Bari, quella misconosciuta chiesetta nascosta in via Bellomo: era la cappella dei Sylos Labini
Letto: 1410 volte
giovedì 16 gennaio 2025
Letto: 1410 volte
di Andrea Mattoni - foto Rafael La Perna
È questo il caso di un tempietto che si trova nel quartiere Picone, costruito nel 1892 come cappella privata della famiglia Sylos Labini, originaria di Bitonto. Un edificio religioso tanto grazioso quanto misconosciuto, anche perché da tempo sconsacrato e adibito a sede amministrativa di una società di autonoleggio. (Vedi foto galleria)
La chiesetta si cela al numero 83 di via Bellomo, qualche metro prima del sottopassaggio che conduce alla basilica di Santa Fara. Si erge accanto a una stazione di servizio Ip ed è divisa dalla strada da una lunga e antica parete in pietra contraddistinta da due colonne che racchiudono un cancello in ferro.
Superiamo dunque l’accesso per entrare in un vasto cortile utilizzato dall’impresa di autonoleggio come parcheggio per le macchine. E sulla destra ecco apparire la cappella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Notiamo subito come il piccolo edificio, di color rosa pallido, sia di fatto attaccato a un alto muro: quello che separa l’area dalla sovrastante via Tatarella. Percorrendo quest’ultima strada è infatti possibile scorgere in basso la chiesetta, con il suo piccolo campanile a vela da tempo privo di campana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proprio l’apertura di via Tatarella, nei primi anni del nuovo millennio, segnò la cancellazione di buona parte della tenuta che circondava la cappella, appartenente (come risulta dai dati catastali) ai Sylos Labini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Anche se la chiesa è stata sconsacrata molto prima - afferma un’anziana signora residente a Picone -. Io abito in questa zona da più di quarant’anni: quando sono arrivata il luogo aveva già perso la sua funzione originaria, quella di luogo di preghiera dei Sylos Labini».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Osserviamo ora più da vicino il tempio, che appare come un semplice parallelepipedo in stile neoclassico. «Ha un portale d’accesso architravato, caratterizzato da una trabeazione retta da mensole a “S” e stipiti modanati - ci illustra l’architetto Simone De Bartolo -. In asse con il portale si trova un oculo, un’apertura circolare di dimensioni ridotte, mentre la copertura è piana a terrazzo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Notiamo come nella parte posteriore sia presente una sorta di profferlo, una scala esterna, che rappresenta una superfetazione, ossia un’aggiunta successiva incongrua rispetto all’edificio di culto, sebbene mimetizzata dal colore uniforme della tinteggiatura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una targa in pietra, posta su un’entrata laterale riporta la data “1892”, che potrebbe riferirsi all’anno di costruzione o consacrazione dell’edificio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Purtroppo non riusciamo a vedere altro perché i gestori dell’autonoleggio non ci permettono, per questioni di privacy, di accedere all’interno del tempio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non ci resta quindi che tornare sui nostri passi per dirigerci verso la vicina basilica di Santa Fara, lì dove ci è stato rivelato si trovano tre statue in cartapesta presenti un tempo nella cappella Sylos Labini. Furono infatti spostate quando il luogo fu sconsacrato e da allora arricchiscono la parrocchia fondata dai frati cappuccini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Entriamo dunque nel grande tempio religioso per andare alla ricerca di queste sculture, che troviamo sparse in vari angoli della chiesa. Si tratta di un Cristo benedicente, di un Crocifisso e di una Madonna col bambino dagli accesi colori azzurro e rosa. Tutte presentano una scritta: “Scultura di Carmelo Bruno restaurate nel 2001 da Rocco Zappatore di Palmariggi”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Carmelo Bruno fu uno scultore e cartapestaio nato a Lecce a fine 800 che operò nella prima metà del 900 prima in Puglia e poi ad Arezzo. La scelta di commissionare delle opere a un noto e apprezzato artista fa comprendere l’importanza avuta in passato dalla cappella Sylos Labini: luogo di rifugio dove poter pregare in silenzio, circondati solo da tanta campagna.
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Mariano Argentieri - La costruzione della strada Giuseppe Tatarella non ha dato, invece, scampo alla residenza...ed anche il muro perimetrale evidentemente è stato modificato. All'interno della cappella avranno ipoteticamente realizzato un ambiente per altri usi abitativo o lavorativo.