di Mina Barcone - foto Valentina Rosati

Il Villino Traversa: quell'eclettica dimora che sorge sul decadente lungomare di Santo Spirito
BARI – Del lungomare di Santo Spirito e Palese vi abbiamo già parlato: un tratto di costa lungo 3,5 chilometri caratterizzato da ruderi di ex ristoranti, alberghi e ostelli della gioventù che giacciono in balìa di vandali, rifiuti e incendi, simboleggiando il decadimento di questa zona un tempo molto frequentata. Il litorale può però vantare anche la presenza di ville di fine 800/inizio 900: splendidi edifici che conservano anche un’importanza storica, avendo ospitato durante la Seconda Guerra Mondiale gli ufficiali Alleati. I militari infatti, vista la vicinanza dell’aeroporto cittadino, requisirono questi immobili affacciati sul mare, che diventarono anche sede di importanti vertici.

Tra queste residenze ci siamo occupati in passato di Villa Longo De Bellis, mentre oggi è la volta di Villino Traversa, situato sul lungomare Cristoforo Colombo di Santo Spirito. Fu costruito nel 1911 da Raffaele Traversa, fratello di quel Nicola che aveva invece eretto Villa Angelina, la cui entrata si staglia sulla vicina via Napoli. 

L’edificio, che mischia liberty e art decò, si caratterizza per un alto torrino che le ha regalato il soprannome di “Castelletto”. Durante il conflitto fu abitato prima dai soldati tedeschi e poi dagli inglesi, che lo adibirono a “Rest Camp”: un luogo di riposo dove potevano godere della fresca brezza marina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per visitarlo basta percorrere duecento metri dal porto di Santo Spirito, in direzione sud. Di fronte all’ex ristorante Galeone e a pochi passi dallo scheletro dell’azienda ittica Militadriatica, si trovano le due colonne che racchiudono l’ingresso della residenza, segnate dalle parole “Villino” da una parte e “Traversa” dall’altra. (Vedi foto galleria)

Superiamo così il cancello rosso per entrare nel giardino, dove ci attende Marialuisa Traversa, colei che detiene una parte della struttura. La zona retrostante, a cui si accede da via Napoli, è invece proprietà di suo cugino. 

«L’area in cui si trova la villa era compresa in un mini feudo che fu donato dai Borbone al mio bisnonno Pietro, generale telegrafista del regno – racconta la donna -. Nel 1900 suo figlio Raffaele decise di erigere questa dimora che venne progettata dall’ingegnere Sylos di Bitonto. Fu terminata nel 1911, ma mio nonno non la vide mai completata. Morì infatti prima, quando non erano ancora state costruite le scale, tanto che al momento del decesso, essendo lui al piano superiore, venne calato giù con delle corde».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Percorriamo il viale puntellato da alberi, siepi ben curate e panchine in pietra vegliate da antichi lampioncini. Siamo in un tipico giardino all’italiana, riconoscibile dalla simmetria e dall’ordine geometrico delle viuzze e delle aiuole che ospitano arbusti e piante tipicamente mediterranee.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Un tempo l’area verde era ancora più estesa - sottolinea la signora – e in assenza della strada litoranea arrivava sino al mare, lì dove si apriva una caletta privata oggi non più esistente. La spiaggia era situata dove oggi c’è la struttura del Galeone e prendeva anch’essa il nome di Traversa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Marialuisa nel frattempo ci mostra con orgoglio un grande albero dai fiori viola. «Si tratta di una Lagunaria – spiega –: il nonno era un grande appassionato di piante rare e fece arrivare questo esemplare direttamente dalla Nuova Zelanda».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo così arrivati davanti alla facciata della bianca ed eclettica villa, in parte nascosta da alte palme. La nostra attenzione si rivolge subito alla gradinata d’ingresso della loggia centrale in pietra di tufo di Lecce. È composta da sette scalini impreziositi da due fioriere laterali, dai quali partono fregi che decorano l’intero balcone al piano rialzato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui sono presenti quattro porte-finestre caratterizzate da una balaustra superiore con ornamenti geometrici quadrangolari rigorosi, ma anche bassorilievi con conchiglie, fiori e ghirigori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Lo stile architettonico – spiega l’architetto Paolo Tupputi – è una via di mezzo tra il liberty, riconoscibile dalla rotondità di alcune forme, e le linee più severe e geometriche dell’art decò. Anche il seminterrato, evidenziato da una muratura a in bugnato rustico, ricorda un po’ le ville rinascimentali classiche, in particolar modo quelle palladiane».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A dominare la struttura è però il torrino, presente sulla parte destra. «L’elemento svettante – sottolinea Tupputi – è caratterizzato da un altorilievo dalle forme svolazzanti che paiono animali antropomorfi. Interessante è anche la cornice ad arco estradossata e la bifora, che con la sua lunetta superiore è decorata con linee più morbide, un chiaro richiamo all’epoca medievale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non potendo, per ragioni di privacy, visitare l’interno della villa, ci dirigiamo ora sul retro percorrendo un sentiero alla sinistra della facciata. Ci ritroviamo così davanti alla parte retrostante del fabbricato, affacciata su un piccolo giardino e caratterizzata da un loggiato posto su un piano rialzato. Risaltano qui le bianche colonne con archi a tutto sesto poggiati sui capitelli e al primo piano il balconcino con le pareti tinte di un rosa antico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Purtroppo riuscire a mantenere in vita ville storiche come questa non è semplice – ci confida Marialuisa prima di salutarci –. Anche la vicinanza al mare, per quanto invidiabile, è deleteria per la dimora. Noi comunque poco tempo fa siamo riusciti a ristrutturarla completamente: non resta che augurarci di continuare ad avere la forza necessaria per conservarla in tutto il suo splendore». 

(Vedi galleria fotografica)


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Il Villino Traversa, situato sul lungomare Cristoforo Colombo di Santo Spirito
Fu costruito nel 1911 da Raffaele Traversa, fratello di quel Nicola che aveva invece eretto Villa Angelina, la cui entrata si staglia sulla vicina via Napoli
Per visitarlo basta percorrere duecento metri dal porto di Santo Spirito, in direzione sud. Di fronte all’ex ristorante Galeone...
...si trovano le due colonne che racchiudono l’ingresso della residenza...
...segnate dalle parole “Villino” da una parte e “Traversa” dall’altra
Superiamo così il cancello rosso per entrare nel giardino. Percorriamo il viale puntellato da alberi, siepi ben curate e panchine in pietra vegliate da antichi lampioncini
Siamo in un tipico giardino all’italiana, riconoscibile dalla simmetria e dall’ordine geometrico delle viuzze e delle aiuole che ospitano arbusti e piante tipicamente mediterranee
La proprietaria Marialuisa Traversa nel frattempo ci mostra con orgoglio un grande albero dai fiori viola. «Si tratta di una Lagunaria – spiega –: il nonno era un grande appassionato di piante rare e fece arrivare questo esemplare direttamente dalla Nuova Zelanda»
Siamo così arrivati davanti alla facciata della bianca ed eclettica villa, in parte nascosta da alte palme
La nostra attenzione si rivolge subito alla gradinata d’ingresso della loggia centrale in pietra di tufo di Lecce. È composta da sette scalini impreziositi da due fioriere laterali, dai quali partono fregi che decorano l’intero balcone al piano rialzato
Qui sono presenti quattro porte-finestre caratterizzate da una balaustra superiore con ornamenti geometrici quadrangolari rigorosi...
...ma anche bassorilievi con conchiglie, fiori e ghirigori
Lo stile architettonico è una via di mezzo tra il liberty, riconoscibile dalla rotondità di alcune forme, e le linee più severe e geometriche dell’art decò
Anche il seminterrato, evidenziato da una muratura a in bugnato rustico, ricorda un po’ le ville rinascimentali classiche, in particolar modo quelle palladiane
A dominare la struttura è però il torrino, presente sulla parte destra
Alto torrino che le ha regalato il soprannome di “Castelletto”
L’elemento svettante è caratterizzato da un altorilievo dalle forme svolazzanti che paiono animali antropomorfi
Interessante è anche la cornice ad arco estradossata e la bifora, che con la sua lunetta superiore è decorata con linee più morbide, un chiaro richiamo all’epoca medievale
Non potendo, per ragioni di privacy, visitare l’interno della villa, ci dirigiamo ora sul retro percorrendo un sentiero alla sinistra della facciata
Ci ritroviamo così davanti alla parte retrostante del fabbricato, affacciata su un piccolo giardino e caratterizzata da un loggiato posto su un piano rialzato
Risaltano qui le bianche colonne con archi a tutto sesto poggiati sui capitelli e al primo piano il balconcino con le pareti tinte di un rosa antico



Mina Barcone
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  • GB - A voi piace fare articoli su "decadente" , "fatiscente" , "abbandonato" rendetevi conto che il Comune i soldi li hanno ma li investono tutti nella parte "centrale" , il resto per loro è immondizia , andate a fare un giro a sant'anna sembra una casa di riposo in formato XXXXL. Poi tra speculazione edilizia e calo demografico il gioco è fatto , perchè non fate un servizio sul perchè a Bari si continua nel 2021 a costruire case su case quando poi in molti quartieri mancano i servizi essenziali e di collegamento , autobus praticamente nessuno , fatevi un giro a Firenze che è grande quanto Bari li si gira solo in Autobus , insomma c'è ne sarebbero di cose da fare a Bari ma si ci concentra sempre su quello che non si ha


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