di Salvatore Schirone

Industrie, ospedali, caserme: la mappa dei 189 edifici abbandonati a Bari
BARI - Ruderi disseminati su tutto il territorio metropolitano. Sono 189 gli edifici abbandonati, mai completati e fatiscenti che si incontrano muovendosi dal centro cittadino alla periferia di Bari. Un enorme patrimonio edilizio solitamente ignorato che viene rievocato solo quando si vedono sbucare nuove costruzioni e si denuncia l'inutile cementificazione e l'inopportunità di costruire anziché ristrutturare. 

L'amministrazione comunale non è mai intervenuta con espropri, ordinanze di abbattimento o di messa in sicurezza per motivi di igiene pubblica (vedi il degrado del lungomare sud di Bari). In parte perché molti di questi edifici sono proprietà privata gravati da contenziosi mai chiusi e in parte perché spesso gli enti pubblici  (Comune, Provincia, Regione, Ministero) si rimpallano continuamente le responsabilità in un eterno scarica barile che induce a facilmente a chiudere gli occhi e continuare a rilasciare nuove concessioni edilizie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ultima in ordine di tempo, quella per il nuovo ecomostro nel porto che ospiterà alcuni uffici del Genio Civile, malgrado che da diversi mesi il comitato cittadino di protesta abbia indicato diverse alternative di recupero di edifici dismessi, sia all'interno dell'area portuale, sia nella città vecchia e nel murattiano, come ad esempio il sottoutilizzato ex tribunale militare in piazza Massari o l'ex Casa del rifugiato, attualmente occupata abusivamente da immigrati con regolare permesso di soggiorno ma senza casa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sarà, come sostengono alcuni, che economicamente è meglio ricostruire che ristrutturare, sarà che a volte i vicoli architettonici non permettono l'abbattimento, sarà che interminabili cause civili tengono fermi i cantieri e rendono impossibile identificare responsabilità personali, sarà pure che le pressioni dei costruttori attanagliati dalla forte crisi economica si fanno giustamente sentire, ma sta di fatto che la cultura del “riuso” pare non sia di casa a Bari. E di fatto, per ammissione di molti amministratori, non disponiamo ad oggi nemmeno di un censimento ufficiale né di una mappa completa degli edifici abbandonati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure su Internet la mappa c'è e da oltre due anni. A realizzarla è stata la società barese "Pop Hub", che nel maggio 2012 ha vinto il bando "Smart Cities and Social Innovation" e con il finanziamento del Miur (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) ha realizzato una piattaforma online che ad oggi ha recensito sul territorio nazionale oltre 1200 edifici dismessi, segnalandoli in una mappa aggiornata continuamente dal team di sviluppo sulla base delle informazioni degli utenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Puntando il nostro mouse su Bari, troviamo ben 189 siti abbandonati. Fare un elenco completo diventerebbe troppo dispersivo, ma proviamo a indicare i casi più clamorosi (vedi anche ampia galleria fotografica).

Tralasciando le antiche masserie e le chiese rurali che abbiamo già trattato in altri contesti, partiamo dalla parte nord di Bari, che fu il primo centro industriale della città. Qui troviamo gli esempi più significativi di "archeologia industriale", come l'ex Oleificio Gaslini (nella foto). Sorge nei pressi dello vecchio Stadio della Vittoria, in zona Fiera, in corso Vittorio Veneto, 42. Fondato nella seconda metà 800 per l'estrazione di olio e solfuro di carbonio dalla sansa, fu acquisito dalla ditta Gaslini nel 1920. Risulta abbandonato dalla prima metà degli anni 50. La ciminiera, oggetto di restauro, è sottoposta a vincolo architettonico. Il complesso, acquistato nel 2003 da un privato per uso ricettivo e centro commerciale, è ancora in abbandono. 


Poco più a sud, in Via Ammiraglio Caracciolo 2, enormi capannoni ed edifici bassi dismessi ricoprono un'area di otto ettari. È l'ex Acciaieria Scianatico, chiusa dal 1994. Anche se gli eredi Scianatico hanno presentato quattro anni fa al Comune un piano di riqualificazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proseguendo sua Via Napoli, ad angolo via Brigata Regina 127, incontriamo uno dei primi ruderi del quartiere Libertà. Un capannone di 600 mq situato in un piazzale, quello che un tempo era il parcheggio dei mezzi della ex Set (Società Europea di Trasporti). Vasta area demaniale ceduta al Comune. Malgrado annunci di bonifiche, resta abbandonata tra i rifiuti e amianto, come la sua più tristemente nota "sorella" dall'altra parte della città, la Ex Fibronit.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I ruderi presenti nel centro cittadino tra i quartieri Libertà, Murat e Barivecchia sono numerosissimi. Citiamo solo in via Abate Gimma, la vecchia sede dell'Istituto Tecnico Nautico "Caracciolo", trasferitosi nel Polivalente di Japigia. L'edificio dei primi anni del 900, attualmente di proprietà della Asl, da oltre 10 anni è in totale stato di abbandono. A Bari vecchia, in largo Albicocca, l'antico palazzo Casamassimi del '500, ridotto a rudere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La zona del porto è caratterizzata da curiosi esempi di piccoli e grandi strutture di cui spesso si ignora la loro originaria destinazione. È il caso di un piccolo edificio che incontriamo in corso Corso Vittorio Veneto 16. Un singolare caseggiato che porta sull'architrave lo stemma del Comune. Il portone e le finestre sono murate. Nell'area demaniale  interna del porto sussistono almeno quattro edifici che meriterebbero particolare attenzione: un capannone portuale e a seguire su Molo Pizzoli l'ex acquario provinciale e l'ex Meridionalpesca. Per finire, nel versante sud del porto è situato un enorme deposito vuoto, in disuso da anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra gli edifici abbandonati citiamo anche ex caserme, ospedali, Ville storiche e semplici palazzi mai completati. Tra le ex caserme, la più evidente (anche in seguito all'occupazione fatta dai ragazzi sfrattati dal centro sociale Villa Roth), è senza dubbio la ex Rossani che sorge su 8 ettari compresi tra via Giulio Petroni e Corso Benedetto Croce. Ma non vanno dimenticati l'ex ospedale Militare Bonomo e la caserma Milano, nota come “casermette”. Per quanto riguarda le strutture ospedaliere, citiamo la Casa di cura Santa Lucia, mai ultimata, di cui abbiamo raccontato l'incauto uso fatto da alcuni ragazzi del quartiere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lo stato di abbandono di molte ville storiche sulle grosse arterie di via Fanelli, corso Alcide De Gasperi e via Amendola, meriterebbe un approfondimento specifico. Citiamo solo Villa Anna in via Fanelli, la cui ristrutturazione è appena iniziata. Non resta, per questo raro caso di recupero, che incrociare le dita.


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Ex Gaslini - entrata
Ex Gaslini - parco interno
Acciaierie Scianatico - entrata
Ex Acciaierie Scianatico con la stupenda ciminiera resturata
Ex Set (Società Europea di Trasporti). Il capannone è ancora lì
Il simpatico casale in Corso Vittorio Veneto, 16
Capannone abbandonato da anni nel porto
La stupenda struttura che ospitava l'acquario provinciale. Chiuso da oltre 5 anni
Enorme deposito portuale in disuso da anni
Molo Pizzotti, ex Meridionalpesca
Ex Casa del Profugo, nei pressi del Castello Svevo
Casa di cura Santa Lucia, mai ultimata
La Mappa interattiva creata da Pop Hub



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  • lino palanca - Gent.mo sig. Schirone, forse lei può risolvermi un problemino di ricerca relativo a una fabbrica di lampadine, a Bari, fine XIX-inizio XX secolo, di proprietà dell'avvocato Lodovico Scarfiotti, nonno dell'omonimo famoso pilota della Ferrari morto per incidente nel 1968. L'avv.to Lodovico era presidente della Fiat, il primo (dal 1899 al 1908) quando, pare, possedesse anche una fabbrica di lampadine a Bari. La notizia è di fonte giornalistica (La Stampa di Torino, 1911); altro non so. Ho letto questo suo scritto sulla Bari industriale d'antan e mi è sorta la speranza che lei possa avere notizia di questa fabbrica. La ringrazio comunque dellasua cortesia e attenzione.


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