Fumettisti, una scuola e il sogno di cento ragazzi per la riscossa della Puglia
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martedì 26 aprile 2016
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di Francesca Canonico
Proprio per cercare una riscossa del disegno pugliese è nata nell’ottobre 2012 la prima scuola di fumetto e grafica digitale del tacco d’Italia, che ha unito piccole realtà che erano presenti in maniera sparsa in tutta la Puglia. La scuola (privata e a pagamento) si chiama “Grafite”, ha aperto prima a Taranto e successivamente a Bari e Lecce e conta un centinaio di studenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dietro alla cattedra ci sono solo ed esclusivamente docenti pugliesi: fumettisti 40enni che si sono affermati altrove ma che sono in seguito ritornati nella terra natìa. Tra questi, il tarantino Gian Marco de Francisco, direttore della scuola, il leccese Fabrizio Malerba, il bitontino Domenico Sicolo, il castellanatano Alessio Fortunato. «In questo modo valorizziamo le risorse presenti sul territorio, senza cercarle altrove - afferma de Francisco -. La nostra forza è proprio quella di essere fortemente pugliesi, seppur chiaramente aperti al nazionale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A Bari la scuola è presente dalla fine del 2014 in una stanza di una casa confiscata e gestita dell'associazione Libera, in piazza San Pietro 22, nel centro storico (per un totale di 25 studenti). Siamo andati a dare un’occhiata. (Vedi foto galleria)
Il basso palazzo in cui è ospitata la scuola non è messo benissimo. Dobbiamo passare sotto un’impalcatura per poterci ritrovare davanti al portone d’ingresso sui cui non ci sono né targhe né indicazioni: più che a un corso sembra di trovarsi in un circolo clandestino. Una volta dentro si accede a una stanza d’ingresso: qui l’ambiente cambia, c’è pulizia, colore e volantini ovunque. Sulla destra un'altra porta permette l’accesso all’aula che mostra alcuni studenti impegnati in una lezione di Studio delle luci tenuta da Domenico Sicolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E’ una lezione del II anno, quello “dei neri”. La didattica viene infatti suddivisa con nomi che identificano il percorso: “l'anno dei grigi”, è il primo che gravita attorno all'uso della matita fino alla creazione manuale di una tavola a fumetti. Nell’“anno dei neri”, viene insegnata la colorazione a china sia tradizionale che digitale, in più s'introduce la sceneggiatura. L' “anno del colore”, il terzo, conclude il percorso permettendo di acquisire le tecniche di colorazione sia tradizionali che digitali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Gli aspiranti fumettisti ogni fine anno devono affrontare un esame finale che consiste nella creazione di disegni sviluppati in tavole di fumetto. «Il portfolio – spiega de Francisco - viene poi giudicato da un commissario esterno, un editor: una figura professionale importantissima che giudica se si stia seguendo la strada giusta per la pubblicazione. Simuliamo in “vitro” ciò che poi potrebbe accadere nella vita lavorativa. Nel frattempo cerchiamo di mettere in contatto gli studenti con editori e autori importanti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Intorno a un tavolo seguiamo i ragazzi disegnare mentre ascoltano la lezione del docente: ovunque fogli bianchi e disegnati, astucci di matite e gomme. Parliamo con qualche ragazzo, chiediamo loro in che modo si sono approcciati al fumetto. «Io ho cominciato guardando gli anime, i cartoni animati giapponesi degli anni 80/90 e vorrei diventare un illustratore per bambini», ci dice Vincenzo. C’è invece chi è rimasto colpito dai manga, i fumetti giapponesi e chi invece dai supereroi americani, quelli della Marvel e della DC.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I ragazzi hanno tutti un età universitaria: di fatto hanno preferito alle facoltà baresi la scuola di fumetto. Solo due giovani frequentano comunque l’Ateneo. «La scuola al momento è però complementare con altri percorsi – tiene a precisare il il direttore -. Anche perché siamo in Italia e quella del fumettista non è ancora vista come una vera professione da intraprendere».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma i ragazzi fanno finta di non ascoltare, loro hanno solo un obiettivo. «All'inizio del primo anno ci viene detto chiaramente che non tutti ce la potranno fare, che ci vuole molto impegno e non basta il talento – ci dice Giuseppe -. E in effetti abbiamo visto molti nostri compagni ritirarsi. Ma noi siamo ancora qui e anche se sappiamo che non sarà facile, ce la faremo a coronare il nostro sogno: disegnare per professione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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Francesca Canonico
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