Bari, la storia del Galletto: da più di 90 anni inconfondibile simbolo biancorosso
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giovedì 1 dicembre 2022
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di Gianluigi Columbo
Il primo logo dell’Unione Sportiva Bari, compagine nata dalla fusione di Ideale e Liberty nel febbraio 1928, era in realtà un semplice cerchio bordato da una corda rossa, al cui interno campeggiava la scritta U.S. Bari unitamente allo stemma comunale sormontato da una corona turrita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci pensò però poi un referendum popolare indetto dal giornalista Alfredo Bogardo, della rivista barese Cine-Sport, a regalare alla neonata squadra una vero e propria effigie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Con l’ingresso nella serie A di allora (la tanto attesa Divisione Nazionale) - ci spiega lo storico barese Gianni Antonucci – si pensò di adeguare il Bari agli altri club italiani che avevano scelto un animale per rappresentarsi. Nel settembre del 1928 fu quindi indetto un sondaggio tra la popolazione barese e tra l’aquilotto, lo scoiattolo, il passerotto, la gazzella e il galletto la spuntò quest’ultimo, che fu quindi scelto come “mascotte” del team biancorosso per via del suo essere molto combattivo, pronto a lanciare il suo saluto a ogni giorno nuovo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La Gazzetta del Mezzogiorno, nella persona del giornalista Paolo Magrone, tentò però di imporre un altro animale: il pettirosso. Ma il piccolo volatile non piacque ai baresi, che in men che non si dica costituirono un “fanclub” chiamato l’Ordine del Galletto, con tanto di sottosezione speciale denominata pittorescamente “Banda Pollastri”, costituita dai più accesi tifosi di Bari Vecchia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il gallo quindi si impose subito come simbolo biancorosso, anche se si dovette attendere otto anni per vederlo stampato sulle maglie dei calciatori. Nella stagione 1936-37 sul petto dei giocatori campeggiò infatti per la prima volta uno stemma raffigurante un galletto nero su campo bianco. Si tratto però di un’eccezione, visto che l’uccello con la cresta venne poi tolto dalle casacche sino al 1979.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C’è da dire che in questi anni di poca visibilità non mancarono occasioni in cui il gallo fece comunque la sua comparsa. Ad esempio il 12 maggio 1946, durante un match interno contro l’Inter, il capitano dei pugliesi consegnò a quello nerazzurro un gagliardetto raffigurante un grande galletto marrone disegnato su sfondo bianco e rosso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre in serie C, durante il campionato 1974-1975, lo stesso animale (stavolta però bianco), campeggiò per tutta l’annata sul vessillo in tessuto che veniva tradizionalmente scambiato a inizio partita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel “Museo dello sport” di Bari è affissa poi una fotografia della stagione 1952/1953 che mostra un calciatore entrare in campo tenendo in mano un gallo vivo. Un qualcosa che è stato ripetuto nel corso del tempo, anche in serie A, durante l’annata 2009-2010.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Come detto la lunga assenza del volatile sulle maglie del club si interruppe definitivamente nel 1979-1980, durante la presidenza Matarrese. In quegli anni il marketing si stava facendo strada nel mondo del calcio e i club avevano bisogno di legare il proprio nome ad un’immagine ben definita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Così da quell’anno sulle casacche biancorosse comparve un emblema che entrò subito nei cuori dei tifosi baresi: il galletto nero stilizzato con la cresta rossa, realizzato dal designer Piero Gratton.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un disegno che è rimasto immutato per 35 anni, con una sola eccezione: quando nel 2008/2009 in occasione del centenario del Bari il galletto fu temporaneamente rimpiazzato da uno stemma retrò di forma romboidale, con i colori comunali e la scritta “Bari”. Un inedito ma rievocativo simbolo che quell’anno accompagnò la cavalcata dei biancorossi verso la serie A.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dal 2014, a causa del fallimento e di pari passo con la nuova denominazione (FC Bari 1908), anche lo stemma subì un importante restyling improntato alla modernità. Il simbolo diventò tondo e sormontato da un semicerchio dorato che rappresentava l’aureola del patrono di Bari, San Nicola. Al centro della figura campeggiava la nuova denominazione sociale con l’anno di fondazione assieme a 11 strisce irregolari, rappresentanti gli undici giocatori in campo. Mentre del galletto restava solo la cresta, orientata però in senso opposto rispetto al tradizionale disegno di Gratton.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Logo che durò però solo due anni. Nel 2016 infatti il club passò nelle mani di Cosmo Giancaspro che volle un nuovo cambiamento dell’effigie. Questo diventò un ovale bipartito, al cui interno erano raffigurati un gallo rosso appollaiato su un pallone vintage con accanto la scritta Bari Football Club 1908. Un evidente richiamo alle prime rudimentali rappresentazioni del galletto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma non è finita qui, perché a seguito del nuovo fallimento del 2018 con la conseguente ripartenza dalla serie D, la famiglia neoproprietaria De Laurentiis ha optato per uno stemma ancora diverso, quello che ancora oggi campeggia sulle maglie dei giocatori baresi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La figura è un omaggio al gallo di Gratton, con un emblema ovale che presenta al suo interno i colori comunali e un galletto nero dai contorni decisamente più tondeggianti rispetto a quello classico, sovrastato però da una voluminosa e fiammeggiante cresta rossa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- Francesco Quarto - molto divertente la vicenda del "Galletto", ma io vorrei insinuare anche un altro elemento "giocoso" ma soprattutto semi-demenziale. mi riferisco agli innati e soprattutto eclatanti parallelismi con una regione d'oltralpe che si chiama Francia, la quale ha per simbolo proprio un gallo (evidentemente derivato dall'antico popolo dei Galli) ... che la francia, i francesi e parigi siano debitori di Bari e dei Baresi emerge da una quantità di elementi, e non mi riferisco solo alll'assiomatico detto "Se Parigi avesse ..." ma anche ad altri elementi di valutazione che gli storici non hanno evidentemente finora analizzato con attenzione. il nome di Parigi può essere una derivazione e poi mutazione linguistica proprio dal nome di Bari: Bari, Barì, Parì e così via. mi sono sempre chiesto se i baresi (che notoriamente si trovano dappertutto) non abbiano addirittura conosciuto quel luogo paludoso (Lutetia Parisiorum), bonificando le terre e fondandovi quella che poi sarò la ville lumiere ... ma mi fermo per non correre il rischio di esere inseguito a male parole ... provate a chiedere a gigino de santis un autorevole parere. sghignazzanti saluti da francesco quarto post scriptum: vuelì vuelà 'U Bare in serie A!!!