Il Lungomare Sud tra passato, presente e futuro. Racconto n.2: Via Di Cagno Abbrescia
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giovedì 20 febbraio 2025
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di Giancarlo Liuzzi - foto Rafael La Perna
Il primo capitolo del nostro reportage è stato dedicato a Corso Trieste, il tratto di lungomare che va da Pane e Pomodoro al Torrente Valenzano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggi invece vi racconteremo dei tre chilometri di via Giovanni Di Cagno Abbrescia, ovvero del segmento più disabitato e degradato che arriva sino al lido “Il Trullo”. (Vedi foto galleria)
Superato quindi il Canalone ci ritroviamo ad affiancare sulla nostra destra un grande terreno incolto, mentre sulla sinistra delle siepi separano la strada da una lingua di costa inutilizzata che “anticipa” la spiaggia di Torre Quetta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Fu proprio su questo tratto di litorale che fino agli anni 80 del secolo scorso sorgeva “Il Transatlantico”: un ristorante che per la sua forma dava ai clienti la sensazione di trovarsi su una nave. Fondato nel 1950, per trent’anni accolse cerimonie e concerti nelle sue eleganti sale. Ma a seguito della scomparsa del proprietario Pasquale Angelillo l’attività fu chiusa e la struttura smantellata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proseguiamo per qualche centinaia di metri per incontrare sulla destra una delle strutture “simbolo” della zona: l’ex caseificio Adriatico. Si tratta di un immobile bianco di metà 900, con tetto spiovente affiancato da un torrino che, dopo aver ospitato un ufficio postale e prodotto latticini per decenni, è in stato di degrado da circa 15 anni. Le mura esterne sono coperte da graffiti, gli interni invece sono cadenti e colmi di rifiuti. Lo scorso aprile però è stato approvato un progetto di realizzazione di un ristorante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sulla nostra sinistra si estende invece Torre Quetta: ampia area costiera che rappresenta l’unico tratto riqualificato di via Di Cagno Abbrescia. Una zona oggi transennata perché è proprio da qui che sono recentemente partiti i lavori per il parco Costa Sud.
Si tratta di un progetto finanziato dal Pnrr con oltre 80 milioni di euro che porterà sul lungomare percorsi ciclopedonali, aree balneabili, giardini e zone per il tempo libero e lo sport. E questo grazie allo spostamento dell’attuale via Di Cagno Abbrescia nella parte più interna, ora occupata dai binari. Ferrovia che, a seguito dei lavori del cosiddetto “collo d’oca”, verrà a sua volta deviata permettendo così al lungomare di ricongiungersi con il resto della città.
Ma parliamo della spiaggia di Torre Quetta, dotata di arenili fatti di ciottoli, giardini, passerelle, zone ludiche e punti ristoro. Inaugurata nel 2002 fu posta sotto sequestro dopo appena tre anni: nell’area infatti vennero rinvenute tonnellate di amianto sversate dalla Fibronit, la “fabbrica della morte” del quartiere Japigia. Furono quindi messi in atto gli opportuni lavori di messa in sicurezza, che terminarono solo nel luglio del 2010.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I rifiuti tossici furono interrati e coperti da spessi strati di pietre che andarono a creare una scogliera sommersa posta a dieci centimetri sotto il livello dell’acqua. La cosa curiosa è che da allora la barriera frangiflutti va costantemente a increspare il mare, “rompendo” le onde che giungono a riva. Viene così sfruttata dalla vicina scuola di surf (oggi chiusa a causa dei lavori) per cavalcare l’acqua con le proprie tavolette.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Andiamo avanti e sulla destra raggiungiamo una vecchia casa cantoniera color mattone che sorge oggi ai piedi della stazione di Bari Torre Quetta inaugurata nel 2016.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sulla nostra sinistra invece la costa continua a essere recintata con escavatori, operai e macchine edili all’opera. Il progetto del parco prevede che proprio questo punto diverrà il nuovo polo della balneazione di Bari in continuità con l’adiacente Torre Quetta, con zone solarium e passerelle per l’accesso diretto all’Adriatico.
Sul lato destro della via incrociamo invece delle casette diroccate che per anni hanno ospitato numerose prostitute. Tempo fa, prima della loro chiusura forzata avvenuta nel 2015, riuscimmo anche a intervistare Maria, la signora che dopo aver praticato il mestiere “gestiva” le ragazze che accoglievano i clienti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C’è da dire che queste “case chiuse” rappresentavano solo una minima parte del commercio sessuale operante sul lungomare, che in passato, soprattutto di notte, si presentava come un susseguirsi di fuochi. Oggi la situazione è migliorata ma la strada rimane ancora “battuta”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo pochi passi raggiungiamo una malmessa palazzina bianca che ospitava una pompa di benzina e un bar operanti qui sino a poco fa, con tanto di distributore automatico di profilattici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Costeggiamo poi un campo colmo di rifiuti riuscendo a vedere un treno passare sui binari che si trovano a pochi metri di distanza da noi. Questa ampia area di circa 15 ettari sarà trasformata in un altro parco con terrazzamenti, percorsi pedonali e collegamento diretto con il quartiere Japigia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Subito dopo ci imbattiamo in un angolo vissuto di via Di Cagno Abbrescia composto da una villetta, una ditta di quadri e cornici e dal Sail Village: complesso realizzato nel 2009 in un vecchio opificio con ristorante e uffici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un’oasi nel deserto che si affianca a uno degli immobili simbolo del vecchio e del nuovo lungomare: un capannone costruito negli anni 60 che, dopo aver ospitato anche l’ex supermercato GS, fu abbandonato per decenni riducendosi a rudere. L’immobile però nel 2022 è stato demolito e ricostruito (conservando la vecchia forma) per ospitare 30 appartamenti e un bar/ristorante con terrazza vista mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sul lato della costa invece l’area del cantiere si interrompe e possiamo così raggiungere l’Adriatico, che si infrange su un litorale basso e scoglioso. Dall’altra parte invece si ritorna al degrado. Su un terreno si stagliano delle palazzine lasciate incomplete da decenni e, fino a poco tempo fa, occupate da famiglie rom.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Adiacente agli immobili si trova un altro cantiere per l’adeguamento degli scarichi dell’impianto di depurazione Bari Est. A ridosso del mare sono infatti visibili i due grandi tubi della condotta fognaria sottomarina chiamata “bocca del diavolo”. Questa subirà un allungamento dagli attuali 750 metri a ben 2.250 metri e sarà portata a una profondità di 32 metri al posto di 17, con conseguente miglioramento della qualità delle acque marine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lato terra continua però la desolazione con una stradina in salita che costeggia basse palazzine decadenti e anche una villa dall’aspetto antico ma ormai in rovina. L’area che circonda gli edifici è inoltre piena di resti di elettrodomestici, materassi e rifiuti di ogni genere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A qualche decina di metri incrociamo invece una dimora più moderna curata e, oltre due possenti colonne in pietra, una vecchia dimora in disuso “abitata” da alcuni grossi cani. E subito dopo, ancora una volta, altri edifici malmessi, muretti crollati e abitazioni occupate dai rom.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo intanto arrivati alla fine del nostro viaggio. In lontananza scorgiamo il caratteristico profilo dello stabilimento balneare “Il Trullo”, che segna il passaggio tra via Di Cagno Abbrescia e via Giovine (tratto di lungomare di cui parleremo nel prossimo capitolo).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il lido, il cui nome rimanda alla tipica struttura pugliese situata al suo ingresso, è stato fondato nel 1946 e per decenni è stato un punto di riferimento dei baresi tra mattinate al mare e cene nel suo ristorante vista Adriatico. La struttura è stata però chiusa nel 2021 per problemi burocratici e da allora è stato vittima di vandalismo e persino di un incendio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma la “spiaggia” potrebbe avere presto nuova vita grazie alla società Zen di Gallipoli che, dopo aver vinto una gara, dovrebbe ristrutturare e riaprire lo stabilimento. Un’ulteriore speranza di rinascita per questo tratto di lungomare che intanto continua a convivere con decadenza e abbandono.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
Foto di copertina di: Fabio Voglioso
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- gaetano sacco - Vecchi ricordi recuperati alla memoria: il caseificio Adriatico, il distributore della benzina, il Trullo, Il Transatlantico, ecc. Che fine ha fatto la Sirenetta? E il progetto di sviluppo turistico del lungomare sud di Bari?