Nel rione Japigia c'è un tempio dedicato alla storia del calcio barese: è il "Museo dello sport"
Letto: 5387 volte
martedì 29 novembre 2022
Letto: 5387 volte
di Gaia Agnelli
Mancava in effetti in città un luogo dedicato agli oltre 110 anni di vita biancorossa e a colmare questa lacuna ci ha pensato il 75enne Vito Antonacci che, aiutato dal 72enne fratello Vincenzo, ha fondato un tempio in onore dei Galletti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La galleria, aperta nel rione Japigia, conta migliaia di cimeli donati da vecchi giocatori (come Pino Giusto) e soprattutto da tanti appassionati che hanno messo a disposizione pezzi delle loro collezioni private con l’obiettivo di rendere eterna le memoria sportiva della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per visitarla bisogna recarsi in viale Archimede 41, lì dove ha sede la Ripartizione patrimonio del Comune di Bari. Qui, al piano inferiore dell’edificio, siamo accolti nel corridoio d’ingresso dallo striscione “Bari is Back”, creato nel 2020 per incitare la squadra durante i playoff di serie C. Oltrepassata una porta giungiamo quindi nel museo dal pavimento arancione e dalle mura gialle, ma nel quale sono i colori biancorossi a imporsi tra foto, sciarpe e maglie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A venirci incontro è Vito Antonacci, che ci parla subito dell’origine del posto. «L’idea – dice il signore – è nata dalla mia passione del Bari, quella che in tanti decenni mi aveva permesso di raccogliere materiale di ogni tipo. Pezzi che tenevo però chiusi in armadi e cassetti: così sei anni fa ho preso la decisione di condividere la mia collezione, donando ai tifosi un luogo dove far rivivere le imprese della propria squadra. Da quel momento infatti in tanti hanno portato qua i loro ricordi biancorossi: così questo luogo è divenuto un vero e proprio museo nel quale vengono salvati e resi immortali tanti cimeli che rischierebbero di venire gettati o dimenticati alla scomparsa dei loro proprietari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra coloro che hanno trasferito un “pezzo di vita” qui c’è l’arbitro barese Donato Cataldo, con mezzo secolo di attività Aia. Il signore per amore della sua professione si fece cucire una personalizzata ed elegante divisa nera con il suo nome ricamato in oro in corrispondenza del cuore. «È stato difficile ricevere da lui questo immenso regalo perché voleva passare il resto della vita con indosso il suo abito – afferma Vito –. Ora i nostri visitatori corrono a farsi le foto con il manichino che ha l’onore di indossare l’uniforme. Scatti che poi naturalmente noi inviamo subito a Donato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C’è da dire che Vito e Vincenzo sono ex calciatori dilettanti: hanno infatti vestito la maglia del Liberty, la storica compagine che nel 1928, fondendosi con l’Ideale, diede vita all’Unione Sportiva Bari. I due vi giocarono negli anni 60, quando il team (rifondato nel 1952) riuscì a disputare per sette stagioni il campionato di serie D.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di quel periodo sono conservate tre introvabili magliette a strisce bianco e azzurre della squadra, tra le quali “riposano” anche degli scarpini usurati dell’epoca. «Sono le uniche al mondo – afferma Vincenzo -. Due di queste appartenevano al massaggiatore Orlando Tucci: ce le ha regalate suo figlio portandole qui dal Canada dove viveva».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E nel museo c’è naturalmente spazio anche per la “rivale” Ideale. Davanti alla parete dedicato allo storico club troviamo l’83enne Pino De Palma, in posa accanto alle foto che lo ritraggono. «Dal 1956 al 1958 giocai infatti per i neroverdi», ci dice emozionato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tutto il resto dell’esposizione è però consacrato ai colori biancorossi. Si parte dai gloriosi anni dello Stadio della Vittoria, ritratto attraverso le foto in bianco e nero derivanti dall’archivio di Michele Ficarelli. In alcune immagini degli anni 50 si vede il pubblico che attende sugli spalti l’inizio della partita consumando dei panini. Notiamo anche i tifosi che, armati di bandiera e striscione “Forza Bari”, raggiungono la struttura a bordo di una carrozza. E ci colpisce la lunghissima fila di supporter su viale di Maratona in attesa di comprare il biglietto al botteghino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Gli Antonacci sono poi riusciti a realizzare il sogno di riservare un intero angolo al loro idolo: Biagio Catalano, capitano e centrocampista biancorosso dal 1956 al 1965 e vice allenatore dal 1979 al 2001. I fratelli omaggiano la leggenda scomparsa nel 2015 con un libro su di lui scritto da Vito, due maglie celebrative che riportano il suo nome e il numero “10” e una serie di foto che lo ritraggono in alcuni momenti importanti della sua carriera.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Naturalmente anche il Bari di De Laurentis è presente in questo museo. Oltre a varie t-shirt ufficiali c’è ad esempio un gagliardetto biancorosso autografato da tutta la rosa del 2018/19, oltre a una casacca verde del difensore Raffaele Pucino indossata in occasione del ritorno del Bari in B del 2022 che reca le firme dei suoi compagni di squadra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A qualche anno prima risale invece il raro servizio di posate forgiato nel 2008 per il centenario del Bari, sulle quali è inciso il logo della società.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E tra gli immancabili libri di Gianni Antonucci e i numeri del vecchio giornaletto “Bari Super Sport”, notiamo
le pagine ingiallite della Gazzetta del Mezzogiorno donate dal 90enne tifoso Gennaro Sibilano. Le copie risalgono agli anni 50 e 60 e nonostante il passare del tempo è possibile leggere ancora perfettamente titoli quali “I biancorossi vittoriosi a Ferrara”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Insomma sembra che in questo museo ci sia veramente tutto. «In realtà mancherebbe uno scatto che sappiamo essere da qualche parte – sottolinea Vito prima di salutarci –. Il mio desiderio infatti è quello di aggiungere alla collezione un’immagine dall’alto del leggendario Campo degli Sports, lo stadio in cui da giovane giocai con la maglia dell’amato Liberty».
Il Museo dello Sport è visitabile gratuitamente previo appuntamento chiamando il numero 338/4230729
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- francesco quarto - sorprendente e di grade interesse l'articolo e, ovviamente, la scoperta del sito e del museo dei fratelli Antonacci che ho avuto il piacere (e sottolieno) piacere di conoscere anni fa quando frequentavano la mia bublioteca per le loro ricerche. Simapticissimi, entusiasti e convolgenti, anche per me che con il calcio non vado d'accordo (ma con un figlio che segue la squadra anche in trasferta e un fratello dirigente fgci). approfitto per mandar loro un salutoe per chiedere se avevano conosciuto mimì marsico compianto archivista e bibliotecario del coni, che manteneva un patrimonio incredibile di reperti sportivi, ci cui non ho poi saputo nulla, dopo la sua scomparsa e il trasferimento altrove del coni. un saluto e complimenti