di Eva Signorile

Bari, l'affascinante scenario apocalittico delle ex acciaierie Scianatico: le foto
BARI – Può una fabbrica abbandonata nascondere al suo interno una bellezza fuori dal comune? La risposta è sì, se si prova a entrare nelle ex acciaierie Scianatico, situate tra via Napoli e via Ammiraglio Caracciolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parliamo di una fabbrica siderurgica di fine anni 30 dismessa definitivamente nel 1994, delimitata da un lungo muro perimetrale in pietra che nasconde tre capannoni dai tetti triangolari su cui spuntano alte ciminiere. Da 21 anni giace lì abbandonata, anche se un progetto approvato nel 2010 dal Comune prevede in quell’area la costruzione di edifici abitativi e commerciali e soprattutto la riqualificazione di una parte della vecchia struttura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Noi siamo entrati in quel che resta del complesso sfruttando un ingresso laterale: lo stretto spazio tra un cancello secondario e i cardini che lo reggono, ci ha permesso di intrufolarci oltre quella che abbiamo scoperto essere una prima recinzione. E ciò che abbiamo trovato all’interno ci ha lasciato a bocca aperta. (Vedi foto galleria)

Edifici, strutture portanti, resti di macchinari ormai rosi dal tempo e dalla ruggine, ma dove una vegetazione invadente sembra che abbia pian piano preso il sopravvento, con il muschio che copre come un tappeto tutte le zone in cui i raggi del sole arrivano a fatica. Qui le uniche padrone sembrano le piante e le lamiere sembrano tenute insieme dalle rampicanti che regnano incontrastate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il primo capannone è dominato dalla presenza di una specie di vasca circolare e interrata con dentro dell'acqua, residuo forse delle ultime piogge. Ovunque solo grandi macchinari ormai fermi, cemento, zone allagate, vegetazione incontrollata, avvisi che nessuno più leggerà e qualche sospetto fruscìo su cui preferiamo non indagare. A sorpresa, ci si para innanzi un'edicola votiva, priva però della sua statuina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


L'edificio adiacente è un lungo capannone rettangolare percorso tutt'intorno da file di finestre poste in alto. Il pavimento è solcato da due binari. E' il regno del muschio. Il terzo edificio è sempre a pianta rettangolare e con il soffitto a botte. Una delle pareti è interamente percorsa da enormi finestroni che lasciano filtrare la luce autunnale. Sulle nostre teste ci sono ancora le vecchie carrucole. Qui c'erano forse gli uffici: lo deduciamo dalla presenza di numerosi faldoni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Guardandosi intorno si ha la sensazione assurda che tutto sia stato lasciato qui in grande fretta, come se la zona fosse stata abbandonata all'improvviso, idea forse suggerita dalle immagini di vita quotidiana che ci colpiscono e che sembrano rimaste lì, congelate in istante infinito: berretti da lavoro e attrezzi lasciati per terra, armadietti per il cambio spalancati, documenti gettati alla rinfusa, persino un poster del calciatore Ruud Gullit. E poi santini e un vecchio calendario datato 1994. 

Sembra di camminare in uno scenario apocalittico (seppur affascinante), di essere in uno di quei film che parlano di un futuro distopico in cui l'umanità è ridotta a pochi esemplari e la natura più selvaggia può finalmente riprendersi ciò che le era stato tolto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

*con la collaborazione di Salvatore Schirone

(Vedi ampia galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Il muro perimetrale delle Acciaierie Scianatico che si affaccia su via Napoli
Uno degli edifici che faceva parte dello stabilimento siderurgico visto da via Caracciolo
Una ciminera
Le ciminiere dominano il panorama
Entrando nell'edificio principale delle acciaierie spunta una vecchia vasca piena d'acqua circondata da verde spontaneo
La ruggine sta divorando le strutture in metallo e la vegetazione cresce rigogliosa innalzandosi lentamente verso il tetto
Vecchi macchinari ormai in disuso
Altre apparecchiature consumate dal tempo
L'interno del capannone è un inferno di ferro e cemento
Il muschio si è impadronito delle pareti che non vengono illuminate dal sole
Un vecchio ingresso preceduto da una grossa pozzanghera
Ancora uno scatto dell'edificio principale
Un'altra zona allagata
Alcune indicazioni rivolte ai lavoratori che popolavano la struttura
Un segnale dedicato ai cambi di turno
Un'edicola votiva priva della sua piccola statua
Un altro stabile è invece solcato da due binari che si fanno largo su un tappeto di muschio
I giochi di luce all'interno della struttura dovuti alle file di finestre che percorrono l'intero perimetro del tetto
Un altro capannone caratterizzato da grandi finestre laterali e alcune carrucole in alto
Un berretto abbandonato a terra
I resti di un attrezzo da lavoro
Alcuni armadietti usati per il cambio dei dipendenti
Alcune frasi scritte su un armadietto
Un altro armadietto addobbato con figure sacre e santini
Sul muro si nota un poster del calciatore Ruud Gullit
Un calendario del 1994, l'anno in cui l'area venne abbandonata



Eva Signorile
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  • Luca - Anche Vitone ha fatto un video al riguardo a ottobre.... cosa ne pensate? https://www.facebook.com/angolodiVITONE/videos/vl.903505983063132/1479017855736652/?type=1
  • saverio sciacovelli - Seguo sempre con molto interesse le vostre inchieste e mi piace moltissimo essere aggiornato sugli avvenimenti passati e presenti della nostra città. Grazie per il lavoro che fate per noi . Vi invito a correggere il nome della strada; via Ammiraglio Francesco Caracciolo.
  • BARINEDITA - Grazie mille per la segnalazione Saverio e grazie per i suoi complimenti, li accettiamo con sommo piacere. Saluti e continui a seguirci.
  • Filli - Che peccato, un tempo era una "bella" fabbrica, nel senso che aveva tanti lavoratori e questo stato di abbandono è molto triste.
  • Giuseppe Vischio - Sono entrato a 19 anni e ne sono uscito a 35, ci ho lavorato x quasi 16 anni, prima che chiudesse e mi trasferissi per lavoro in emilia. Ora sono in pensione e spesso torno a Bari, sono anche appassionato di fotografia, e vorrei tornare in quei luoghi della mia gioventù per immortalarne i resti per i ricordi che furono. Attualmente ne ho qualcuna fatta nel mio reparto durante il mio periodo di lavoro con colleghi


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