L'Evolution Programme della Figc: «Formiamo i campioni di domani puntando su creatività e fantasia»
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martedì 26 aprile 2022
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di Claudio Mezzapesa - foto Francesco De Leo
Parole del 62enne Vincenzo Tavarilli, ex giocatore del Bari e oggi responsabile del Centro Territoriale della Figc di Bitetto. È lui a introdurci nell’ambizioso progetto della Federcalcio, che dal 2016 ha messo in piedi il cosiddetto Evolution Programme, attraverso il quale la Federazione è intervenuta a livello giovanile per “dare una scossa” a un settore arido che ormai non produce più campioni. Il tutto con l’obiettivo di formare e selezionare i ragazzini più bravi, quelli che tra dieci anni potrebbero vestire la maglia Azzurra.
Ma vediamo come funziona il programma. In Italia sono presenti 50 centri federali, di cui 3 attivi in Puglia: a Bitetto, a Ceglie Messapica e Ruvo. In ognuna di queste strutture ogni lunedì si allenano piccoli di età compresa tra i 12 e i 14 anni, accuramente scelti dalle scuole calcio del territorio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il Ctf di Bitetto è collegato a 9 società considerate d’“élite”, perché dotate di campi, strutture e allenatori di livello. Sono il Di Cagno Abbrescia, la Pink Sport Time, la Free Time Azzurro, l’Arcobaleno Triggiano, l’Esperia Monopoli, la Kids Club Conversano, la Levante Azzurro, la Noci Azzurri e la Pro calcio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Queste scuole sono visitate periodicamente da tecnici e psicologi della Figc che propongono e consigliano specifiche modalità di preparazione basate sulla libertà e la spensieratezza, che regalano maggior spazio alla fantasia e al “gioco”. I ragazzini nel frattempo vengono osservati minuziosamente e infine selezionati. Dalle scuole infatti sono scelti i migliori 50 atleti del territorio, di cui solitamente 30 ragazzi under 13 e under14 e 20 ragazze under 15.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il gruppo si ritrova il lunedì a Bitetto, lì dove dopo una serie di allenamenti, viene operata un’ulteriore selezione che porta a 16 il numero finale dei calciatori prescelti. I ragazzi vanno così a formare una sorta di “nazionale” giovanile locale, che andrà poi a scontrarsi in un torneo con quelle di Ceglie Messapica e Ruvo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Partite in cui in realtà non conta il risultato, ma che rappresentano un pretesto per poter osservare all’opera i 48 piccoli campioni pugliesi, da cui “usciranno” i 16 che andranno a comporre la rappresentativa regionale che andrà infine a giocare con le squadre provenienti dalle altre regioni d’Italia. Viene quindi organizzato un “mega” campionato che condurrà alla definitiva scelta dei 70 ragazzi più promettenti del Belpaese, sui quali la Federazione punterà per costruire l’ossatura della Nazionale del futuro.
Siamo andati al Campo Sportivo Comunale “Antonio Antonucci” di Bitetto ad assistere a un incontro del torneo che decreterà la rosa dei 16 giocatori da far competere nella fase interregionale. (Vedi foto galleria)
Avvicinandoci al campo in erba sintetica notiamo le tre squadre di Bitetto, Ruvo di Puglia e Ceglie Messapica rispettivamente in maglia blu, rossa e verde, guidate dai responsabili Tavarilli, Milella e Ciraci. Tutto qui profuma di Nazionale, con i palloni bianchi con strisce azzurre che, come le divise, hanno il logo dell’Italia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«I 48 ragazzi che stanno disputando il torneo sono stati scelti in base alla cosiddetta scheda “Tipsas+S” – spiega Tavarilli –, che prende in considerazione tecnica, intelligenza calcistica, personalità, velocità, apprendimento e struttura. Il campionato prevede partite 5 contro 5 e altre 9 contro 9. Le squadre giocano a specchio con l’1-3-2-3, in modo che gli attaccanti esterni possano andare all’“uno contro uno” e al “due contro uno” così da esprimersi al meglio nel dribbling. In Italia infatti l’individualità è stata messa in un angolo: i bambini vengono “telecomandati” con schemi rigidi e il gioco viene continuamente interrotto. Il nostro intento è quindi quello di concedere più libertà ai ragazzi, facendoli allo stesso tempo divertire».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Stiamo provando a proporre un modo diverso di insegnare il calcio – illustra Italo Sannicandro, responsabile regionale dei centri federali –. Lavoriamo in particolare sul coinvolgimento degli aspetti emotivi e cognitivi che rappresentano il motore della formazione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non è un caso infatti che qui sia presente anche una psicologa: Maria Luisa Giancaspro. «Il mio compito – ci dice la professionista – è quello di aiutare i tecnici a relazionarsi in modo efficace con gli allievi e allo stesso tempo di stimolare un dialogo aperto e positivo con le loro famiglie. La qualità dell’esperienza sportiva dei giovani è infatti in gran parte determinata dalla rete di interazioni nella quale essi sono coinvolti all’interno dei vari contesti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel frattempo i ragazzi si stanno sfidando sul campo. Ci colpisce il giovane che indossa la maglia azzurra numero 5 che riesce a scartare con grande facilità uno, due, tre avversari fino ad arrivare alla conclusione. Si fa notare anche il portiere del Bitetto con una serie di plastiche parate, una particolarmente bella con cui riesce a togliere il pallone dall’angolino sinistro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Durante l’intervallo parliamo con il 13enne Francesco, in maglia blu. «Il calcio è sempre stata la mia passione – dichiara –. Col centro federale sto vivendo una bellissima esperienza e voglio sfruttarla al meglio delle mie possibilità». Il suo coetaneo Gioele, in rosso, sta aspettando di entrare sul rettangolo di gioco. «Grazie a questa opportunità mi sto confrontando con compagni che mi spingono a dare sempre il massimo. Spero un giorno di diventare bravo come il mio idolo Gareth Bale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ha 13 anni anche Claudio, grande tifoso di Chiellini. «Da questo torneo porto a casa nuove qualità, ma soprattutto il rispetto per l’avversario – riferisce –. Qui si punta molto sulla tecnica, sul possesso palla e sulla forza individuale. Attraverso questa esperienza sono cresciuto anche mentalmente: è infatti aumentata la mia autostima».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Loro saranno i campioni di domani – conclude Tavarilli –. La nostra speranza è infatti quella di recuperare il ritardo che separa l’Italia dalle altre nazionali». Regalando così nuovamente al nostro Paese le agognate e perdute “notti magiche”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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