La storia di tram e filobus, il cui ricordo si perde nei lunghi cavi che graffiano il cielo di Bari
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martedì 15 novembre 2022
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di Francesco Sblendorio
Oggi però a Bari il trasporto pubblico elettrico è solo un lontano ricordo: l'ultima corsa filoviaria risale infatti al 1987 e, da allora, si sono succeduti solo progetti di riattivazione delle linee, mai andati in porto. Ma se passeggiamo per i vari quartieri e alziamo lo sguardo verso il cielo, ci accorgeremo di come le strade siano ancora segnate da chilometri e chilometri di cavi dei filobus (mentre quelli dei tram sono scomparsi da tempo).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«È facile capire a che mezzo siano appartenuti i fili – spiega Gabriele Lepore, esperto di trasporti –. I tram infatti, che viaggiavano sui binari, erano collegati alla linea elettrica attraverso un singolo filo. A differenza dei filobus che invece, camminando su ruote, erano più flessibili e potevano attaccarsi con le loro antenne a una linea doppia. A Bari, se si nota bene, il percorso aereo è sempre formato da una coppia di fili».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I tram – La prima tratta extraurbana di tram venne attivata il 26 luglio 1909 e portava i passeggeri da piazza Sant’Antonio sino a Carbonara e Ceglie, allora comuni autonomi. Mentre è datata 13 luglio 1910 l’inaugurazione delle prime due tramvie urbane. Partivano entrambe dalla Stazione Centrale e arrivavano rispettivamente al Porto e al capolinea della ferrovia Bari-Barletta situata su via Napoli.
Dopo pochi anni, tra il 1913 e il 1914, fu creata una quarta linea che dal Municipio, passando davanti alla Camera di Commercio e al Teatro Petruzzelli, attraverso l’estramurale Capruzzi giungeva sino a Villa Romanazzi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I mezzi erano molto confortevoli: una corsa costava 30 centesimi e vedeva i baresi occupare in ogni ordine di posto i sedili di velluto rossi all’interno dei tram dipinti di giallo fiammante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A gestirli era la Seb (Società elettrica barese), azienda nata nel 1903 che dal 1906 forniva energia alle abitazioni della città. Attività che le permise di accumulare profitti sufficienti da consentirle di ottenere dal Comune di Bari l’approvazione del progetto di una rete urbana di tramvie. La diresse sino al 1919, quando il servizio venne municipalizzato e affidato dal 16 agosto 1921, alla Tem (Tramvie elettriche municipali).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel 1932 venne infine inaugurata la linea 5 che conduceva da piazza Massari al Lido San Francesco all’Arena. Fu l’ultima delle tramvie baresi che, nel 1938, passarono dalla Tem alla Saer, la società che negli anni successivi avrebbe realizzato un programma di conversione dal trasporto tramviario a quello filoviario. In realtà il tram per Ceglie resistette sino al 1952, anno in cui fu sostituito dalla filovia numero 4.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I filobus - Nel frattempo, il 25 novembre 1939, aveva fatto il suo debutto in città la prima tratta filoviaria. La rete, che faceva capo sempre alla Sear, raggiunse la sua massima espansione nel 1960, con 8 tratte totali che coprivano circa 36 km.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il 1° ottobre 1965 la gestione passò all’Amtab, che prima soppresse alcune linee, poi, nel 1975, fu costretta a sospendere per tre anni l’intero servizio per un guasto tecnico. Nel 1978 l’esercizio riprese, ma nel 1981 risultavano coperti solo 15 km di strade cittadine. Si arrivò così al fatidico 1987 con un nuovo blocco dell’intera rete filoviaria. Da allora nessun filobus ha più percorso le vie di Bari.
Nonostante questo ancora oggi non è difficile ricostruire buona parte dell’itinerario che i vecchi mezzi di trasporto elettrici percorrevano in città. Dal centro murattiano a Ceglie, dal quartiere Libertà a Carbonara, dalle principali arterie di Madonnella al rione Carrassi, molte delle strade più importanti di Bari conservano ancora alcuni i lughi cavi dei filobus ormai dismessi da oltre 30 anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Iniziamo la nostra ideale passeggiata “sul filo del bus” dalla centralissima via principe Amedeo all’angolo con via Andrea da Bari e seguiamo i cavi che ci accompagnano fino all’ingresso principale dell’Ateneo e da qui su via Crisanzio, via Suppa, via Quintino Sella, corso Italia. Da via Crisanzio i doppi, e a tratti quadrupli fili, ci portano verso via Ravanas per passare davanti all’Ex Manifattura Tabacchi, arrivare in Dante e poi giungere nuovamente in via Principe Amedeo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si arriva poi in via Bovio, dalla quale seguiamo il percorso su via de Cristoforis e via Libertà e quindi in via Crispi, nei pressi del Tribunale, per arrivare poi su piazza Garibaldi, il cui perimetro per tre lati su quattro è ancora segnato da ciò che resta della vecchia rete filoviaria, evidente soprattutto davanti alla chiesa di Santa Maria del Rosario.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dall’altra parte della città troviamo i cavi a Madonnella, su corso Sonnino e via Dalmazia e poi, oltrepassata la ferrovia, a Carassi su via Unità d’Italia, via della Resistenza, viale Einaudi e corso Benedetto Croce, anche laddove la strada prosegue con il nome di corso De Gasperi. Siamo evidentemente sul tracciato nella vecchia linea 4 che arrivava alle ex frazioni di Carbonara e Ceglie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In realtà molto, negli anni, è stato rimosso, anche perché spesso i vecchi fili sono stati causa di incidenti o disservizi. Così come nel 2012, quando cedette un cavo nel murattiano o nel 2021, anno in cui un tir tranciò un filo in piazza Luigi di Savoia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Eppure in passato alcune amministrazioni municipali hanno provato a riattivare i “bus con le antenne”, un mezzo del resto sicuramente più sostenibile dal punto di vista ambientale rispetto agli attuali pullman con motore a scoppio. L’ultima volta che se ne parlò fu nel 2012, quando l’allora delegato alla Mobilità dell’amministrazione Emiliano, Antonio Decaro, assicurò il riavvio della filovia per Ceglie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma anche in quel caso il progetto non vide la luce: troppe evidentemente le difficoltà da superare, tra cui il riconoscimento dell’agibilità delle tratte, la necessità di revisionare i mezzi o di acquistarne di nuovi e persino la mancanza di autisti abilitati alla conduzione di filobus.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Fatto sta che oggi i vecchi mezzi pubblici sono visibili solo in foto d’epoca un po' ingiallite. Come se il ricordo del loro giallo fiammante fosse sbiadito, lasciandosi però dietro una scia di fili tesi che continua a disegnare sulle teste dei baresi un percorso che graffia il cielo per poi perdersi lontano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- Lorenzo Di Fonzo - Tutti noi baresi, tanto tempo fa, abbiamo attraversato la città con le filovie dell'epoca. Chi abitava, come me, al Rione Japigia, prendeva il 9 per andare in centro (gli anziani dicevano: la filovia che va a Bari) fino a Corso Mazzini, oppure le Circolari destra e sinistra, che raggiungevano il centro e la stazione. Passavano entrambe per Via Dalmazia, e poi alla Madonnella si dividevano: una per Via Carulli, stazione e centro. l'altra per Via Imbriani, centro e stazione. Buona parte dei fili che si vedono nelle foto, appartengono proprio ai percorsi delle Circolari (Via Crisanzio, Via Ravanas, Redentore). Oltre, naturalmente, al 4 e 4 sbarrato per Carbonara e Ceglie, e al 5 per Fesca.
- Domenico Calabrese - E quindi? Dopo tante chiacchiere e tanti soldi spesi inutilmente non se ne fa più nulla? Verrebbe da dire (se non suonasse offensivo per qualcuno) che forse Bari dovrebbe prendere esempio da Lecce.