di Marco Montrone e Cassandra Capriati

Un articolo, mille racconti: la storia di Bari e dei suoi unici e caratteristici quartieri
BARI – Raccontare la storia urbanistica di Bari attraverso la nascita e lo sviluppo dei suoi unici e caratteristici quartieri dai nomi più svariati. E’ l’obiettivo che ci siamo prefissati in questo articolo, che racchiude in sé decine e decine di link che rimandano ad altrettanti pezzi scritti sul capoluogo pugliese. Buona lettura. (Vedi anche foto galleria)

San Nicola - Definire San Nicola un quartiere è riduttivo, visto che per secoli Bari Vecchia ha rappresentato la città intera. I primi baresi si insediarono 4000 anni fa nella zona di piazza San Pietro e da lì pian piano il borgo antico si allargò, fino a raggiungere la sua massima espansione agli inizi del XIX secolo. Nel corso dei millenni diversi popoli stranieri si sono succeduti al potere e ognuno di loro ha lasciato in città una testimonianza del proprio passaggio. Il nome del quartiere è dato dalla presenza della Basilica di San Nicola  che conserva le spoglie del patrono. A Bari Vecchia sono presenti i più importanti monumenti della città: dal Castello Normanno-Svevo al palazzo del Sedile, dalla Cattedrale alla Muraglia, fino ad arrivare ad altre 24 piccole ma splendide chiese, purtroppo non sempre aperte e in alcuni casi degradate, ma che nascondono storie e tesori sotterranei. Il tutto circondato da un dedalo di archi, vicoli, corti, piazze, edicole votive, sottani, imponenti palazzi nobiliari e importanti aree archeologiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Murat - Il 25 aprile 1813 il re di Napoli Gioacchino Murat posa all’incrocio tra gli attuali corso Vittorio Emanuele II e corso Cavour, la prima pietra per la costruzione del borgo nuovo, che prenderà il nome del suo fondatore. Questo rione, costruito come una perfetta scacchiera (tranne un'eccezione), continuerà ad ampliarsi negli anni fino a raggiungere all’inizio del 900 i confini attuali compresi tra corso Vittorio Emanuele, via Quintino Sella, corso Cavour e corso Italia. Dal Secondo Dopoguerra in poi però il quartiere subirà una profonda rivoluzione che porterà alla demolizione di molte della caratteristiche palazzine color pastello a favore di fabbricati alti e moderni che oggi ospitano uffici e negozi che fanno di Murat il rione dello shopping per antonomasia. Nel quadrilatero sono comunque tuttora presenti notevoli edifici storici, tra cui quei palazzi in stile eclettico la cui apoteosi è rappresentata da palazzo Fizzarotti. Tra i più importanti punti di riferimento del quartiere vanno citati Palazzo Mincuzzi, il Palazzo di Città, il Palazzo della Prefettura, il Teatro Piccinni, Palazzo Diana, via Sparano, l'Ateneo, l'ex palazzo delle Poste, il palazzo di Lingue, la chiesa di San Ferdinando, piazza Umberto e la Stazione centrale, nelle cui vicinanze si apre un "mondo" fatto di decine di negozi stranieri

Quartiere Umbertino - Sorto tra la fine dell’800 e gli inizi del 900, il cosiddetto “quartiere Umbertino” si presenta come una zona affacciata sul mare e stretta fra il centro storico, Murat e la Madonnella (di cui comunque fa parte amministrativamente). Si caratterizza per l’eleganza dei palazzi in stile liberty (tra cui Palazzo Colonna e Palazzo Atti) fatti costruire dalla borghesia dell’epoca avvalendosi di famosi architetti, pittori e scultori. Ma non solo: questo è anche il rione che all’inizio del 900 ospitava il “miglio dei teatri”, chiamato così perchè in pochi isolati si contavano ben dieci politeama, tra cui il glorioso e ancora attivo Petruzzelli, l’ora inutilizzato Kursaal e il Margherita, attualmente in fase di restauro. Sempre nell’Umbertino si trovano storici edifici che ospitano alcuni tra gli enti istituzionali più importanti, tra cui l’Acquedotto Pugliese, la Camera di Commercio e la Banca d’Italia. Tra gli edifici religiosi presenti è da citare la particolare chiesa del Sacro Cuore. Il principale affaccio sul mare è rappresentato dal molo San Nicola, detto "N-derr'a la lanze", che assieme al "dirimpettaio" Molo Sant'Antonio delimita il "porto vecchio" di Bari e ospita dal 1932 lo storico circolo nautico del Barion.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Madonnella - Agli inizi del 900 cominciarono a sorgere a ridosso del mare a sud-est del centro alcuni agglomerati di case: in poco tempo andranno a costituire Madonnella, rione che verrà completato alla fine degli anni 20, prendendo il nome di un'antica immagine della Vergine. Madonnella si presenta oggi come un quartiere multietnico e ricco di contrasti: al suo interno coesistono abitazioni borghesi e case popolari, complessi Incis costruiti durante il Fascismo e indicazioni di rifugi antiaerei, strutture militari come la caserma Picca  e imponenti edifici monumentali tra i quali il Grande Albergo delle Nazioni, il Palazzo dell'Aeronautica, la Caserma Bergia, il Palazzo della Presidenza regionale e soprattutto il Palazzo della Provincia. Oltre alla sorprendente chiesa di San Giuseppe. La parte a sud di corso Sonnino è riuscita comunque a mantenere numerosi palazzi di inizio 900 in ottimo stato di conservazione. All’entrata del rione si trova poi la più antica chiesa della città non compresa tra le mura di Bari Vecchia: quella di Sant’Antonio, consacrata nel 1839 sui resti di un convento seicentesco. Una zona più nuova è stata edificata a partire dagli anni 50 di fronte alla spiaggia di Pane e Pomodoro. E risale sempre agli anni 50 l'ambita "zona della Rai".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Libertà - Il popoloso rione di Bari nasce tra la fine dell'800 e gli inizi del 900 come spontaneo prolungamento del murattiano verso nord-ovest. Ancora oggi da via Quintino Sella in poi è possibile ammirare antiche case di inizio secolo, come Palazzo Colonna De Robertis o Palazzo Manzoni, che spesso però si trovano in condizioni meno buone rispetto a quelle sopravvissute a Murat. Negli anni 30 il rione si espanse verso il mare: di fronte al grande porto sorsero edifici di stampo fascista presenti tutt’ora quali il Palazzo delle Finanze, la Questura e il liceo classico Orazio Flacco . Infine dagli anni 60 a essere popolata da case popolari fu la zona attorno al Tribunale, edificio sorto nel 1967. Libertà conserva numerosi ricordi del passato della città, a partire da quello delle inondazioni del 1926 che portarono alla costruzione di una casa degli alluvionati. Questo palazzo è presente in quella particolare zona che ruota attorno alla chiesa del Redentore ed edificata a ridosso dei binari. Ma nel rione sono presenti la storica Piazza Garibaldi (del 1867), l'ex Manifattura dei tabacchi, l’ex filanda Costantino oggi in disuso e soprattutto i tanti esempi di "archeologia industriale" presenti su via Napoli: dall'ex gasometro alla stazione della Ferrontranviaria. Tra Libertà e il rione Marconi, a nord  del cimitero monumentale e della "strada della lapidi" via De Crescenzio, è stata poi costruita negli anni 70 un'area residenziale più nuova: quella che si trova alla “discesa” del nuovo ponte Adriatico finito di erigere nel 2016. Qui tra alti palazzi resiste dai primi anni del Novecento una zona fatta di basse case colorate: la “Guaragnèdde”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

San Pasquale - Negli anni immediatamente successivi alla Prima guerra mondiale Bari comincia a espandersi al di là della ferrovia. A sud-est del centro nasce il rione San Pasquale, che durante i due conflitti mondiali subirà un considerevole incremento edilizio e demografico. Il nucleo storico mantiene ancora oggi i tratti di un rione “d’epoca”, fatto di strette stradine, palazzi antichi, mercati all’aperto, ciminiere di antiche fabbriche e resti di stabilimenti quali quello della birra Peroni. I confini di San Pasquale nel corso degli anni si sono però estesi fino a Mungivacca. L’area che va da via Postiglione a via Orabona si caratterizza per affascinanti strade come via Celso Ulpiani e la presenza di un polo scolastico nato negli anni 50 e i cui plessi sono stati costruiti in molti casi su ciò che rimaneva di vecchie industrie, tra cui l’ex lanificio Scoppio e la fabbrica di carte napoletane Murari. Qui è anche presente la grande area dedicata al Campus Universitario, anch’esso sorto agli inizi degli anni 50, che include la raffinata Villa Sbisà. Particolare è poi la zona ancora più a sud compresa tra Campus e via Omodeo: è detta “San Marcello” e comprende antichi edifici quali Villa Giustiniani (che presenta nei sotterranei anche un ipogeo) e l’imponente Hotel Ambasciatori. Oltre via Omodeo negli anni 80 si è andato poi a creare un ultimo nucleo di San Pasquale: un insieme di alti palazzi stretti fra due importanti strade: via Amendola e via Fanelli. Qui a dominare sono imponenti e antiche ville (tra cui spiccano la grandiosa Villa Bonomo e l'elegante Villa Anna, "nascosta" da un lussureggiante giardino), alcune delle quali circondate da inquietanti storie. E non solo: questa è anche una zona di ex orfanotrofi, villaggi armeni, millenari menhir, grosse fabbriche in disuso e "casermette" abbandonate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Carrassi - Contemporanea a San Pasquale è la nascita dell’adiacente quartiere Carrassi, sempre al di là della ferrovia e spostato più a ovest rispetto al centro. A differenza di San Pasquale però della “vecchia” Carrassi (sotto la quale si nasconderebbe un cimitero ebraico) è rimasto ben poco. Sopravvivono ancora la Chiesa Russa, l’ex caserma Rossani e qualche villino dei postelegrafonici, casette in stile liberty per la maggior parte rase al suolo a causa dell’apertura alla fine degli anni 60 di via Unità d’Italia, strada che attraverso il ponte XX settembre avrebbe collegato il quartiere al centro di Bari. Al contrario la “nuova” Carrassi, nata più a sud a partire dal Secondo Dopoguerra e rappresentata da strade come via Pasubio, via Montegrappa e via Podgora è rimasta più o meno immutata, tra strade strette e storici locali. Una terza Carrassi è poi sorta tra gli anni 70 e 80 ancora più a sud, estendendosi fino a Carbonara, partendo dalla cosiddetta "contrada Padreterno". Appartiene a questo periodo ad esempio la realizzazione e la successiva apertura di Parco 2 Giugno, uno dei due “polmoni” verdi della città. In questa zona è quasi tutto di nuova edificazione, tranne l'ex ospedale militare "Bonomo" e le centenarie splendide ville in stile liberty (come Villa Lucia) che si affacciano su corso Alcide de Gasperi, costruite in un’area un tempo dominata dalla campagna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Picone - Anche il quartiere Picone nasce tra la fine degli anni 10 e l’inizio dei 20 ancora più a ovest rispetto a San Pasquale e Carrassi e sempre al di là della ferrovia. Il nucleo storico del quartiere è visibile ancora oggi, compreso tra viale Ennio, piazza Giulio Cesare, viale Salandra e via Di Tullio, la strada divisa in due da un vecchio eucalipto. Su una di queste case è anche leggibile una scritta del ventennio fascista. Picone "vecchia" viene anche definita "la montagna", per via del suo essere posizionata su una sorta di altura. Il suo simbolo è rappresentato dal bizzarro Palazzo Caleno, che ospita una cappella e il ricordo di un leggendario presepe. Ma il quartiere Picone vedrà il suo vero sviluppo dal Dopoguerra fino alla fine degli anni 60, formandosi intorno alla più grande struttura ospedaliera di Bari, il Policlinico, la cui edificazione iniziò nel 1936. Oggi il quartiere, l'unico della città non disegnato con vie parallele e perpendicolari, conta al suo interno diverse realtà, come quella del Quartierino, “rione nel rione” costruito a nord-ovest tra via Cifarelli e il sottopasso che collega via Brigata Regina a viale Pasteur. Via Cifarelli tra l’altro è una strada periferica ma piena di storie: qui sono presenti il Conservatorio, la moschea di Bari, i resti di affascinanti quanto decadenti vecchie industrie e il cosiddetto “far west”, una zona fatta di case diroccate al limite della vivibilità. A sud-ovest Picone confluisce in una zona più isolata raggiungibile da viale Orazio Flacco (la strada dell’ex centrale del latte del 1951) e dominata dalla chiesa di Santa Fara, da ville antiche e dal canalone Picone su cui si affacciano dagli anni 50 alcune villette


Mungivacca – Per decenni distaccata dal tessuto cittadino, questa sorta di frazione di Bari si è pian piano andata a unire al quartiere San Pasquale nel frattempo allargatosi a sud-est del centro. Nato negli anni 40, il nucleo storico di Mungivacca si presenta come una serie di basse palazzine popolari alle quali negli ultimi anni si sono andate ad affiancare nuove costruzioni, negozi e multisala. Il rione è diviso in due da via Amendola, strada sulla quale si affaccia una decadente masseria del 600 e da cui parte la particolare via Pezze del sole, che unisce il quartiere a Japigia. La parte più a nord di Mungivacca si presenta come un particolare connubio tra industrie abbandonate, ex discoteche, enormi multinazionali del legno, piccole stazioni ferroviarie con annesso “cimitero” dei treni  e antiche strade rurali

Japigia - Agli inizi degli anni 50 viene a formarsi a sud-est del centro, affacciata sulla ferrovia e adiacente al rione Madonnella, un nuovo agglomerato urbano formato da basse case popolari. E’ il nucleo iniziale del quartiere Japigia. Il quartiere si estenderà poi ancora più a sud negli anni 70 e 80 con l'apertura di via Gentile, lì dove si trova il Sacrario Militare: un'arteria costeggiata ancora oggi da numerosi campi coltivati e via da cui parte strada rurale Zuccararo, l’unica che avvicina questo grande quartiere a quel lungomare a sud di Bari dominato da edifici crollati e prostituzione. Sempre gli anni 70 vedranno poi  la nascita della "più centrale" via Caldarola, strada che partendo da via Oberdan (via dominata da case diroccate e botteghe in disuso), affianca i ruderi della Fibronit, la “fabbrica della morte” e poi una vasta zona di campagna che la separa dal rione San Pasquale. Superato il naturalistico Canalone costruito negli anni 30, via Caldarola costeggia da una parte complessi residenziali che continuano a convivere con una perenne assenza di servizi e dall'altra quella “zona 45” famosa per essere stata tra gli anni 80 e 90 il più grande spaccio di eroina del Sud Italia. La lunga arteria "sfocia" infine in una zona di campagna dove si trovano depuratori, canili, campi rom e antenne radio. Tra il lungomare e la tangenziale nel decennio scorso è nata poi la zona di Sant’Anna, ancora in fase di completamento, che prende il nome da un’antica chiesetta che fa capolino sulla statale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Marconi – Siamo all'inizio degli anni 50 quando attorno all’antico faro del 1869 nella penisola di San Cataldo, a nord-ovest del centro, sorgono una serie di abitazioni affacciate sul mare che daranno vita al primo nucleo abitativo del quartiere Marconi. Cinque anni dopo, nel 1956,  per ospitare i mille profughi sbarcati a Bari dall’est Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, viene creato a due passi dalla Fiera del Levante  il “Villaggio Trieste”. Villaggio Trieste e San Cataldo sono ancora oggi le zone residenziali del quartiere Marconi, un rione in realtà da sempre dominato dalle grandi infrastrutture più che dalle case. Qui è presente dal 1930 la Fiera del Levante, l’Arena della Vittoria (del 1934), il Centro Universitario Sportivo (del 1947), l'ex Cto (del 1952). Ed è questa la zona dove un tempo sorgevano grandi fabbriche (affacciate sulla naturalistica Ansa di Marisabella) che oggi rappresentano affascinanti resti della "Bari industriale", quali l’ex Gaslini e le ex acciaierie Scianatico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

San Girolamo e Fesca – Negli anni 50 con l’edificazione di una serie di case popolari veniva avviata l'urbanizzazione di San Girolamo, all’estrema periferia nord-ovest del centro di Bari: una zona affacciata sul mare prima di allora frequentata da pescatori e costellata da antiche masserie e prestigiose ville usate come dimora estiva della borghesia barese. Antichi edifici di cui è rimasto ben poco. Il quartiere è diviso in due dal “Canalone”, una grande lama artificiale costruita in epoca fascista, la cui foce termina con una spiaggia libera. Al suo interno è possibile trovare ancora oggi bunker e “casematte”, costruzioni dove i soldati durante la Guerra proteggevano l’artiglieria. A San Girolamo sono presenti la pineta San Francesco (assieme a Parco 2 Giugno l’area verde più grande della città) e alcuni dei più popolari stabilimenti balneari di Bari. All'interno del lido "Il Trampolino" si trova tra l'altro la particolare chiesetta della Madonna del Rosario. Il quartiere nella primavera del 2019 si è arricchito di un nuovo waterfront che ha reso più fruibile l'accesso all'Adriatico e che ha cambiato per sempre l'aspetto del vecchio Lungomare IX Maggio. Ancora più a ovest si trova l’adiacente rione Fesca, zona anch’essa popolata a partire dagli anni 50, ma conosciuta già da molto prima per via delle sue spiagge di sabbia ora scomparse. Tra ville, lidi e rimessaggi che impediscono l'accesso al mare, il territorio di Fesca si estende fino all'ex frazione di Palese. Anch'esso (seppur solo in parte), con un nuovo molo e spiagge più fruibili, si è avvantaggiato del nuovo Waterfront.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Stanic e Villaggio del lavoratore - Nel 1937 a sud-ovest del centro nasce una grande raffineria, prima denominata "Anic" e successivamente nel Dopoguerra, “Stanic”. Dal 1950 sorgono attorno all’industria una serie di case abitate dai dipendenti dell’azienda che daranno vita al rione Stanic-Villaggio del Lavoratore. La fabbrica oggi non esiste più, ma l'area in cui si trovava occupa ancora gran parte del territorio e il lungo muro di cinta è ben visibile da via Bruno Buozzi, strada su cui si affacciano i due nuclei del quartiere: lo Stanic (all’inizio della strada e più vicino al centro) e il più grande Villaggio del Lavoratore (alla fine della via e all'ingresso della Zona Industriale). Su via Bruno Buozzi si trova anche l'ingresso della centrale dell'Enel (in disuso) e l’antico mulino Paradies, attivo dal 1910 al 1952. Alle spalle del mulino si aprono una serie di antiche vie, tra cui strada Deserto (che ospita nel degrado una chiesa e una masserie) e l'altrettanto vilipesa San Giorgio Martire, sulla quale si nasconde la splendida ma abbandonata chiesetta medievale omonima. Tra i rioni Stanic e Picone si trova poi la zona di Santa Caterina, lì dove la natura selvaggia convive con i grandi magazzini. Infine tra il rione e il San Paolo giace dimenticata un'altra chiesa rurale: la secolare Addolorata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

San Paolo  - La fondazione del grande quartiere San Paolo, situato a ovest del centro in contrada Tesoro, fu decisa alla fine degli anni 50 per far fronte alla mancanza d'alloggi di molti baresi, alcuni dei quali abitavano la “baraccopoli” di Torre Tresca o l’ambiguo complesso della “Socia”. Le prime case furono completate all’inizio degli anni 60 e da allora il rione è andato ingrandendosi fino a diventare uno dei più popolosi di Bari. Quartiere da sempre “difficile”, conosciuto anche con il nome di Cep (Coordinamento edilizia popolare), a sottolinearne il carattere molto popolare, negli ultimi anni il San Paolo sta cercando di crearsi un nuovo volto grazie tra l’altro alla costruzione di nuovi condomini e all’apertura dell’omonimo ospedale. L’area su cui sorge il rione è caratterizzato dalla presenza di antiche masserie (tra cui quella di Caggiano), di numerose chiese rurali e dell’oasi naturalistica di Lama Balice, uno dei nove ex fiumi di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Poggiofranco – Stretto tra Carrassi, Picone e Carbonara, il quartiere Poggiofranco nasce tra la fine degli anni 50 e l'inizio dei 60 tra piazzetta dei Papi e via Mauro Amoruso. In quest’area si trovano tra l’altro via San Lioce, la “strada degli equivoci”, alcune delle case popolari più particolari della città e più verso est l'isolata Villa Costantino. Ma è negli anni 70 che il quartiere si espande notevolmente con l'edificazione di una sorta di "villaggio" fatto di case di pochi piani, strade strette e tanti giardini. E' la Poggiofranco "bassa"  che si distingue da quella "alta"costruita negli anni 80 e fatta di "grattacieli" circondati dalla campagna e dall'ultimo tratto ancora visibile di Lama Picone. Un’area che continua comunque a espandersi verso est, con la costruzione di hotel, uffici e nuove abitazioni quali quelle di via Pappacena e del recentissimo complesso “Noema” creato grazie al prolungamento di via Matarrese

Le ex frazioni – Le ex frazioni di Bari sono diventati veri e proprio rioni della città nel 1970 per deliberazione del Consiglio Comunale. Sul litorale nord sorgono Santo Spirito e Palese, divise tra loro da uno storico titolo. I due borghi, un tempo molto più frequentati dai “cittadini”, si caratterizzano per numerosi lidi e per una costa storica ma un po’ abbandonata a sé stessa. Palese è suddivisa in sette caratteristiche contrade, mentre Santo Spirito presenta notevoli ville antiche e un attivo porto. A sud di Santo Spirito si trovano i popolati quartieri di Catino e San Pio. Quest’ultimo (conosciuto maggiormente con il suo vecchio nome di Enziteto), è il rione più ai margini di Bari. Adiacente a Palese e a ridosso dell’aeroporto è ubicato il rione Macchie, popolato per lo più da abitazioni di contadini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Spostandoci all’estremo sud del centro Bari troviamo le tre ex frazioni di Carbonara, Ceglie e Loseto (le prime due segnate da un’antica rivalità). Si tratta di tre borghi molto antichi, Ceglie soprattutto sembra sia stata fondata addirittura prima di Roma. Loseto, si divide tra la particolare zona vecchia e l’isolamento della zona nuova. Di Carbonara fa parte anche il quartiere Santa Rita, nato sull'ex Cava di Maso tra la fine degli anni 80 e l'inizio dei 90. Infine tra Carbonara e Modugno si apre l'enorme area dello Stadio San Nicola, impianto sportivo inaugurato nel 1990 in una zona ricchissima di masserie e ipogei che affondano purtroppo nel degrado.  

Sul litorale sud sono invece presenti San Giorgio e Torre a Mare. Il primo è un piccolo tratto di costa caratterizzato da una serie di villette una attaccata all’altra edificate a partire dagli anni 70. Qui ogni anno da Cala Pantano, la foce di lama San Giorgio, partono ogni 7 maggio le celebrazioni per la festa di San Nicola. Torre a Mare è invece un vivo e turistico porticciolo che si distingue anche per la presenza di ville d’epoca, di una lama (Giotta), di antiche grotte e ipogei e di graziose calette sabbiose.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Quartiere San Nicola: la Basilica rappresenta il fulcro della cittadella nicolaiana
Quartiere Murat: il palazzo dell'Ateneo di Bari in piazza Umberto
Quartiere Umbertino: facciata dello storico teatro Petruzzelli
Quartiere Madonella: la piazza con l'edicola della Madonna che ha dato il nome al quartiere
Libertà: la chiesa del Redentore tra via Crisanzio e via Martiri D'Otranto
San Pasquale: il convitto Cirillo
Quartiere Carrassi: la Chiesa Russa di Corso Benedetto Croce
Quartiere Picone: il Policlinico di Bari che si affaccia su piazza Giulio Cesare
Mungivacca: panoramica della parte più antica del quartiere
Quartiere Japigia: il cavalcavia pedonale che permette di attraversare la ferrovia
Quartiere Marconi: il faro di San Cataldo risalente al 1869
San Girolamo: la foce del Canalone
Quartiere Stanic: panoramica della raffineria attorno alla quale è nato il rione
Viale Europa: l'ingresso del quartiere San Paolo
Quartiere Poggiofranco: il palazzo della Telecom di via Camillo Rosalba
Il Titolo sul lungomare Cristoforo Colombo che divide Palese da Santo Spirito
Santo Spirito: il porto con i suoi pescherecci
San Pio: alcuni caseggiati del quartiere
L'ospedale Di Venere a Carbonara
Ceglie del Campo: il castello risalente al II secolo a.C.
Loseto: i suoi alti palazzi isolati
La costa di San Giorgio
Torre a mare: il caratteristico porticciolo



Marco Montrone
Scritto da

Scritto da

Lascia un commento
  • Anna Iacovazzi - Come mai non avete parlato di Palazzo Caleno e della sua Cappella privata a proposito del quartiere Picone?
  • BARINEDITA - Cara Anna, come no? Ne abbiamo parlato eccome. Nella scheda di Picone se clicca sul "nucleo storico del quartiere" c'è tutta la storia della cappella. Saluti
  • Nicola Sibillano - Mio padre classe 1916,non più tra noi ovviamente, quando voleva "fotografare" il Barese del popolino, quello verace con il dialetto strettissimo diceva : ma c'si de sopo a Sante Pit. Ma questo San Pietro è un rione di ??? Bari vecchia sicuro, ma dove?


Powered by Netboom
BARIREPORT s.a.s., Partita IVA 07355350724
Copyright BARIREPORT s.a.s. All rights reserved - Tutte le fotografie recanti il logo di Barinedita sono state commissionate da BARIREPORT s.a.s. che ne detiene i Diritti d'Autore e sono state prodotte nell'anno 2012 e seguenti (tranne che non vi sia uno specifico anno di scatto riportato)