di Giancarlo Liuzzi - foto Rafael La Perna

Bari, il Lungomare Sud tra passato, presente e futuro. Racconto n.1: Corso Trieste
BARI – Una strada costiera lunga 6 chilometri che, nonostante le sue grandi potenzialità, versa da decenni nel più completo degrado, tra edifici abbandonati, prostituzione e terre occupate dai rom. È il Lungomare Sud di Bari, arteria inaugurata negli anni 60 del 900 che collega Pane e Pomodoro a San Giorgio, affiancando un litorale frastagliato e roccioso.

Il problema di questa lunga via è stato sempre il suo isolamento: non ci sono infatti strade e ponti che la collegano al resto del capoluogo pugliese, da cui è divisa dai binari delle Ferrovie dello Stato. Tutti i tentativi di valorizzare l’area sono così falliti nel tempo, con i baresi che hanno dovuto assistere a chiusure di lidi, bar, ristoranti e all’abbandono di progetti che avrebbero potuto modificare il volto a questa zona di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ora però tutto potrebbe cambiare. Sono in atto infatti i lavori per la variante “collo d’oca” del nodo ferroviario che porterà allo spostamento di gran parte del tracciato su cui viaggiano i treni. Contestualmente è stato avviata la creazione del parco costiero Bari CostaSud, finanziato dal Pnrr con oltre 80 milioni di euro, che porterà qui strade pedonali, spiagge e giardini. Insomma la città è vicina a riappropriarsi di questo tratto di litorale finora ammirato solo da lontano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E noi, prima che tutto venga rivoluzionato, siamo andati a raccontare il Lungomare Sud tra passato, presente e futuro. Data la lunghezza della strada abbiamo però diviso il reportage in tre diversi capitoli, quanti sono i nomi che la via litoranea assume durante il suo percorso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Vi parleremo quindi prima di corso Trieste (il tratto più a nord), poi di via Giovanni Di Cagno Abbrescia (la parte centrale) e infine di via Alfredo Giovine (la zona più a sud, confinante con San Giorgio).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Partiamo quindi da corso Trieste, quello che fu il primo tratto di lungomare di levante a essere stato creato negli anni 60 del 900. (Vedi foto galleria)

Prima da qui passava soltanto una stretta strada sterrata che collegava il monumentale lungomare Nazario Sauro (completato nel 1932) all’ex frazione di San Giorgio. Già allora era però presente la cosiddetta spiaggia di Pane e Pomodoro: un tempo un’insenatura  con poca sabbia, composta più che altro da pietre e terriccio, che veniva battuta da tanti baresi provenienti soprattutto dai quartieri di Madonnella e Japigia.

Il suo particolare nome derivava dal fatto che un tempo qui erano coltivate delle piante di pomodoro: chi veniva a farsi il bagno ne approfittava per cogliere i rossi frutti farcendo così il proprio panino. La realizzazione della strada asfaltata però, al posto di portare beneficio alla spiaggia, ne alimentò il degrado. La zona infatti si trasformò ben presto in ricettacolo di rifiuti di ogni genere, frequentata unicamente da coppiette e clienti di prostitute per consumare rapporti sessuali in auto. 

Questo fino al 1997, quando per i Giochi del Mediterraneo, questo tratto di costa fu scelto per ospitare le gare di canottaggio della manifestazione sportiva organizzata a Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da quel momento, in breve tempo, tutto cambiò: arrivarono sabbia, bagnini, mezzi di salvataggio, pontili, piazzette e bar. E oggi Pane e Pomodoro è divenuta un punto di riferimento per bagnanti, runners, amanti degli sport acquatici, vecchietti che giocano a carte e turisti. Il tutto nonostante l'annoso problema dello scarico fognario, causa di inquinamento ogni volta che si scatena un temporale.

Di fronte alla spiaggia si trova poi un agglomerato di edifici da sempre un po’ isolato dal resto di Bari. Fu creato a partire dagli anni 50 ed ebbe uno sviluppo negli anni 80, quando si cominciò a parlare della realizzazione in questa zona di Punta Perotti e Parco Perotti: grandiosi progetti che prevedevano la costruzione di grattacieli, hotel, impianti balneari e ampie aree verdi su tutto il lungomare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Imprenditori e aziende edili, approfittando della prospettata riqualificazione dell’area, innalzarono quindi moderni complessi residenziali con spazi per uffici e attività commerciali. Tra questi l’ex sala ricevimenti“El Cid Campeador” l’iconico grattacielo dell’Inail e la chiesa di San Sabino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Peccato che i tanto annunciati progetti non furono mai iniziati. Nel 1995 fu comunque avviata la costruzione di un enorme complesso immobiliare i cui lavori vennero però in seguito bloccati. Pur in assenza di abusivismo, il palazzone (ridenominato la “saracinesca sul mare”) fu infatti considerato troppo vicino alla costa per poter essere completato. La salvaguardia del litorale portò quindi alla decisione, nell’aprile del 2006, di abbatterlo con cariche di dinamite.

Sulle ceneri di quella che sarebbe dovuta essere Punta Perotti venne realizzato nel 2008 Parco Perotti. Lo raggiungiamo lasciandoci alle spalle il Palazzo dell’Inail e superando una vasta area adibita a parcheggio. Ci ritroviamo così davanti un grande prato con degli alberi intorno caratterizzato da tendoni metallici che fanno ombra a delle panchine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A ridosso del giardino si trova anche la fermata ferroviaria di Bari Parco Sud che, tramite un sottopasso, “unisce” l’area con l’adiacente quartiere Japigia: l’unico collegamento del lungomare sud con il resto della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La zona a ridosso del mare invece è occupata dal park&ride realizzato nel 2004, da giardinetti di recente fattura e soprattutto da lunga lingua di asfalto coperta da erbacce e separata dall’Adriatico da una distesa di ciottoli. Un tratto di costa praticamente inutilizzato che però verrà presto riqualificato. C’è infatti un progetto del Comune (approvato nel 2021) che prevede la creazione in questo punto di piste pedonali e ciclabili, pontili, punti ristoro, aree per relax e sport.

La zona potrebbe quindi rivalorizzarsi dopo decenni. Sono passati infatti settant’anni da quando proprio qui c’era il Gran Lido Marzulli, dotato di cinema, negozi, casinò, piscina e ben 600 cabine per i bagnanti. Uno stabilimento che fu però attivo solo dal 1949 al 1956, anno in cui il Comune decise di creare l’attuale corso Trieste cambiando volto al litorale di levante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Corso Trieste che tra l’altro oggi è in via di trasformazione: l’ampia strada a quattro corsie sarà ridotta a due e i semafori sostituti da rotonde. Questo servirà a regolarizzare il traffico della via che, soprattutto di notte, è causa di numerosi incidenti stradali. Mentre la percorriamo notiamo infatti un mazzo di fiori, legato a un guardrail distrutto, proprio a ricordo di una vittima.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopo pochi passi giungiamo su un ponticello: quello che sovrasta la foce del cosiddetto “Canalone di Japigia”. Si tratta dell’ultimo tratto di Lama Valenzano, rinforzato da argini costruiti negli anni 30 per prevenire tristi alluvioni come quelle che avevano martoriato la città nei decenni precedenti.

Un posto ricco di vegetazione diventato nel tempo un paradiso per gli amanti per gli amanti del birdwatching. Qui infatti fanno tappa, tra gli altri, aironi, mignattai, pavoncelle, cormorani, gazzette e nidifica anche il fratino, piccolo volatile che mimetizza il proprio nascondiglio tra le pietre della costa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta ora che superare il muretto a ridosso della strada per scendere nella foce del torrente, inclusa da due argini che si allungano nel mare. Ne percorriamo uno fino a raggiungere una graziosa capannina, fatta con vecchi tronchi portati qui dalle correnti. E qui, prima di continuare il nostro racconto del Lungomare Sud, facciamo una breve sosta per godere della vista dell’Adriatico e dello skyline del centro di Bari, ormai lontano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)

Foto di copertina di: Antonio Caradonna


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Corso Trieste fu il primo tratto di lungomare di levante a essere stato creato negli anni 60 del 900 (foto di Antonio Caradonna)
Prima da qui passava soltanto una stretta strada sterrata che collegava il monumentale lungomare Nazario Sauro (completato nel 1932) all’ex frazione di San Giorgio
Già allora era però presente la cosiddetta spiaggia di Pane e Pomodoro: un tempo un’insenatura  con poca sabbia, composta più che altro da pietre e terriccio, che veniva però battuta da tanti baresi provenienti soprattutto dai quartieri di Madonnella e Japigia
Nel 1997, per i Giochi del Mediterraneo, Pane e Pomodoro fu scelta per ospitare le gare di canottaggio della manifestazione sportiva organizzata a Bari
Da quel momento, in breve tempo, tutto cambiò...
...arrivarono sabbia, bagnini, mezzi di salvataggio...
...pontili...
...piazzette e bar
E oggi Pane e Pomodoro è divenuta un punto di riferimento per bagnanti, runners, amanti degli sport acquatici, vecchietti che giocano a carte e turisti
Di fronte alla spiaggia si trova un agglomerato di edifici da sempre un po’ isolato dal resto di Bari
Fu creato a partire dagli anni 50 ed ebbe uno sviluppo negli anni 80, quando si cominciò a parlare della realizzazione in questa zona di Punta Perotti e Parco Perotti: grandiosi progetti che prevedevano la costruzione di grattacieli, hotel, impianti balneari e ampie aree verdi su tutto il lungomare
Imprenditori e aziende edili, approfittando della prospettata riqualificazione dell’area, innalzarono quindi moderni complessi residenziali con spazi per uffici e attività commerciali. Tra questi l’ex sala ricevimenti “El Cid Campeador”...
...l’iconico grattacielo dell’Inail e la chiesa di San Sabino
Peccato che i tanto annunciati progetti non furono però mai iniziati. Nel 1995 fu comunque avviata la costruzione di un enorme complesso immobiliare i cui lavori vennero però in seguito bloccati. Il palazzone fu infatti considerato troppo vicino alla costa per poter essere completato
La salvaguardia del litorale portò quindi alla decisione, nell’aprile del 2006, di abbatterlo con cariche di dinamite
Sulle ceneri di quella che sarebbe dovuta essere Punta Perotti venne realizzato nel 2008 Parco Perotti
Lo raggiungiamo lasciandoci alle spalle il Palazzo dell’Inail e superando una vasta area adibita a parcheggio
Ci ritroviamo così davanti un grande prato con degli alberi intorno...
...caratterizzato da tendoni metallici che fanno ombra a delle panchine
A ridosso del giardino si trova anche la fermata ferroviaria di Bari Parco Sud
...che, tramite un sottopasso, “unisce” l’area con l’adiacente quartiere Japigia: l’unico collegamento del lungomare sud con il resto della città
La zona a ridosso del mare invece è occupata in parte dal park&ride realizzato nel 2004...
...da giardinetti di recente creazione...
...e soprattutto da lunga lingua di asfalto coperta da erbacce e separata dall’Adriatico da una distesa di ciottoli
Un tratto di costa praticamente inutilizzato che però verrà presto riqualificato
C’è infatti un progetto del Comune (approvato nel 2021) che prevede la creazione in questo punto di piste pedonali e ciclabili, pontili, punti ristoro, aree per relax e sport
La zona potrebbe quindi rivalorizzarsi dopo decenni. Sono passati infatti settant’anni da quando proprio qui c’era il gran Lido Marzulli, dotato di cinema, negozi, casinò, piscina e ben 600 cabine per i bagnanti
Uno stabilimento che fu però attivo solo dal 1949 al 1956, anno in cui il Comune decise di realizzare l’attuale corso Trieste cambiando volto al litorale di levante
Corso Trieste che tra l’altro oggi è in via di trasformazione: l’ampia strada a quattro corsie sarà ridotta a due e i semafori sostituti da rotonde
Questo servirà a regolarizzare il traffico della via che, soprattutto di notte, è causa di numerosi incidenti stradali. Mentre la percorriamo notiamo infatti un mazzo di fiori, legato a un guardrail distrutto, proprio a ricordo di una vittima
Dopo pochi passi giungiamo su un ponticello: quello che sovrasta la foce del cosiddetto “Canalone di Japigia”
Si tratta dell’ultimo tratto di Lama Valenzano, rinforzato da argini costruiti negli anni 30 per prevenire tristi alluvioni come quelle che avevano martoriato la città nei decenni precedenti
Un posto ricco di vegetazione diventato nel tempo un paradiso per gli amanti per gli amanti del birdwatching. Qui infatti fanno tappa, tra gli altri, aironi, mignattai, pavoncelle, garzette e cormorani e nidifica anche il fratino
Non ci resta ora che superare il muretto a ridosso della strada per scendere nella foce del torrente, inclusa da due argini che si allungano nel mare
Ne percorriamo uno fino a raggiungere una graziosa capannina, fatta con vecchi tronchi portati qui dalle correnti
E qui, prima di continuare il nostro racconto del Lungomare Sud, facciamo una breve sosta per godere della vista dell’Adriatico e dello skyline del centro di Bari ormai lontano



Giancarlo Liuzzi
Scritto da

Rafael La Perna
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  • gaetano - Meritori i servizi che fate. Ci fanno conoscere una Bari, a volte, non del tutto nota.


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