Giulio Cesare, Romanazzi, Vivante, Lenoci: quando a Bari in migliaia studiavano ragioneria
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venerdì 28 luglio 2023
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di Armando Ruggiero - foto Fabio Voglioso
Fondate nella seconda metà dell’800 come istituti regi, hanno subito nel tempo diverse trasformazioni, diversificando la propria offerta e ramificandosi in diversi indirizzi. Oggi hanno assunto il nome di “istituti tecnici economici” e, pur mantenendo un discreto numero di iscritti, hanno perso l’appeal di una volta, quando venivano preferiti ai licei grazie a un diploma spendibile in vari ambiti lavorativi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A Bari gli istituti sono comunque rimasti gli stessi e rispondono ai nomi di Giulio Cesare, Vivante, Romanazzi e Lenoci, ai quali si sono aggiunti successivamente il Calamandrei e il Marco Polo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo così andati a ripercorrere la storia delle scuole di ragioneria più antiche: vere e proprie “istituzioni” che, soprattutto tra gli anni 80 e 90, diedero vita a numerose succursali necessarie per far fronte all’enorme numero di studenti iscritti. (Vedi foto galleria).
Il Giulio Cesare – Fondato nel 1872 come “Regio istituto tecnico” all’interno di Palazzo De Gemmis, dopo vari spostamenti trovò spazio nel 1930 in corso Cavour 249. Divenne quindi scuola per geometri e ragionieri, prendendo il nome di “Giulio Cesare” in sostituzione del precedente “Pitagora”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alla fine degli anni 60 si fu però la scissione dei due indirizzi scolastici: il geometra (che aveva riassunto il nome di Pitagora) rimase in corso Cavour, mentre le aule di ragioneria furono spostate prima in uno stabile di via Melo e poi nel 1971 in viale Einaudi, lì dove ancora oggi si trova la sede del Giulio Cesare.
Quest’ultimo edificio venne progettato dai celebri architetti Chiaia e Napolitano e presenta nell’androne d’ingresso un mezzobusto dell’imperatore romano accanto a un cartellone che ricorda i 150 anni di fondazione della scuola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C’è da dire che il Giulio Cesare è stato un po’ il “padre” di vari altri istituti baresi. Alla fine degli anni 70, per via dell’elevato numero di iscritti, fu creata una succursale posta ai piani superiori del Marconi che diede vita al “Quarto Istituto Commerciale”. Una scuola, quest’ultima, che nel 1981 venne spostata nel neonato Polivalente di Japigia trasformandosi definitivamente nel “Lenoci”.
Altra importante “scissione” è poi avvenuta nel 1992, quando una costola dell’istituto venne aperta a Carbonara creando il “Quinto Istituto Commerciale” poi chiamato Calamandrei.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il Vivante - Situato in piazza Diaz, nel quartiere Madonnella, il secondo istituto commerciale di Bari venne fondato nel 1886. Nel 1930 l’edificio che lo ospitava fu ristrutturato dall’architetto Pietro Favia. «Che scelse lo stile razionalista in auge durante il fascismo - spiega l’esperto Simone De Bartolo-, caratterizzato da cornici marcapiano rettilinee, aperture squadrate e assenza di archi. Un aspetto che la scuola mantiene ancora oggi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dal 1928 al 1943 l’istituto venne dedicato ad Araldo di Crollalanza, per poi essere intitolato definitivamente al giurista Cesare Vivante nel secondo dopoguerra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Come nel caso del Giulio Cesare, l’elevato numero di studenti costrinse negli anni 90 all’apertura di due succursali dell’istituto: una nei locali dell’ex monastero di Sant’Antonio, sempre a Madonnella, l’altra in corso Alcide de Gasperi, al primo piano di un comune palazzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Io sono sempre rimasta nella sede centrale - sottolinea la 39enne Mariana, ex studente del Vivante -. Ciò che ricordo è che all’epoca la scuola puntava molto su attività extrascolastiche diverse dal solito, come sessioni di chimica in laboratorio, pur non avendo certo un indirizzo scientifico. Anche la ginnastica aveva un ruolo particolarmente rilevante. Essendo però l’edificio di piazza Diaz un po’ “vecchiotto”, per svolgere educazione fisica ci recavamo sino al camping San Giorgio, che raggiungevamo in bus percorrendo tutto il lungomare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il Romanazzi - Sorto in via Celso Ulpiani nel 1959 occupando in parte l’ex lanificio Scoppio, l’istituto fu da subito dedicato a Domenico Romanazzi, preside del Giulio Cesare tra gli anni 20 e 30. Si trova in una zona del quartiere San Pasquale un tempo occupata da varie industrie che, una volta dismesse a partire dal Dopoguerra, furono convertite in scuole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui infatti trovano posto il Panetti, il De Lilla, l’Accademia di Belle Arti, oltre al Campus Universitario. E fino agli anni 70 c’erano anche il Salvemini, il Fermi e l’Elena di Savoia, quest’ultimo ospitato per anni nella leggendaria fabbrica di carte napoletane Murari.
«Negli anni 70, in un’epoca di forte attivismo politico, capitava spesso che gli istituti scioperassero tutti insieme - ricorda il 60enne Massimo, ex studente del Romanazzi -. Il corteo che si creava era enorme, arrivando a occupare l’intera via Celso Ulpiani e una parte di via Re David».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«A quell’epoca tra l’altro erano all’ordine del giorno anche le occupazioni della scuola da parte degli studenti– sottolinea il 65enne Antonio, vecchio alunno del Romanazzi –. Solo che dopo queste manifestazioni di protesta la aule venivano restituite in condizioni pessime. La parte più nuova dell’istituto era stata infatti costruita con muri in carton gesso e pavimenti di un materiale sintetico che facilmente si rovinava».
Una curiosità. Del Romanazzi fa parte anche l’istituto “Casa circondariale”: un plesso che si trova all’interno del carcere di Bari, dove i docenti della scuola fanno quotidianamente lezione ai detenuti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il Lenoci - Nato come Quarto Istituto Commerciale nei piani superiori del Marconi, mantenne questa intitolazione fino al 1981, quando venne trasferito nel neonato Polivalente assumendo il nome del parlamentare barese Vito Vittorio Lenoci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La scuola prese così posto in questo “campus” all’avanguardia ubicato nella parte sud del quartiere Japigia, in cui vennero ospitati anche l’Elena di Savoia, il Salvemini e l’Euclide.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Era bello frequentare un luogo così verde, con piste da atletica, campi di basket e grandi auditorium - ricorda il 48enne Marco, ex studente del Lenoci -. Vista poi la presenza degli altri istituti pareva veramente di trovarsi in una sorta di “cittadella dello studio”. Noi la mattina andavano sempre a “sfottere” le ragazze dell’istituto femminile (l’Elena di Savoia), che immancabilmente si affacciavano alla finestra per salutarci. Spesso cercavamo di entrare nella scuola, ma venivamo sempre bloccati dall’attento e severo bidello».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nonostante la sua notevole dimensione, tra gli anni 80 e 90 ci fu bisogno di creare una seconda sede per la scuola. Il numero di iscritti era infatti enorme, le sezioni arrivavano sino alla “R” e gli studenti erano costretti a fare dei turni pomeridiani. Così, anche grazie a una serie di scioperi, cortei e proteste da parte dei ragazzi, fu realizzata nel 1990 una succursale sempre all’interno del Polivalente. Un edificio che in seguito, con la repentina diminuzione degli aspiranti ragionieri, fu occupato dal Nautico Caracciolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- Nicola LARICCHIA - La vera spiegazione che al Ragioneria non vuole andare più nessuno è perché, ormai, non serve più a nulla. Anzi, per essere precisi, non serve a nulla già dal gennaio 1993, cioè da quando i Diplomati "Ragionieri e Periti Commerciali", senza la Laurea Triennale (allora Diploma Universitario Triennale), non si sono più potuti abilitare e iscrivere all'Albo dell'estinto Collegio Professionale dei "Ragionieri Commercialisti". Lo dico da "doppio" Ragioniere perché, sì, sono uno dei pochi che ha entrambi gli indirizzi di Ragioneria e due Specializzazioni Post Diploma relative. Il primo è di Maturità Tecnica - Diploma di "Ragioniere e Perito Commerciale" indirizzo sperimentale assistito I.G.E.A. (Indirizzo Giuridico Economico Aziendale) conseguito nel 1995 all'allora Istituto Tecnico Commerciale Legalmente Riconosciuto "DI CAGNO ABBRESCIA", padri Gesuiti di Bari. Il secondo è di "Ragioniere, Perito Commerciale e Programmatore" indirizzo sperimentale serale SIRIO-Informatico Gestionale conseguito nel 2015, a 20 anni esatti dal primo, presso l'Istituto Tecnico Economico Statale "Domenico ROMANAZZI" di Bari. Le due Specializzazioni Post Diploma sono anch'esse attinenti. La prima in "Tecniche di Gestione della Piccola e Media Impresa" conseguita nel 1999 all'Istituto Tecnico Commerciale Statale "Vito Vittorio LENOCI" di Bari. La seconda in "Esperto in Gestione Informatica di Amministrazione del Personale e Contabilità Fiscale" conseguita nel 2000 all'Istituto Tecnico Commerciale "Eugenio MONTALE" di Rutigliano (BA).