Frasi ospitali, religiose e anti invidia: i fregi in latino a Bari Vecchia
Letto: 16813 volte
venerdì 19 giugno 2015
Letto: 16813 volte
di Ilaria Milella
In largo Maurelli ad esempio, sull’architrave di pietra bianca del portone del rinascimentale Palazzo Calò, possiamo leggere incisa la frase dominus custodiat introitum tuum et exitum tuum Tullio et Iacobo Calo et amicis anō dnī , letteralmente “iddio custodisca il tuo ingresso e la tua uscita per Tullio e Iacopo Calò e gli amici”. Un messaggio beneagurante insomma.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre invece in via degli Orefici, il sempre rinascimentale Palazzo Milella ospita, un po’ annerito, il fregio che recita: dum probus atque insons recta huc devotior hospes, ovvero “finchè sei giusto ed innocente vieni direttamente qui caro ospite”. Qui i proprietari quindi aprivano idealmente la porta della propria abitazione ai baresi, solo a quelli giusti però.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Arriviamo in piazza del Mercantile e sulla destra imbocchiamo via Palazzo di Città, dove al numero 54 e più avanti al numero 29 troviamo due architravi decorate, rispettivamente quelle di Palazzo Tanzi e Palazzo Zizzi. Il primo fregio riporta la scritta ingredere has aedes quisquis amicus eris cioè “entra in questa casa chiunque tu sia sarai un amico”, frase usata molto di frequente e facilmente ritrovabile sui fregi delle dimore romane. I padroni di questa abitazione si dimostrano evidentemente più accoglienti rispetto a quelli di Palazzo Milella: non ci sono selezioni all’ingresso.
Su Palazzo Zizzi invece troviamo, sovrastante un arco a cornice quadrata, una scritta ben più inquietante: “post tenebras spero lucem” ovvero “dopo il buio spero ci sia luce” che pare sia stata fatta incidere da Onorato Zizzi, medico di corte della regina Bona Sforza, per implorare l’aiuto della sovrana in seguito a un periodo estremamente negativo culminato nella reclusione in carcere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tornando indietro e ci avviamo lungo vico Corsioli. Qui su un arco (dove è appollaiato un piccione) troviamo un incisione ben più allegra: probis et amicis se patebit bisichina domus cioè “la casa bisichina sarà aperta ai giusti e agli amici”. Mentre dirigendoci nei pressi della Basilica di San Nicola, in strada San Luca troviamo un palazzo d’epoca rinascimentale: qui a decorare l’architrave annerito dal tempo c’è il fregio sub tuum praesidium sancā dei genitrix: “sotto la tua protezione santa madre di Dio”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da qui percorriamo strada delle Crociate per dirigerci in vico San Marco, dove è collocata la chiesa omonima edificata attorno all’anno mille. Accanto all’edificio sacro si trova un palazzetto presumibilmente medievale: il prospetto risulta alquanto anonimo ma il cortile interno rivela due rampe di scale sostenute da un arco ribassato molto suggestive alla vista.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
All’inizio della seconda rampa troviamo un portone e una finestra sui quali sono riportati due distinti motti: adversante invidia e nolite confidere, che rispettivamente significano “contro l’invidia” e “non vogliate confidare”. Se quindi in passato c’è chi ha usato il latino in segno di ospitalità e augurio, qui l’intento è stato contrario: si voleva scacciare l’invidia e mandare via chiunque. Il proprietario doveva essere un vero e proprio misantropo: chissà cosa gli avevano fatto gli antichi baresi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Ilaria Milella
Ilaria Milella