Bari, alla scoperta della splendida Villa Serafina: la più elegante dimora storica di Santo Spirito
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giovedì 21 settembre 2023
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di Giancarlo Liuzzi - foto Fabio Voglioso
Realizzata nel 1890 dall’architetto Michele Masotino, fu commissionata dal chimico-farmacista Benedetto Morelli, possessore anche della fiabesca Villa Lucia su corso Alcide De Gasperi. Il proprietario la battezzò subito con il nome di sua moglie Ettorina, le cui lettere si distinguono ancora oggi sotto la scritta blu dell’attuale appellativo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La residenza sorge al civico 37 di via Massari, “immersa” in un’ampia depressione del terreno dovuta alla presenza, in passato, di una grande cava di tufo. È circondata da un verdeggiante giardino di agrumi, ulivi, palme, pini e folti arbusti il quale, nelle stagioni più calde, si riempie anche di colorati e profumati fiori di glicine, zagare e bouganville che rivestono interamente la recinzione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Costruita in stile eclettico con decori liberty si innalza su due livelli, il primo dei quali è caratterizzato da un loggiato ad archi dove poggia un’ampia terrazza balaustrata che circonda il piano nobile. Quest’ultimo è poi sovrastato dal tetto a tronco di piramide con tegole marsigliesi e dall’iconico torrino, ornato da colonnine corinzie e da una bandieruola in ferro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Torrino che fu aggiunto in seguito. Durante la Prima guerra mondiale, il 23 agosto del 1915, la tenuta fu bombardata per errore da due cacciatorpediniere austriache intenzionate a colpire la stazione ferroviaria del borgo, che si trovava sulla stessa linea di fuoco. Bene, in una foto d’epoca è possibile vedere il prospetto danneggiato dai colpi di cannone, il quale risulta assente del torrino, che fu infatti edificato al termine del conflitto. Un elemento che svetta ancora oggi sul tetto dell’immobile, la cui bellezza è però rovinata dal moderno palazzo in costruzione alle spalle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Raggiungiamo ora il cancello di ingresso, racchiuso tra due colonne bugnate con capitelli merlati. Su queste è scolpito il nome della famiglia Spinelli, proprietari della villa dal 1939, grazie ai quali abbiamo la possibilità di varcarne la soglia per andare ad ammirare i sorprendenti interni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lo facciamo tramite un ombroso viale sommerso dalla Wisteria (nome scientifico del glicine) e cinto da un elegante parapetto bianco. Il tunnel ci conduce davanti all’ingresso laterale della struttura, dominato da un folto pergolato, dove ci accoglie il 91enne Domenico Spinelli assieme ai figli Mario e Mina e alle sue due nipoti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Fu mio padre, l’avvocato Mario, a comprare la tenuta dai Morelli e cambiarne il nome con quello di mia madre Serafina – ci racconta l’anziano proprietario -. Durante la Seconda guerra mondiale l’immobile fu requisito dagli Alleati che ci permisero comunque di alloggiare in due stanze del piano inferiore».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nei primi anni 50 in alcuni locali, furono anche ospitate delle classi scolatiche rette da suore provenienti dal vicino istituto religioso di via Udine, all’epoca in fase di ristrutturazione. «Nel 1962 lasciai Santo Spirito per lavoro e dopo essermi spostato in varie città d’Italia raggiunsi Bologna dove tutt’ora vivo – continua Domenico -. Ma ogni estate torno qui con la mia famiglia per godermi questa splendida casa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Abitazione che è affiancata da quella che un tempo era la casa dei custodi: un’eclettica palazzina a due piani adiacente alla villa, abbellita da bifore. In un’immagine scattata subito dopo il bombardamento del 1915, è possibile vedere come appariva un tempo: un rivestimento spiovente in ferro battuto copriva il tetto e un piccolo rosone e delle fasce orizzontali ornavano la facciata. Le stesse che, ancora oggi, sono distinguibili sotto vari strati di intonaco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Attraverso una scala a conci di pietra scendiamo nel giardino, circoscritto ai lati da pareti tufacee nelle quali si aprono ampie arcate. Ci perdiamo nel verde campestre fra rigogliosi sentieri pergolati, alberi di prugne e agrumi, cycas, ulivi e persino un piccolo canneto che nasconde un vecchio pozzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il piano terra, introdotto da un elegante loggiato ad archi, è contraddistinto da colonnine bianche e un pavimento a rombi bianchi e rossi. Una parte è chiusa da ampie vetrate e da una porta con vetri colorati che custodisce un grazioso e appartato salottino “esotico”. Sulle pareti, purtroppo rovinate dall’umidità, ci sono i resti di antichi decori vegetali e minuziosi riquadri con scene campestri che un tempo abbellivano l’ambiente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Saliamo al livello superiore e, percorrendo la terrazza balaustrata che gira per tre lati attorno all’edificio, riusciamo ad ammirare da vicino i tanti particolari presenti sulle facciate. Queste, delimitate da lesene bugnate angolari, presentano tre aperture con persiane verdi, incluse in stipiti a punta di diamante e architravi color sabbia. Al di sopra una merlatura marcapiano e una cornice ad archetti corrono lungo tutto il perimetro dello stabile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma è giunto il momento di visitare gli interni della residenza. Accediamo al salone principale per ritrovarci in un ambiente che pare sospeso nel tempo: i mobili d’epoca, le antiche porte a cornici dorate e gli splendidi pavimenti con intricati disegni geometrici adornano l’intera sala. «L’arredamento, seppur datato, non è l’originale - ci confida Domenico -: tutto fu rubato dai ladri una ventina di anni fa. Prima in questo salotto c’erano, ad esempio, delle grandi specchiere con delle fioriere alla base».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alzando lo sguardo si resta davvero incantati. Illuminato da un lampadario a motivi vegetali contempliamo il sorprendente soffitto della stanza interamente affrescato con fasce vegetali, animali fantastici, cartigli e ovali con festoni di fiori dai colori più disparati. Al centro, racchiusa in una cornice dorata, è raffigurata la musa Euterpe intenta a suonare il flauto adagiata su una nuvola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci spostiamo ora nel “salottino della musica”: è arredato con divanetti floreali e un antico pianoforte scuro, sovrastato da un’altra magnifica volta dipinta. Nella parte centrale sono rappresentati un mandolino e una tromba tra spartiti e fronde vegetali, ai lati invece vedute di paesaggi “sorrette” da fantasiose e avvenenti arpie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Visitiamo altri due ambienti anch’essi abbelliti da eleganti soffitti affrescati. Il primo si mostra più vistoso con cornici circolari e riquadri dai toni celeste, lilla e crema, il secondo è più semplice ma impreziosito da una fascia perimetrale raffigurante pannelli prospettici e figure chimeriche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci attende infine l’ultima chicca. Saliamo alcuni gradini che ci portano all’interno della soffitta e da qui, attraverso una ripida scala in legno, raggiungiamo l’interno dell’elegante torrino belvedere. Ci ritroviamo così in un piccolo ambiente circondato da fini colonnine, le quali scandiscono una serie di aperture ornate con piccole ringhiere in ferro.
E affacciandoci dal parapetto possiamo osservare dall’alto i verdi alberi del rigoglioso giardino e il blu del vicino mar Adriatico, simbolo, assieme alle ville storiche, del borgo di Santo Spirito.
(Vedi galleria fotografica)
Con la collaborazione di Francesco Sblendorio
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