Sfarzoso, imponente, panoramico e simbolico: è il Palazzo della Provincia di Bari
Letto: 13119 volte
lunedì 18 marzo 2019
Letto: 13119 volte
di Antonio Giannoccaro - foto Antonio Caradonna
Costruito tra il 1932 e il 1935 dall’architetto Saverio Dioguardi con la collaborazione del tecnico dell’ente Luigi Baffa, rimanda già nella facciata (foto 1) a un curioso stile neoquattrocentesco fatto di bugnato, mattoni rossi, finestre a croce guelfa, cornicioni sporgenti e aquile di pietra (2). Insomma seppur strizzando l’occhio all’esigenza di scenografica monumentalità voluta dal regime Fascista per il nuovo fronte marittimo cittadino, non si conforma a quel linguaggio “littorio” che caratterizzava la gran parte degli interventi del periodo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non resta ora che addentrarci in questo tempio della politica barese, oggi sede della Città Metropolitana. Accediamo così nell’atrio d’ingresso, il cosiddetto “colonnato” (3). Si tratta di un profondo porticato pavimentato da diversi tipi di marmo, disposti in modo da formare motivi geometrici e ritmato da una selva di alte colonne in granito su cui insistono le arcate in pietra che reggono l’elegante cassettonato ligneo del soffitto (4).
Sui lati corti dell’ambiente due imponenti sculture rappresentano gli ancestrali mestieri che permisero lo sviluppo delle comunità locali: l’agricoltore (5) e il marinaio (6). Ci sorprende l’intensità della luce emanata di riflesso dal mare, esponenzialmente moltiplicata dal filtro ottico dell’oscuro ambiente tramite cui la osserviamo. Un espediente forse non casuale escogitato dall’architetto per rafforzare quell’atmosfera quasi magica e irreale che pervade lo spazio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Attraverso un grande portone (7) arriviamo nel vano contenente la monumentale scalinata che porta ai piani superiori, permettendo anche l’accesso alla collezione d’arte della Pinacoteca Corrado Giaquinto. Qui i marmi, le vetrate istoriate, le trifore con aperture sfalsate, la luce tenue delle lampade a forma di fiaccola, contribuiscono a creare nel visitatore la sensazione di trovarsi in un castello medievale (8). Il sofisticato disegno della scala prevede l’arrivo al piano ammezzato tramite una doppia rampa (9) che poi diventa unica nel raggiungere il livello principale (10).
Giunti al primo piano ci troviamo in un elegante corridoio/disimpegno caratterizzato da una boiserie in legno che ne riveste le pareti. Da qui possiamo avere accesso alla sfarzosa Sala Consiliare (11).
La grande aula a doppia altezza fu pensata originariamente per accogliere spettacoli di vario tipo come dimostrano il palco della musica e la decorazione delle pareti che crea una sorta di avvolgente scenografia richiamante una facciata esterna con paraste, portali e finestre (12). A dominare è un vivace e variegato uso del colore: dai marmi policromi che ricoprono il pavimento al raffinato cassettonato ligneo del soffitto con decorazione pittorica centrale (13).
Uscendo, entriamo subito all’adiacente Sala della Giunta, un tempo biblioteca, come si nota dalle teche colme di libri che ricoprono i muri (14). Al centro, un lungo tavolo circondato da ricercate sedie è illuminato da un appariscente lampadario in ferro battuto (15). Le pareti sono arricchite dai volti dipinti dei presidenti di Provincia che si sono avvicendati dal 1861 fino al 2009 (16).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma è ora arrivato il momento più atteso: la visita alla Torre della Provincia, a cui riusciamo ad accedere grazie a un permesso speciale. Ci dirigiamo così verso un piccolo e elegante ascensore di forma ottagonale rivestito di pannelli in legno (17) e arricchito da un telefono a disco dal sapore vintage (18).
Dopo qualche secondo l’elevatore ci porta al Locale delle trifore. Qui ci attende una strettissima scala a chiocciola che percorre il campanile in tutta la sua altezza (19). Decidiamo prima di scendere per andare a visitare un luogo di grande fascino: la sala dove si nasconde il macchinario dell’orologio da torre più grande della città. Al centro dello spoglio vano campeggia il complesso meccanismo dall’appeal squisitamente retrò, da cui si diramano verso i quattro lati le barre di ferro che permettono il movimento delle lancette (20).
Ritorniamo sulle scale che questa volta, con non poca fatica, risaliamo, fino a raggiungere l’incredibile Belvedere (21). A darci il benvenuto undici campane: una di grandi dimensioni sul lato rivolto vero il mare (22) e le altre più piccole. Due sono situate sul fronte che guarda la città vecchia e quattro su ciascuno dei lati rimanenti (23). E’ ancora presente, seppur in visibile stato di degrado, il macchinario che permetteva un tempo di farle suonare (24).
Ma ciò che rende veramente speciale questo luogo è il panorama che si proietta davanti a noi, togliendoci il fiato (25). Ecco la ruota panoramica, il teatro Margherita, il Molo San Nicola, la Basilica e soprattutto la Cattedrale con il suo campanile che domina su Bari vecchia. Da qui si riesce anche a intravedere il Faro di San Cataldo (26)
Anche se il vero protagonista è il mare verde e blu, che si staglia autoritario con tutta la sua mole (27). Veniamo rapiti dal suo calmo ondeggiare e il nostro sguardo si perde nel vano tentativo di percorrerne l’infinito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Antonio Giannoccaro
Antonio Giannoccaro
Foto di
Antonio Caradonna
Antonio Caradonna
I commenti
- Maria Antonietta Signorile - Bellissimo articolo e bellissime foto.