di Katia Moro

Intervista a Milo Manara: «Pornografia parte integrante di ogni uomo»
BARI – «Ogni scoperta tecnologica è strettamente collegata alla pornografia, che è parte integrante di ogni essere umano». Parola del 69enne fumettista Milo Manara (nella foto), che abbiamo intervistato il 27 giugno approfittando del suo arrivo a Bari in occasione del BGeek (il festival del fumetto e dei videogiochi) e della mostra “Le stanze del desiderio” a lui dedicata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lei si è cimentato nei più diversi generi del mondo del fumetto, però continua a essere considerato come un “maestro dell’erotismo”…

Indubbiamente ho sempre fatto di tutto per meritarmi questa definizione e oggi avere una mia precisa identificazione che mi distingua dagli altri non mi dispiace affatto. In realtà non ho mai scelto volontariamente di specializzarmi solo in questo campo, ma ho sempre fatto in modo che nel mio lavoro fossero presenti nella stessa percentuale tutti gli aspetti della vita umana, sesso compreso visto che ne rappresenta l’ingrediente principale. Non comprendo come in alcune grandi opere letterarie e artistiche possa non esserci alcun riferimento al sesso: non ha senso, significa negare una componente naturale ed essenziale della vita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parla quindi di “realismo”, però i suoi perfetti e statuari corpi femminili non trovano mica rispondenza nelle ragazze vere…

Effettivamente no, ma in questo mi sento erede del periodo classico greco del 400 a.C., quando i modelli di bellezza scelti da artisti come Prassitele, Fidia e Lisippo erano di assoluta perfezione e corrispondevano all’equazione “bello uguale vero”. Questo perché la bellezza era considerata una proiezione del mondo degli dei, un dono divino,  la virtù più alta perché emanazione della sfera celeste. E poi in fondo è da sempre che i personaggi buoni nei fumetti sono disegnati come belli: mancando il movimento e la voce è solo con l’aspetto fisico che si possono rappresentare le virtù morali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una bellezza divina che attribuisce solo alle donne…

Anche in questo caso mi sento pienamente erede del mondo classico greco ma anche latino. Come ho già detto la bellezza era considerata simbolo di virtù morali e verità. Ma questo concetto era strettamente legato alla rappresentazione della bellezza femminile, mentre quella maschile rappresentava un archetipo diverso: quello della forza, dell’autorità e della sicurezza. Questi modelli risultano validi ancora oggi perché un uomo e una donna rappresentati completamente nudi perdono ogni connotazione temporale e diventano eterni: potrebbero appartenere a qualunque epoca e luogo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Quindi è solo concettuale la scelta di puntare sulle curve del gentil sesso?

Non solo. Quando ho studiato arte mi sono imbattuto soprattutto in modelle femminili, sulle quali ho condotto un attento studio di tipo anatomico, ma anche espressivo e psicologico. E d’altronde anche nella mia vita privata non ho mai nascosto la mia assoluta predilezione per l’universo femminile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma lei è in definitiva maestro dell’erotismo o della pornografia?

La distinzione è così labile e mutevole da risultare quasi inesistente. Il significato che si fornisce ai due diversi termini muta a seconda dello spazio e del tempo. Una donna poco vestita o seminuda oggi può essere considerata solo un simbolo erotico, ma ancora oggi in un paese islamico viene considerata pura pornografia altamente peccaminosa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Infatti la pornografia ha da sempre un’accezione negativa…

Ma è sbagliato: la pornografia è parte integrante della vita di ogni essere umano, perché fingere il contrario? Si tratta di una necessità così forte da aver spinto alla nascita e alla produzione di tutte le innovazioni tecnologiche: ogni scoperta è strettamente collegata alla pornografia. La macchina fotografica Polaroid ha avuto come primo campo di utilizzo proprio la riproduzione di scene pornografiche in casa, esattamente come è avvenuto quando si è verificato il passaggio dalla cinepresa all’uso della videocamera, più agevolmente utilizzabile tra le quattro mura domestiche, per non parlare dell’avvento del web nato inizialmente proprio per veicolare video hard. C’è un bisogno insopprimibile dell’essere umano di vedere rappresentate le proprie fantasie erotiche, il fatto che poi se ne possa fare un uso commerciale costituisce solo l’altra faccia di una stessa medaglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Foto di Giovanni Guadalupi


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