di Maria Grazia Selva e Nicola Imperiale

San Basilio, il Casino del duca: grande maniero abbandonato "abitato" da un fantasma
MOTTOLA – Un'imponente e leggendaria costruzione del Seicento che giace abbandonata da decenni nell’agro di San Basilio, frazione di Mottola. E’ il Casino del Duca, una masseria che sembra quasi un castello, vista la presenza sul suo tetto di una grande torre e che al suo interno accoglie persino un’antica chiesetta. Abbiamo scritto “leggendaria” perché la dimora è circondata da un’aura di mistero: si dice infatti che le sue stanze siano "abitate" dal fantasma del giovane nobile Riccardo de' Sangro, che a causa di una delusione d’amore si suicidò proprio nel casino, 130 anni fa. (Vedi foto galleria)

«La magione nacque come palazzo ducale e ben presto fu acquistata dalla ricca famiglia dei Caracciolo, originaria di Martina Franca – ci spiega l’architetto Angelo Bradascio, che al maniero ha dedicato alla sua tesi di laurea -. Poi nel 1824 passo in mano ai de' Sangro, nobili molto legati ai Borboni. Nel 19esimo secolo fu effettuata la sua conversione in masseria e da circa 50 anni, nonostante appartenga ancora a privati, è praticamente lasciata a sè stessa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Raggiungerla è semplicissimo. Provenendo da Bari, bisogna percorrere la statale 100 in direzione Taranto per imboccare poi lo svincolo per Castellaneta. Ci si immette così nella strada provinciale 23: dopo qualche centinaio metri la destinazione finale appare sulla destra, preceduta da un cancello malmesso e un vialetto sterrato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Scarpiniamo lungo la stradina ritrovandoci di fronte alla grande struttura. Di pianta rettangolare, è organizzata su due livelli e sul suo tetto spiccano le merlature e la torre che la fanno assomigliare a una roccaforte medievale. La facciata, preceduta da un atrio invaso dall'erba incolta, è di colore grigio ma presenta delle sfumature rosa visibili soprattutto attorno all'ingresso principale: quest'ultimo è affiancato sulla destra da due entrate minori che conducono al piano terra e sulla sinistra dalla sagoma della chiesa integrata al complesso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Attraversiamo dunque il varco più importante approdando nel cortile. Anche qui la vegetazione spontanea ha preso nettamente il sopravvento, ricoprendo addirittura quasi tutto il grande pozzo del podere posizionato sulla sinistra. Sullo stesso lato notiamo a fatica una piccola apertura: sembra portare a un anonimo locale e invece è l'accesso della cappella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il luogo sacro fu realizzato tra il 1827 e il 1849 dalla proprietaria Maria Argentina Caracciolo, durante i lavori di ampliamento. È contraddistinto da un tetto a botte, degli archi cechi laterali che a fatica resistono alla muffa e un altare in pietra: quest'ultimo è sovrastato da un cartiglio con una scritta latina e un oculo che fa penetrare nell'ambiente la luce del sole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Alla destra dell'altare si dirama verso il basso una piccola scalinata che sbuca in una cripta ipogea, preesistente rispetto all'intera costruzione: fu infatti scavata nel tufo e affrescata dalla comunità monastica basiliana presente in zona sin dall'anno 1000. Solo grazie al flash riusciamo a illuminare l'angusto spazio. Sui muri è evidente l'azione inesorabile dell'umidità ma balza comunque all'occhio un prezioso ritratto della Madonna con Gesù bambino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Usciamo quindi dalla chiesetta e attraverso una rampa invasa dai detriti saliamo al primo piano. Lo scenario è desolante: diverse porte risultano divelte, alcuni muri sono crollati e nelle tante stanze regna un silenzioso degrado. Su alcune pareti ignoti hanno scritto con della vernice rossa "666", il numero di Satana e altre frasi inneggianti al demonio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci affacciamo sul terrazzino e da qui scendiamo verso le stalle presenti sul retro e alla destra del casino: per il loro funzionamento furono innalzate due poderose cisterne a sud del casale. All'esterno c'è anche il terreno un tempo utilizzato come serra e quel che rimane della copertura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Torniamo sui nostri passi, ma prima di abbandonare il complesso ripassiamo dall'atrio antistante la facciata per osservare l'elemento più "misterioso": il monumento del cacciatore. Fu fatto costruire nel 1885 da Placido de' Sangro in memoria del figlio Riccardo, suicidatosi quattro anni prima dopo un'avventura sentimentale con una donna sposata finita male.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'opera è un basamento di marmo con sopra un'iscrizione dedicata al povero ragazzo ma è priva della parte superiore, quella che fino al 1974 raffigurava Riccardo con in mano un fucile da caccia e in compagnia del suo fedele cane. In quell'anno infatti si narra che un fulmine abbia colpito la statua, danneggiandola gravemente. «Ci fu un enorme boato - ricorda il 68enne Giuseppe, residente della zona - simile quasi un urlo straziante. Poi vedemmo i vari pezzi della scultura ricadere attorno alla tenuta: sembravano lacrime scese dal cielo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La scarica elettrica non fece solo danni materiali, ma inaugurò una lunga serie di storie riguardo alla presenza, a San Basilio, del fantasma di Riccardo. Tuttora squadre di "ghost hunters" e persone alla ricerca di emozioni forti si avventurano da queste parti desiderosi di incontri "paranormali".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«La scorsa primavera andai al maniero per realizzare un servizio fotografico - afferma il 27enne Amedeo - e alla fine scattai un selfie con l'edificio sullo sfondo. A casa però, rivedendo quest'ultima immagine, mi accorsi che nella parte alta della residenza si intravedeva una misteriosa figura. Di solito non credo a leggende del genere, ma quel giorno, ne sono sicuro, c’era qualcuno lì con me». 

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Raggiungere il maniero è semplicissimo. Provenendo da Bari, bisogna percorrere la statale 100 in direzione Taranto per imboccare poi lo svincolo per Castellaneta. Ci si immette così nella strada provinciale 23: dopo qualche centinaio metri la destinazione finale appare sulla destra, preceduta da un cancello malmesso e un vialetto sterrato
Scarpiniamo lungo la stradina ritrovandoci di fronte alla struttura
Di pianta rettangolare, è organizzata su due livelli e sul suo tetto spiccano le merlature e la torre che la fanno assomigliare a una roccaforte medievale
La facciata, preceduta da un atrio invaso dall'erba incolta, è di colore grigio ma presenta delle sfumature rosa visibili soprattutto attorno all'ingresso principale: quest'ultimo è affiancato sulla destra da due entrate minori che conducono al piano terra e sulla sinistra dalla sagoma della chiesa integrata al complesso
Attraversiamo dunque il varco più importante approdando nel cortile. Anche qui la vegetazione spontanea ha preso nettamente il sopravvento...
...ricoprendo addirittura quasi tutto il grande pozzo del podere posizionato sulla sinistra
La chiesetta è contraddistinta da un tetto a botte, degli archi cechi laterali e un altare in pietra: alla destra di quest'ultimo si dirama verso il basso una piccola scalinata che sbuca in una cripta ipogea
La cripta è preeesistente la costruzione del complesso: fu scavata nel tufo e affrescata dalla comunità monastica basiliana presente in zona sin dall'anno 1000
Sui muri è evidente l'azione inesorabile dell'umidità ma balza comunque all'occhio un prezioso ritratto della Madonna con Gesù bambino
Usciamo quindi dalla chiesetta e attraverso una rampa invasa dai detriti saliamo al primo piano
Lo scenario è desolante
Diverse porte risultano divelte, alcuni muri sono crollati e nelle tante stanze regna un silenzioso degrado
Su alcune pareti ignoti hanno scritto con della vernice rossa "666", il numero di Satana e altre frasi inneggianti al demonio
Ci affacciamo sul terrazzino e da qui scendiamo verso le stalle presenti sul retro e alla destra del Casino
Per il loro funzionamento furono innalzate due poderose cisterne a sud del casale
All'esterno c'è anche il terreno un tempo utilizzato come serra e quel che rimane della copertura
Il monumento del cacciatore, l'elemento più "misterioso" dell'edificio. Si tratta di un'opera fatta costruire nel 1885 da Placido de' Sangro in memoria del figlio Riccardo, suicidatosi quattro anni prima dopo una delusione d'amore



Scritto da

Scritto da

Lascia un commento
  • Maddalena - Dov'è la foto col fantasma?
  • Giuseppina de Maio - Ciao, sono di Palagianello(TA) ma attualmente vivo a Torino. Il Casino del duca di San Basilio-Mottola mi ha sempre affascinato. Mi piacerebbe lanciare un'iniziativa per salvarlo e così farlo conoscere alla cittadinanza con visite guidate come viene fatto altrove. Dobbiamo rivalutare il territorio e stimolare il turismo. Aspetto un riscontro. Un saluto Giusi
  • ESTHER BIANCO - Ma quale fantasma!!!!
  • carmine - Ma certo che di fantasia ne avete tanta. In quella costruzione e' nata mia madre ed è vissuta li fino a 22 anni. Per quanto riguarda lo scempio e la sporcizia dite grazie ai vandali, per le cavolate che avete scritto su Riccardo, sicuramente dall'altro mondo si sta facendo due risate.
  • Irene Barone - Ho delle lettere del Duca di Martina scritte proprio da San Basilio, all'indomani della morte di Riccardo


Powered by Netboom
BARIREPORT s.a.s., Partita IVA 07355350724
Copyright BARIREPORT s.a.s. All rights reserved - Tutte le fotografie recanti il logo di Barinedita sono state commissionate da BARIREPORT s.a.s. che ne detiene i Diritti d'Autore e sono state prodotte nell'anno 2012 e seguenti (tranne che non vi sia uno specifico anno di scatto riportato)