Le statue di Bari, queste sconosciute: viaggio alla loro scoperta
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martedì 17 novembre 2015
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di Gabriella Quercia
E quindi queste statue, una volta passato il giorno di gloria dell’inaugurazione, entrano in un lungo “tunnel dell’oblio”: vedono passare una dopo l’altra tante generazioni di cittadini, che però difficilmente dedicano loro attenzione: né uno sguardo, nè una fotografia. Eppure loro rimangono immobili, impassibili, anche quando un uccello si posa su di loro per riposarsi o quando un cane decide di fare i propri bisognini proprio ai loro piedi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche Bari è piena zeppa di statue. Le più antiche (lasciando da parte per una volta la città vecchia) si trovano nel centro murattiano e sul lungomare. Noi siamo andati a cercarle e questo articolo è dedicato a loro. (Vedi foto galleria)
Il nostro viaggio comincia da Piazza Umberto, la cui scultura è dedicata appunto a Umberto I di Savoia, che regnò in Italia dal 1878 al 1900, per poi essere ucciso dall’anarchico Bresci a colpi di pistola. L’enorme statua scura, alta quasi cinque metri, poggia su una larga e maestosa colonna in pietra (alta 8) e rappresenta il re che galoppa fieramente il suo destriero. L’animale sembra quasi stia per compiere un balzo, animato dal suo condottiero in divisa con un lunga spada. Il suo sguardo austero, rivolto verso destra, mira all’affollatissima via Sparano e allo stuolo di passanti e studenti che affollano l’Ateneo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nella vicina piazza Cesare Battisti si trova appunto la statua di Cesare Battisti, che sorge su una colonna più modesta rispetto a quella di Umberto I: a lui è dedicato un mezzo busto quasi di fronte all’ex Palazzo delle Poste. Il volto è piegato leggermente a destra, in direzione della facoltà di Giurisprudenza. Battisti fu un giornalista, politico ed esponente dell’Irredentismo, movimento che ambiva fortemente all’unità d’Italia e alla riannessione di terre perse in guerra pochi secoli prima. Il patriota, vissuto tra il 1875 e il 1916 morì giustiziato dai soldati austriaci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci dirigiamo a questo punto verso il lato opposto del centro murattiano, in corso Vittorio Emanuele e ci spostiamo verso piazza Garibaldi. La statua dedicata a Giuseppe Capruzzi è a sinistra dell’ingresso principale. Indubbiamente si tratta di un monumento sporco: la sua collocazione sotto un albero lo rende facile mira dei bisognini dei volatili. Eppure Capruzzi fu molto legato a questa città, visto che dal 1887 al 1890 ricoprì la carica di sindaco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sorte ben peggiore tocca alla scultura in memoria di Salvatore Cognetti De Martiis, nascosta dietro ampi cespugli. Cognetti, nato a Bari nel 1844 e morto a Torino nel 1901, fu un economista italiano e volontario durante il periodo garibaldino. Docente di Economia e Sociologia nelle università di Siena e Torino, fondò un laboratorio di economia politica che adesso porta il suo nome. Il mezzo busto di Pietro Ravanas è il più visibile dei tre. Ravanas, francese vissuto tra il 1796 e il 1870 che fece affari in Puglia, incentivando e migliorando la produzione di olio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Usciamo dai giardini di piazza Garibaldi e camminando su corso Vittorio Emanuele, arriviamo in piazza Libertà, dove troviamo l’altissima statua del musicista barese Niccolò Piccinni (1728- 1800), forse il più prestigioso personaggio storico di Bari. Fu inaugurata nel 1885 (anche se sul monumento c’è scritto 1884), costò 28mila lire e fu costruita dallo scultore barese Gaetano Fiore. Nel 1984, dopo quasi cento anni, venne restaurata e fu aggiunta la penna che il musicista tiene nella mano destra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sempre su corso vittorio Emanuele, accanto a piazza Libertà, è presente il ben più recente Cavallo con gualdrappa, dal peso di quasi venti quintali. Sul sito Dondialetto, lo storico Gigi De Santis spiega che la sua costruzione è databile intorno al 1985, anche se giunse a Bari solo nel 2003. Lo scultore è l’abruzzese Mario Ceroli, autore del famoso cavallo alato che si trova davanti alla sede Rai di Saxa Rubra a Roma. E’ di proprietà della Banca popolare di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Camminando verso il mare, sempre sul corso, troviamo nascosto tra le palme il più modesto monumento dedicato a Nicola I Petrovic, re del Montenegro, che dà le spalle ai locali della movida barese. Vissuto tra il 1841 e il 1921, fu il fondatore del Montenegro e primo sovrano in assoluto. La sua quarta figlia, Elena, sposò Vittorio Emanuele III nel 1896 diventando regina d’Italia. La vicinanza del Montenegro a Bari valse a Petrovic l’appellativo di “zzì Nicole”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci spostiamo a questo punto in corso Cavour, dove tra i giardinetti di fronte alla Camera di Commercio ci sono due statue dedicate a figure religiose. Madre Teresa Gimma (1880- 1948), beatificata il 18 marzo 2006, fu una carmelitana scalza e fondatrice del Monastero Santa Teresa Nuova. Discendente della nobile famiglia dei Gimma, la mistica visse una vita monastica travagliata: all’omicidio di cui si macchiò il cugino si aggiunsero delle accuse da parte di alcune fedeli sul suo operato. Le illazioni le causarono il sollevamento dall’incarico di priora. Solo dopo la sua morte, una delle accusatrici, scrisse una lettera in cui confessava di aver mentito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Della vita di San Filippo Smaldone (1848- 1923) si ha qualche notizia già dalla scultura: fu padre e maestro dei sordi. Fu il primo santo nato a Napoli e inizialmente intraprese gli studi filosofici e teologici, tuttavia con scarsi risultati. Ciò lo convinse a dedicarsi a una categoria emarginata come quella dei sordomuti e fondò a Lecce nel 1885 la congregazione delle suore Salesiane dei Sacri Cuori. Fu proprio una suora, il cui racconto fu decisivo per il processo di canonizzazione, a raccontare di aver ricevuto un miracolo da San Filippo Smaldone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Costeggiando la Camera di commercio, in via Sabino Fiorese, su una piccola zolla di terra sorge, in una posa insolita, una colonna in marmo dedicata al 51° Battaglione Bersaglieri A.U.C.. Non ci sono notizie storiche specifiche, ma dalla piccola targa bronzea apposta sotto la scultura si evince che si tratta di un dono fatto dai Bersaglieri di Bari alla città il 26 maggio del 1984. Il volto dell’uomo rappresentato sembra stia urlando o, meglio, ammonendo qualcuno. È inconfondibile il classico cappello dalle lunghe piume, poggiato su un lato. A realizzarlo è stato il toscano Araldo Galleni di Pietrasanta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le ultime tappe del nostro viaggio si snodano verso il Lungomare. Fresca di restauro avvenuto nel 2013, la scultura di Giuseppe Massari in largo Eroi del Mare, fa da apripista a quelle successive. Realizzata dall’artista Giulio Tadolini su commissione delle Società Operaie di Bari, ricorda la vita del tarantino di nascita vissuto a cavallo tra il 1821 e il 1884. Frequentò per diversi anni i salotti parigini e fu molto amico dell’allora politico Cavour. Padre del Risorgimento italiano, sollevò problemi riguardo le aspre repressioni dei briganti in Italia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sempre sulla stessa piazza, interamente in marmo, più seriosa e severa, si trova la statua di Giuseppe Mazzini. Sul lato destro leggiamo che la città di Carrara la donò a Bari il 10 marzo del 1952 a ottant’anni dalla morte del politico e giornalista italiano vissuto tra il 1805 e il 1872. Decisiva fu la sua presenza negli anni dell’Unità d’Italia anche se passò buona parte della sua vita da latitante. Fu proprio negli anni della latitanza che Mazzini pensò alla Giovine Italia, il movimento politico con mire patriottiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Passando nell’altro giardinetto, situato di fronte a N' dèrr'a la lanze, scopriamo il monumento, rettangolare, con su scritto “La Scuola di Bari a quanti operarono per l’Unità d’Italia”. Sulla facciata frontale, lavorati in metallo, si distinguono delle magre figure di soldati, cavalli e donne piangenti. Soggetti simili sono ritratti anche dietro e lateralmente. L’unico riferimento cronologico è offertoci dalla scritta, in metallo arrugginita, “1861- 1961”. Si tratterebbe quindi di una scultura dedicata ai 100 anni dell’Unità d’Italia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sullo stesso giardino, uno accanto all’altro, troviamo i mezzi busti di Araldo di Crollalanza e Armando Perotti. Crollalanza (1892- 1986) si distinse come politico e giornalista durante gli anni del Fascismo. Nato da una famiglia nobiliare di Bitetto, fu caro alla città di Bari perché, prima come podestà del capoluogo e poi come ministro, promosse i lavoro di riqualificazione del lungomare, che in quel tratto prende proprio il suo nome.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Poeta e storico della Puglia fu Armando Perotti (1865-1924), il cui mezzo busto ormai consumato dal tempo ha un sospetto colore verde azzurro. Perotti fu un prolifero letterato e giornalista. Scrisse oltre duecento articoli per 22 testate giornalistiche diverse, si appassionò di toponomastica, tradizioni del territorio, usanze e dialetti. Scrisse varie opere, la più conosciuta è “Bari dei nostri nonni”, uscita postuma nel 1975.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine in largo Diaz, troviamo appunto la statua del napoletano Armando Diaz (1861- 1928), maresciallo d’Italia. Abile stratega militare, combattè la Prima guerra mondiale. Sul piedistallo del monumento si onorano le sue gesta: “Al maresciallo Armando Diaz, Duca della vittoria”. Fu realizzata dall’artista molfettese Giulio Cozzoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- Francesco Bonacolsi - CVisto che siamo a Bari ... contiuiamo a 'spizziche e meddiche' : ricordo ancora due grandi statue, ''La Giustizia'' nel pianoro antistante il Palazzo di Giustizia in Piazza Enrico De Nicola (Via F.sco Crispi angolo Via Ettore Fieramosca) e la 'Mater Dei' che invero è situata in ambito privato ed è c nello spazio antistante l'omonima Casa di Cura (è opera della scultrice Elisabetta Casieri) . Non posso non inviare il mio sincero BRAVO a tutti i redattori.
- Francesco Angeloro - avrei gradito leggere il nome degli scultori, anche loro magari, con anni di nascita e morte, come il ben famoso Cifariello, autore della statua umbertina... Grazie comunque per il lavoro svolto.