Dal cinema Cavour al "chiosco dell'acqua": sulle tracce degli edifici perduti di Bari
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mercoledì 22 gennaio 2020
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di Giancarlo Liuzzi
Abbiamo parlato di come già dall’800 la necessità di “modernizzare” portò alla demolizione di antichi fabbricati, chiese e monasteri della città vecchia. E dopo essere scampata a una rivoluzione urbanistica all’inizio del 900, Bari a partire dal Secondo dopoguerra dovette arrendersi alla “fame” di nuovi e più grandi stabili.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Strutture spesso di cattivo gusto (intervallate da poche opere di pregio) presero così il posto di preziosi palazzi. Demolizioni e “sostituzioni” che in realtà, è bene sottolinearlo, sono ancora all’ordine del giorno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Epicentro del fenomeno fu il murattiano. La foga edilizia portò al tragico abbattimento nel 1982 dell’ex palazzo della Gazzetta, al seppellimento dell’albergo diurno di corso Vittorio Emanuele e alla scomparsa di numerose colorate palazzine ottocentesche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma tantissimi sono gli edifici meno conosciuti che hanno avuto un simile destino. Attraverso la guida fornitaci dal libro di Simone De Bartolo “Bari ‘900 tra eclettismo e liberty” (LB edizioni), siamo dunque andati sulle tracce dei palazzi perduti della città. (Vedi foto galleria)
Iniziamo da piazza Moro, anzi piazza Roma, come era chiamata ai primi del 900. Nella piazzetta alberata davanti all’attuale sede delle Ferrovie del nord barese sorgeva il primo albergo diurno del capoluogo pugliese. Un palazzotto in stile liberty e ricco di finestre come possiamo vedere in una foto d’epoca, inaugurato il 12 dicembre 1926 per venire incontro alle esigenze di chi non aveva un bagno in casa. Al suo interno si trovavano docce, vasche e c’era la possibilità di farsi barba e capelli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una struttura che, come quella di corso Vittorio Emanuele, a partire dagli anni 60 cadde in disuso grazie alla maggiore diffusione dei servizi nelle abitazioni private, fino alla sua demolizione avvenuta il 5 settembre del 1978. Al suo posto oggi troviamo la biglietteria Amtab e un piccolo chiosco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Continuiamo sull’attuale Corso Italia, un tempo via Candia. Qui fino alla metà del 900 avremmo trovato ad angolo con via De Rossi l’imponente stabilimento tipo-litografico Laterza, la storica casa editrice nata ad inizio secolo, la cui libreria aveva già sede in via Sparano dal 1896. Progettato dall’ingegner Francesco De Giglio ed eretto tra il 1908 e il 1910, occupava quasi tutto l’isolato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Percorrendo tutta via Trevisani arriviamo su via Crispi, dove un tempo al posto del parcheggio ora presente alle spalle della chiesa di Santa Maria del Rosario, sorgeva il Panificio Militare. Una struttura statale che rifornì dai primi del 900 il pane ai cittadini. Il grande complesso ospitava anche dei cavalli e l’arena San Francesco, dove negli anni 50 venivano proiettati film all’aperto. L’edificio fu poi rilevato dal comune e abbattuto nel 1972.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da qui oltrepassiamo i giardini di piazza Garibaldi e percorriamo corso Vittorio Emanuele in direzione lungomare. Ed è proprio in corrispondenza di largo Chiurlia che fino agli anni 50 avremmo notato il Chiosco dell’Acqua di Serino, dove era possibile acquistare l’acqua per 2,5 centesimi al litro, prima dell’arrivo della rete idrica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il grazioso edificio fu progettato dall’ingegner Luigi Rispoli e innalzato nel 1895. Le quattro facciate limitate da lesene decorate erano sovrastate da un cornicione con merlature e una piccola balaustra sul tetto. L’acqua arrivava da Serino (località campana con abbondanti sorgenti), in serbatoi posti su vagoni treno. Poi dalla Stazione centrale, attraverso una conduttura sotterranea, veniva pompata fino alla cisterna sotto piazza Chiurlia. Con la costruzione dell’Acquedotto Pugliese e l’arrivo a Bari dell’”oro blu” nel 1915, il andò in disuso e fu presto demolito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proseguiamo il nostro cammino sul lungomare Araldo di Crollalanza, verso quella che un tempo era la sede dei circoli sportivi baresi. Infatti gli odierni giardini di piazza Eroi del Mare erano completamente delimitati da un ricco colonnato che ospitava il Circolo Tennis. Sul lato mare invece si trovava la vecchia sede del Circolo Canottieri Barion, fondato nel 1894.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’elegante struttura sembrava più una villa che un circolo sportivo. Le facciate erano arricchite da maestosi finestroni ad arco e imponenti colonne. Una doppia scalinata permetteva la discesa al pontile e l’accesso diretto al mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Spostandoci di un isolato ci fermiamo in via Cognetti ad angolo con via Buozzi. Alle spalle del Teatro Petruzzelli, il 31 ottobre 1914, veniva inaugurato il “Cavour”, uno dei tanti cinema e teatri scomparsi oggi dalla mappa cittadina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il cinema era già nato un anno prima nel vicino palazzo Manzari, ma il grande afflusso di spettatori portò il proprietario Nicola Carbone ad edificare una struttura a sé: la prima vera sala stabile di Bari. Un’opera considerata maestosa per i tempi, progettata dall’ingegner Michele De Vincentiis e realizzato dai costruttori Mammalucco e Ricco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di impianto neoclassico, presentava un partito architettonico centrale, coronato da un frontone curvilineo e un portico a cui si accedeva da una breve scala. Il foyer era arredato con divani in velluto e grandi specchi sui muri. La sala contava 700 posti in platea e 300 in galleria ed era attrezzata con radiatori per l’inverno e ventilatori per l’estate. Le decorazioni in stucco liberty portavano la firma di Gaetano Granieri che aveva già realizzato quelle per il Petruzzelli qualche anno prima.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Del Cavour restano solamente poche foto d’epoca, che mostrano sullo sfondo altri edifici scomparsi, come un signorile palazzo con torrini merlati e finestre ad arco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il nostro tour si conclude in via Dalmazia, lì dove l’ingegner Giuseppe Signorile Bianchi progettò nel 1927 il Circolo Canottieri “Nazario Sauro”. Delimitato da una cancellata con agli angoli piccole strutture di servizio, si mostrava con un lungo prospetto principale al cui centro sporgeva il corpo principale con un grande portone di ingresso ad arco con lesene e colonne. Il pregio era accentuato dai ricchi fregi e decori e dal soffitto mansardato racchiuso da una balaustra e da otto busti in pietra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Inutile dire che si trattò dell’ennesimo gioiello cittadino raso al suolo, sacrificato sull’altare del “nuovo e grande” a tutti i costi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- Vittorio Cesana - Interessantissimi i luoghi e le relative foto di edifici storici non più esistenti che hanno rappresentato l’evoluzione storica della città ...