Molfetta, tra i capannoni della zona industriale svetta una torre dell'XI secolo
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mercoledì 6 luglio 2016
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di Tiziana Depalma e Antonio Caradonna
La leggenda vuole che il nome derivi dai Bizantini, che in questo luogo avevano le loro “forche” e impiccavano i prigionieri della terra di Bari. Alcuni documenti farebbero invece risalire la denominazione alla sua posizione geografica, vicino all'imboccatura di due strade vicinali, da cui "torre della biforcazione" o "del bivio".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Fatto sta che dal 1700 nessuno si è più curato di questa struttura che man mano è diventata sempre più decadente, pur mantenendo un certo fascino legato non solo ai suoi mille anni di vita, ma anche a una bellezza senza tempo che contrasta con i capannoni circostanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La torre si trova infatti nei pressi dell’Ipercoop e collocata a pochi metri dallo stabilmento Imola Legno. Per raggiungerla bisogna percorrere fino alla fine via dell’Arte Bianca e avventurarsi poi per duecento metri nella campagna incolta, tra erba alta e cespugli spinosi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ciò che vediamo davanti a noi è un edificio in pietra a forma di “t” con una parete affiancata da una struttura più alta all’incirca 8 metri. In origine doveva presentarsi come un complesso a due piani disposti ad angolo retto, con relativo muro di cinta e scala esterna sorretta da un semiarco. Di quel semiarco è ora rimasta solo la base. (Vedi foto galleria)
Andiamo alla scoperta della torre. Un’apertura posta alla base porta a un ambiente del tutto inaccessibile a causa dell'incuria e dei detriti che ci sono all'interno. Nei pressi notiamo una costruzione in pietra a forma di arco che sbuca dall’erba e protegge un’entrata che sembra scendere nel sottosuolo. Lo storico Corrado Pappagallo, autore del libro "Torri e masserie fortificate a Molfetta", ci aveva infatti parlato dei sotterranei di Turris Furcata, a cui un tempo si poteva accedere attraverso una botola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Costeggiando l'edificio, notiamo un arco in pietra a corredare il complesso. Non ci resta ora che farci coraggio: sfruttando proprio questa costruzione e le macerie causate dai diversi crolli, saliamo sull’edificio e ci fermiamo su una specie di terrazzino da cui è possibile “ammirare” il panorama della zona industriale di Molfetta. I capannoni sbucano anche quando ci affacciamo da due finestre presenti dal nostro punto di “avvistamento”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sulle mura a ben vedere si notano i resti di un affresco. Pappagallo ci aveva raccontato di alcuni affreschi prima presenti qui, in particolare fino agli anni 80 si segnalava inoltre la presenza di un disegno che ritraeva Mariano Filioli, componente della famiglia proprietaria della torre nel 1700.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E’ arrivato il momento di scendere, abbiamo sfidato anche troppo queste mura pericolanti, che chissà per quanto ancora potranno rimanere qui, a ricordare, all’ombra delle industrie, una Molfetta di tanti secoli fa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Scritto da
Tiziana Depalma
Tiziana Depalma
Scritto da
Antonio Caradonna
Antonio Caradonna