Via Sparano? Si chiamava via Vittorio Veneto: come cambiano i nomi delle strade
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lunedì 20 febbraio 2017
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di Salvatore Schirone
Ma perché avvengono questi cambiamenti? Quali regole li governano? Un tempo era il popolo ad attribuire spontaneamente il nome ad una strada, prendendo spunto dall’abitazione di un’importante famiglia (Sagges, Gironda) o di una chiesa (Vallisa, Del Gesù) o di un’attività che lì si svolgeva (Arco della neve). I nomi delle strade e delle corti della città vecchia sono stati tutti assegnati dagli antichi residenti e resistono ancora oggi dopo secoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma nell’800 con la nascita del borgo nuovo le cose cambiarono. L’attribuzione toponomastica diventò competenza esclusiva dell’autorità comunale e prefettizia e le denominazioni provvisorie, i ripensamenti e i cambi di titolazione divennero frequenti, seguendo spesso logiche “politiche”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ad esempio Corso Vittorio Emanuele II (che dopo l’Unità d’Italia ha preso il nome del re savoia), prima si chiamava corso Ferdinandeo, dal nome del re borbonico. Come detto anche via Sparano durante il Fascismo cambiò nome in via Vittorio Veneto in onore dell’epica battaglia della Prima Guerra Mondiale. Ancora: via Gondar, nel rione San Pasquale, nel 1958 cambiò nome in via Lattanzio, in onore del parlamentare barese. E al contrario via Matteotti nello stesso anno perse la dedica al noto politico antifascista per cambiare nome in via Principe Amedeo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci sono strade che hanno cambiato nome anche 6 volte: è il caso di corso Benedetto Croce, via “senza pace”. Questa importante arteria del rione Carrassi un tempo si chiamava via Carbonara, visto che collegava Bari al paese omonimo. Poi nel 1925 cambiò nome in via Mirenghi e dopo appena tre anni, nel 1928, in via XXVIII Ottobre (in ricordo della “marcia su Roma”). Caduto il Fascismo chiaramente il Comune provvide nel 1943 a togliere subito il riferimento al Ventennio cambiando il nome in corso Sicilia. Ma poi chissà perché tredici anni dopo, nel 1956, si decise che il nome non andava più bene e si tramutò la strada in corso Italia. Una modifica che però durò poco visto che nel 1958 sì ritornò di nuovo a corso Sicilia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Fine della storia? Neanche per idea: dieci anni dopo il Comune stabilì che la lunga via si doveva chiamare corso Benedetto Croce nel primo tratto e corso Alcide De Gasperi nel secondo. L’arte dei matti. E la cosa bella è che i residenti di Carrassi, forse stanchi della continua rotazione, ancora oggi continuano a chiamare quella strada con il nome della maggiore isola italiana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E in questi continui mutamenti può capitare anche di prendere un abbaglio per intitolare un’antica strada vicinale dedicata a San Lioce all’illustre sconosciuto Saverio Lioce che qualche funzionario comunale ha creduto di riconoscere nell’originario proprietario di una masseria omonima del quartiere Picone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ora però, va detto, è più difficile cambiare nome alle strade. Esiste un regolamento comunale approvato nel 2010 che stabilisce che quando viene proposto un appellativo deve essere garantita la coerenza con il gruppo toponomastico fissato per la zona. I cambiamenti poi devono essere sempre supportati da documenti catastali, ricerche storiche, tradizioni orali e abitudini consolidate degli abitanti. E comunque non è possibile procedere alla totale sostituzione di toponimi storici o già consolidati, se non in casi eccezionali e previo parere del ministero per i Beni Culturali e Ambientali, tramite la Soprintendenza regionale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Forse però è proprio a causa di questo iter complesso e articolato che in alcuni casi non si riesce a soddisfare la legittima richiesta di alcuni cittadini, i quali vorrebbero assegnare il nome di una via a rappresentativi personaggi baresi. E’ il caso della petizione popolare dell’associazione “San Cataldo” che otto anni fa chiese di cambiare il nome di via Tripoli con quello del farista Michele Serafino, indimenticabile custode dello storico faro della penisoletta del quartiere Marconi.
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Salvatore Schirone
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I commenti
- Pietro - Approfitto della vs ricerca per chiedervi informazioni di via " Galietti " a Bari. L'ho letta su un registro anagrafico di Bari datato 1913. Potreste darmi indicazioni a quale strada attuale corrisponde? Grazie
- carlo marseglia - salve mio bisnonno abitava in via san ferdinando nell ottocnto a bari vecchia. sa come si chiama oggi questa via? cordialità
- monica lippolis - Sarebbe bello restituire a c.so vittorio emanuele il nome originario: corso ferdinandeo. la storia di un popolo non va cancellata!
- Gianluca - Scusatemi..ma se in un paese o in una città non ci possono essere vie o strade con lo stesso nome,come sancito tra l'altro nel 1989 con un decreto che sanciva che in una città non potevano esserci vie uguali valido anche per le frazioni vicine; perché a Bari ci sono quartieri ex frazioni come Santo Spirito,Carbonara ecc che hanno vie uguali ??
- Marina - Io ho abitato in Via "Africa Italiana" fino al 1968 circa. Non so poi quando abbiano finalmente deciso di cambiare nome con "via Ettore Carafa"!