratrice dell'Ibimus, l’Istituto di Bibliografia Musicale che si è occupato anche della collazione degli spartiti originali pervenuti nel periodo di riapertura della Casa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L'attuale stato di abbandono della casa stupisce soprattutto se si considera che il progetto di un centro di ricerca e di un museo risale a un secolo fa e più precisamente all'artista e scultore Gaetano Stella, proprietario dell'immobile nella prima metà del Novecento. Fu lui a donare la casa alla città e da quel momento in poi il Comune ha acquistato, anno dopo anno, i diversi lotti che la costituivano inglobando anche un arco e un'edicola cinquecenteschi che erano originariamente all'esterno.
«Nel 1999 il Conservatorio di Bari firmò una convenzione con il Comune: al primo andava la gestione e al secondo il possesso di Casa Piccinni», spiega Angelo De Marzo di "I luoghi della musica", una delle associazioni che si sono succedute nell'organizzazione di eventi a Casa Piccinni. Negli stessi anni il Conservatorio attivò nell'immobile un centro studi musicali e fece confluire in quelle sale le proprie collezioni storiche (spartiti, prime edizioni picciniane a stampa, libretti), alle quali si aggiunsero successivamente strumenti musicali e cimeli pervenuti da privati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sembrava finalmente che la casa potesse rinascere a nuova vita, ma così non è stato. La convenzione tra Comune e Conservatorio è infatti venuta meno. «Negli ultimi anni il conservatorio non è più riuscito a gestire economicamente la struttura», spiega De Marzo. Le associazioni competenti, da "I luoghi della musica" a "Mousiké", hanno tentato di prendere le redini della situazione, ma la mancanza di fondi ha portato nel 2012 all'abbandono definitivo di Casa Piccinni. Il conservatorio ha recuperato spartiti, libretti e manoscritti mentre gli altri cimeli (strumenti antichi compresi), sono tornati ai loro donatori e alle associazioni musicali che li avevano cercati e trovati. Insomma un fallimento completo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Attualmente è in corso la procedura per il passaggio delle chiavi dalle associazioni al Comune che, da questo momento in poi, si dovrebbe assumere la responsabilità del luogo. Ma di ciò che avverrà dopo non si sa nulla.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Se la struttura fosse riaperta la città di Bari non potrebbe che guadagnarci in prestigio, non soltanto a locale ma anche internazionale. Non dimentichiamo infatti che Piccinni è stato un compositore cosmopolita, che ha trascorso gran parte della sua vita a Parigi e le cui opere hanno avuto successo in tutta Europa. Speriamo di poter vedere al più presto la sua casa riaperta e restaurata, ma per ospitare un museo e un centro musicale però, perchè di pub a Bari Vecchia ne abbiamo già in abbondanza.
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Bianca Cataldi
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