Quando Bari era la capitale del Sud: viaggio tra i resti bizantini della città
Letto: 33155 volte
mercoledì 4 novembre 2015
Letto: 33155 volte
di Salvatore Schirone e Stefania Buono
Tranne per brevi periodi di dominazione saracena, i Bizantini mantennero incontrastati il dominio del Mezzogiorno d'Italia, fino alla conquista normanna per opera di Roberto il Guiscardo il 15 aprile del 1071. Di questi secoli gloriosi, fatti di fasti di corte, palazzi, guarnigioni e chiese, oggi restano pochissime vestigia, spesso nascoste nel sottosuolo. E a coprire il passato non fu solo la coltre del millennio successivo e il succedersi di altre dominazioni quali quelle di Svevi, Angioini, Spagnoli e Francesi. Ci fu anche la folle volontà del normanno Guglielmo I detto il Malo, che nel 1156 volle radere al suolo l'intera città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Eppure a Bari qualcosa è rimasto a ricordare gli “anni d’oro” della dominazione bizantina: noi abbiamo individuato alcuni importanti siti di interesse storico e questo è il nostro viaggio. (Vedi foto galleria)
E' proprio dalla piazza simbolo del potere bizantino che prende avvio il nostro itinerario, dalla Corte del Catapano. Dei grandi palazzi imperiali chiaramente oggi non resta più nulla, al loro posto sorge invece maestosa la Basilica di San Nicola. I funzionari Bizantini e la corte avevano abbandonato da alcuni anni la sede del Catapano, sconfitti e scacciati dalle truppe normanne di Roberto il Guiscardo (1071). Da qui la decisione da parte dei Normanni di radere al suolo tutti i palazzi, simbolo del vecchio potere sconfitto e riutilizzare quelle pietre per erigere al Santo la sua Basilica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma per fortuna alcune testimonianze della gloria bizantina restano. Innanzitutto l'antica chiesa di San Gregorio, una dei 24 antichi gioielli religiosi della città vecchia, la cui edificazione tra i secoli X e XI.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E poi due piccole discrete tracce: due epigrafi greche che si trovavano all’interno della Basilica di San Nicola (ora sono al Museo Nicolaiano), resti dell’antico Catapano distrutto. La prima è il monogramma di un funzionario bizantino, "Leone patrizio", scolpito su un capitello della prima metà del secolo X. Si trova attualmente nella sala "A" del Museo Nicolaiano. Sempre nello stesso museo si trova la seconda epigrafe, che si poteva originariamente ammirare sul muro perimetrale all'inizio della navata sinistra della Basilica: si tratta di una scritta che celebra i lavori edilizi del Catapano e cita esplicitamente Basilio Mesardonites, regnante dal 1010 al 1017.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Usciamo dalla cittadella del Catapano attraversando l’Arco Angioino verso Piazza 62 marinai e percorrendo l'omonima strada ci dirigiamo verso Piazza San Pietro. Siamo nella zona più antica della città. Prima di raggiungere gli scavi archeologici relativi al primo villaggio preistorico di Bari, ci imbattiamo nei resti della Chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio, il complesso basilicale del XI-XII secolo. Qui ebbe luogo uno degli episodi più significativi dei difficili rapporti che intercorsero tra famiglie baresi e nobili bizantini, che in questa chiesa celebravano il comune culto greco-bizantino. Si tratta di un misterioso fatto di sangue occorso nel mese di dicembre dell’anno 964, ricostruito dallo storico Beatillo su tradizioni orali. I popolani si riunirono in consiglio in questa Basilica (da qui il nome del Buon Consiglio) per rispondere con la forza a un sopruso dei nobili che si attribuirono il diritto di portare le figlie dei baresi all'altare come segno di superiorità. La reazione portò a un conflitto armato con numerosi morti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ritorniamo sui nostri passi verso la Basilica e raggiungiamo la chiesa Santa Maria del Monte Carmelo. Durante i lavori di ristrutturazione all'interno del convento negli anni 90 si scoprì che la chiesa barocca del 1640 era stata edificata su una antica chiesa bizantina del 1105. Vennero rinvenuti infatti porzioni di pavimenti, mura, tombe. Elementi che purtroppo non sono più visibili perché in parte ricoperti e in parte rimossi in attesa di essere ricostruiti in aree museali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dalla basilica di San Nicola, percorrendo strada Palazzo di città parallelamente al lato sud della muraglia, giungiamo in piazza del Ferrarese. Qui ci fermiamo per ammirare l'abside della Chiesa della Vallisa eretta nell'XI secolo. Significativo è il fatto che la chiesa originariamente dedicata a San Pietro, per onorare la presenza greca, fu ridedicata a Sant'Andrea, l’apostolo che secondo la tradizione fondò la Chiesa di Costantinopoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lì vicino sorge il Monastero di San Benedetto, nella via omonima, di cui abbiamo già parlato, che si trova sotto la chiesa di Chiesa di San Michele. Qui furono deposte dall'Abate Elia le ossa di San Nicola giunte da Myra nel 1087 e vi restarono fino alla costruzione e dedicazione della Basilica. Ci immergiamo a questo punto verso il cuore della città vecchia per raggiungere Palazzo Simi, oggi sede del Centro operativo per l'archeologia. Durante gli scavi archeologici degli anni 80, nei sotterranei del palazzo, a circa tre metri dall'odierno piano stradale furono rinvenuti mura romane e l'abside di una chiesa bizantina. I resti della chiesa sono visibili nella stanza a sinistra della rampa di discesa.
Ma le scoperte archeologiche non sono finite. Arriviamo alla Cattedrale. Durante i lavori di restauro negli anni 1993-1995, negli scavi condotti nella Trulla (l'edificio a pianta circolare addossato al lato nord della Cattedrale oggi adibito a sacrestia), sono stati rinvenuti i resti un'altra anonima chiesa bizantina. Di particolare rilievo, una lastra marmorea che riporta una epigrafe greca frammentaria ora esposta in una teca nel Castello Svevo. Entrando nella Cattedrale, è possibile inoltre ammirare un'altra epigrafe dell'XI secolo. Si tratta di un epigramma di sette dodecasillabi in greco inserita nel pavimento del coro, utilizzato come gradino del cosiddetto "trono dell'arcivescovo Elia", collocato al centro dell'abside.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ultima nostra tappa è una vera chicca nascosta. Ci rechiamo in strada Dottula. L'edificio di fronte al palazzo omonimo, nasconde uno spettacolo inatteso. La scalinata interna si snoda in alto in un suggestivo ambiente fatto di colonne e capitelli che sorreggono archi a cielo aperto. Sono i resti di quello che potrebbe essere, secondo Beatillo, il primo monastero basiliano di San Nicolò, dedicato a San Nicola dalla nobile famiglia greca Dottula trasferitasi a Bari nel IX secolo, molto prima quindi dell'arrivo delle ossa del santo, a testimonianza dell'antichità del suo culto a Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma le sorprese non sono finite. Se proviamo a salire le scale verso gli appartamenti superiori, giungiamo su un terrazzino dove ci attende, incastonato alla parete frontale uno stupendo bassorilievo raffigurate un'Anastasi (la discesa agli inferi di Cristo dopo la resurrezione), un non decifrato personaggio regale accanto al Cristo incorniciato da scritte in greco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il nostro itinerario finisce qui. Al lettore l'invito a ripercorrerlo personalmente tra storia, archeologia e leggende che innervano la profonde radici bizantine di Bari. (Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Salvatore Schirone
Salvatore Schirone
Scritto da
Stefania Buono
Stefania Buono
I commenti
- Giovanni Butera - Articolo con un capacità di sintesi bellissima. Tesori inestimabili che dovrebbero essere maggiormente pubblicizzati. Eccellente lavoro. Complimenti
- BARINEDITA - Grazie mille Giovanni!
- raffaele sinno - Un articolo ben scritto e documentato.
- Marotta Felice - Prima di tutto Vi ringrazio delle notizie riportate e mi complimento per la Vs/ bravura
- ivan - Ma che meraviglia. Complimenti e grazie per il servizio che svolgete per la città.
- BARINEDITA - Grazie a tutti. Capire di essere veramente utili ci sprona a contunuare a fare del nostro meglio. Saluti!
- Gigi - Scusate l'intromissione, ma i Franchi (Merovingi e Carolingi) erano una popolazione germanica, quindi modificherei 'Franchi' con 'francesi' (= provenienti dalla Francia), sebbene anche questo termine sia impreciso, ma è di sicuro più generico e appropriato di 'Franchi'. Grazie.