Bike sharing, alcune idee per scongiurarne fallimento e chiusura
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mercoledì 24 ottobre 2012
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di Nicola De Mola
Abbiamo ascoltato l’associazione culturale di cicloamatori CicloSpazio, che ci ha spiegato innanzitutto come l’Amministrazione possa risparmiare denaro pubblico e allo stesso tempo offrire un servizio migliore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Solo nel 2011, ad esempio, il servizio è costato all’Amtab ben 88mila euro tra manutenzione e sostituzione dei mezzi. Una cifra considerevole, che potrebbe essere “abbattuta”, ricorrendo a sponsorizzazioni da esporre su biciclette e colonnine, come avviene in altre città italiane ed europee.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Denaro che, vista l’attuale crisi economica, potrebbero però sembrare difficile da recuperare, come dimostra lo stop che stanno subendo i lavori ideati dal Comune con il sistema del "project financing", che coinvolge i privati nella realizzazione delle opere pubbliche. Non è pero' d’accordo Beppe Morelli, membro di CicloSpazio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Non dobbiamo pensare solo ai piccoli imprenditori, ma soprattutto alle gradi aziende. Molte di loro fissano un budget per le attività sociali e ambientali e, se coinvolte nel progetto, potrebbero inserire il loro nome sulle bici o sulle colonnine», spiega.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un altro modo per alleggerire i costi del servizio potrebbe essere rappresentata dalla sua apertura anche a turisti e a pendolari, magari attraverso l’utilizzo di carte di credito o bancomat. Cosa che avviene in diverse altre realtà e che a Bari non è per ora possibile, essendo la tessera magnetica che consente il noleggio della bicicletta riservata ai soli residenti che ne fanno richiesta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Secondo l’esponente dell’associazione culturale, un altro errore commesso all’origine è stato quello di affidare “Bariinbici” all’Amtab, l’azienda barese dei trasporti pubblici, che non avrebbe adeguate competenze tecnico-organizzative.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«E’ stata una scelta di comodo. Altrove il bike sharing è affidato attraverso bandi pubblici ad associazioni o cooperative operanti nel settore, che per forza di cose offrono un servizio migliore. E’ assurdo che un solo addetto alla manutenzione possa essere continuamente disponibile dalle 7 alle 22 per risolvere tutti i problemi delle bici e delle colonnine, come avviene a Bari», sottolinea Morelli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per risolvere il problema dei furti e dei danneggiamenti, infine, basterebbe semplicemente utilizzare le telecamere presenti in alcune delle stazioni (e magari montarne altre su quelle sprovviste) per risalire ai vandali che negli ultimi anni hanno preso (e continuano a prendere) di mira biciclette e colonnine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Bisogna ricorrere a tutti gli strumenti a disposizione, come accaduto mesi fa quando furono sradicate alcune piante in via Argiro e i colpevoli furono immediatamente identificati. Arrendersi e dare la colpa solo all’inciviltà dei baresi è la solita scorciatoia», conclude Beppe Morelli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Poche idee, apparentemente di non impossibile realizzazione, per rendere finalmente efficiente un servizio inefficiente. Se fossero prese nella giusta considerazione potrebbero rendere “Bariinbici” il punto cardine della mobilità sostenibile nel capoluogo pugliese e probabilmente scongiurare la chiusura a cui, a medio termine, sembra destinato.
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Scritto da
Nicola De Mola
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