di Katia Moro

Via Napoli, all'ingresso di Bari un edificio antico e sconosciuto: Masseria Attolico
BARI – La si può notare con la coda dell’occhio immettendosi su via Napoli dalla statale 16. All’altezza del primo semaforo, se si volge lo sguardo verso destra, si potrà scorgere un’elegante dimora bianca caratterizzata da uno svettante pinnacolo. Si tratta della masseria Attolico: una struttura del 600 che sorge all’inizio di strada privata Ferruccio, via di campagna che conduce al quartiere San Paolo. (Vedi foto galleria)

Introdotta da un ormai arrugginito cancello in ferro incorniciato da un arco sormontato da uno stemma gentilizio e incastonata in possenti mura di recinzione in pietra chiara, la dimora si sviluppa tutt’intorno a un cortile interno di forma rettangolare. E’ costituita da un corpo più piccolo situato a ridosso dell’ingresso e un secondo più alto e imponente all’angolo opposto, che si contraddistingue per il pinnacolo predetto che spunta sull’ampio terrazzo. A chiudere la corte interna c’è anche un terzo edificio costruito in epoca molto più recente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Scriviamo di questa struttura per due ragioni. La prima è la sua ubicazione: chissà in quanti passando per via Napoli si saranno chiesti che cosa fosse questo elegante edificio bianco circondato da un muretto a secco. La seconda è che di questa masseria non si sa nulla: abbiamo consultato anche numerosi volumi sugli edifici storici di Bari, ma la “Attolico” non era menzionata in alcuno di essi.  Per questi motivi ne abbiamo voluto sapere di più.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E abbiamo scoperto che la struttura, per quanto chiusa e abbandonata, ha una storia interessante. Nata nel 600 come stazione di posta per le carrozze, che qui si fermavano per il lavaggio e il riposo durante i viaggi, diventò poi masseria di proprietà del latifondista don Vincenzo Castellaneta. «E’ da lui che mio padre Francesco acquistò l’edificio intorno agli anni 20 del secolo scorso», sottolinea l’87enne barese Caterina Attolico, una delle attuali ereditiere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E’ lei a raccontarci la vita dell’edificio nel 900, che da masseria fu adibita a vera e propria villa, una delle tante che puntellavano il territorio di San Girolamo, zona di Bari che prima di diventare un quartiere popolare era meta della borghesia barese che qui, immersa nella campagna, veniva a trascorrere le vacanze estive. Un po’ come corso Alcide de Gasperi, strada però che è riuscita a mantenere alcuni degli edifici più belli di quell’epoca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Negli anni 40 poi, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, Caterina si trasferì a vivere in questa casa con la sua famiglia per sfuggire ai bombardamenti che stavano colpendo il porto e il centro cittadino. D’altronde i sotterranei della casa fungevano da ottimi rifugi antiaerei.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«In quegli anni – ci dice la donna - nella grande masseria abbandonata che ancora oggi è visibile proprio di fronte alla nostra villa, si erano stanziati i militari alleati. Fungeva infatti da campo di prigionia. Ricordo che gli americani ci davano tutti gli avanzi del loro cibo per i nostri maiali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Finita la Guerra la masseria tornò a essere una dimora in campagna dove vivere felici immersi nella natura. «Io, i miei fratelli e i miei cugini siamo cresciuti in questa dimora – rammenta la figlia di Caterina, la 60enne Angela, mentre ci mostra alcune foto d’epoca -. Si facevano grandi pranzi e cene all’aperto e c’erano sempre tanti ospiti e invitati e pietanze succulente in cui la mia mamma eccelleva. Ricordo soprattutto l’indimenticabile teglia di patate e baccalà con cicorie».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma nel 2001 la madre di Caterina muore e la casa passa agli eredi: si decide così di venderla, ma senza successo. «E da allora non è stata più abitata – ci dicono quasi in lacrime Angela e Caterina -. Sono passati quindici anni: l’edificio è ormai circondato da erbacce e rifiuti e si trova in pessimo stato. Stiamo facendo morire la nostra amata masseria».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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La si può notare con la coda dell’occhio immettendosi su via Napoli dalla statale 16. All’altezza del primo semaforo, se si volge lo sguardo verso destra, si potrà scorgere un’elegante dimora bianca caratterizzata da uno svettante pinnacolo
Si tratta della masseria Attolico: una struttura del 600 che sorge all’inizio di strada privata Ferruccio, via di campagna che conduce al quartiere San Paolo
La struttura è introdotta da un ormai arrugginito cancello in ferro incorniciato da un arco sormontato da uno stemma gentilizio
La villa è incastonata in possenti mura di recinzione in pietra chiara
Questa foto d'epoca mostra come la dimora si sviluppa tutt’intorno a un cortile interno di forma rettangolare. E' costituita da un corpo più piccolo situato a ridosso dell’ingresso e un secondo più alto e imponente all’angolo opposto
LA parte più alta si contraddistingue per uno svettante pinnacolo bianco che spunta sull’ampio terrazzo
A chiudere la corte interna c’è anche un terzo edificio costruito in epoca molto più recente
L’87enne barese Caterina Attolico, una delle attuali ereditiere: ha vissuto nella masseria da quando era bambina
L'ingresso della grande masseria, anche questa abbandonata, che ancora oggi è visibile proprio di fronte a villa Attolico
Durante la Guerra questa seconda masseria fu utilizzato dagli Alleati come campo di prigionia



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  • valentina basile - Si può avere, in privato, il contatto delle due ereditiere? Grazie
  • Antonia Antezza - Per contattare la proprietà scrivere a ing.antezza@gmail.com Saluti, Antonia


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