Antichi macchinari e silenziosi corridoi: la Manifattura Tabacchi prima della sua trasformazione
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giovedì 9 gennaio 2025
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di Giancarlo Liuzzi - foto Giacomo Pepe
Dell’antica industria non resta quindi quasi più nulla. Proprio Giacomo Pepe però, nel gennaio del 2023, a lavori non ancora iniziati, è riuscito a fotografare gli interni della fabbrica, svelando così lunghi silenziosi padiglioni, rari macchinari e poi scritte, cartelli e giornali risalenti a quasi mezzo secolo fa. Un pezzo di storia del capoluogo pugliese “recuperato” prima di essere spazzato via per sempre. (Vedi foto galleria)
Prima però di immergerci in queste splendide immagini, è necessario ricordare la storia della Manifattura dei tabacchi. La sua nascita ha inizio nel 1900, quando Bari fu scelta come sede della nuova industria (già presente nel Sud a Lecce e a Napoli). Il progetto fu redatto, tra il 1903 e il 1905, dall’ingegnere Vittorio Emanuele Aliprandi e presentato all’Esposizione di Milano del 1906.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La costruzione partì nel 1908 e terminò il primo febbraio del 1913, anno in cui la Manifattura iniziò ufficialmente la produzione. Nel primo anno furono realizzati oltre 5000 quintali di sigari, sigarette e trinciati di vario genere: numeri che furono triplicati negli anni seguenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La manodopera era affidata principalmente alle giovani donne, le cui mani piccole erano più adatte alla minuziosa produzione di sigarette. Tempo fa intervistammo una delle ultime “sigaraie” ancora in vita, la 97enne Vincenza, che ci rivelò come, data la numerosa presenza femminile, l’opificio fosse anche dotato di un asilo nido e di una nursery, dove le madri potevano lasciare i figli durante la loro attività. Oltre questi servizi la Manifattura ospitava anche un cinema (l'Arena Giardino) e un centro ricreativo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo la seconda guerra mondiale buona parte della struttura subì dei grossi lavori di ristrutturazione. Gli edifici laterali su via Nicolai, via Libertà e via Crisanzio furono innalzati di un piano mentre gli altri vennero restaurati con l’aggiunta di nuovi macchinari e impianti. Un totale rifacimento che si protrasse fino alla fine degli anni 60.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La fabbrica continuò quindi a diffondere nell’aria attraverso le sue ciminiere l’odore caldo del tabacco: quell’aroma che per decenni fu il tratto distintivo del quartiere Libertà. Ma pian piano la diminuzione dei lavoratori e la costruzione di una nuova fabbrica nella zona industriale, portarono a un minor utilizzo dello storico opificio, che chiuse definitivamente i battenti nel 1982.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da allora soltanto una parte del complesso venne riaperta e riadattata. Tra la fine degli la fine degli anni 80 e la metà degli anni 90 la zona orientale venne infatti usata come aula bunker per i maxiprocessi ai clan malavitosi locali. Altri locali di via Crisanzio alla fine del 900 furono invece restaurati per ospitare gli ambulanti del mercato giornaliero un tempo presente in via Nicolai. Area che visitammo anni fa, descrivendo anche i graziosi giardini della Manifattura con i chioschetti in stile liberty.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La maggior parte dell’edificio rimase però abbandonata. Negli anni si parlò più volte di un recupero e di una possibile rifunzionalizzazione, ma le complessità burocratiche, i passaggi di proprietà tra enti e il costo dei lavori hanno sempre allungato i tempi. Soltanto nel 2015 l’Invimit, società del Ministero dell’Economia e delle Finanze, attuale proprietaria della struttura, annunciò la realizzazione della nuova sede del Cnr negli edifici dell’ex Manifattura tabacchi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lavori che, dopo otto anni, sono finalmente iniziati grazie anche al finanziamento di 20 milioni di euro dei fondi Pnrr. A essere interessata è la zona ovest del complesso, estesa su oltre 20.000 metri quadri tra via Nicolai, via Libertà, via Speranza e via Crisanzio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Osserviamo ora le foto predette. Si vedono i vasti ambienti che un tempo ospitavano i diversi macchinari utilizzati nelle varie fasi di lavorazione del tabacco. Le stanze più antiche a piano terra sono voltate con numerose colonne, quelle realizzate negli anni 50 invece hanno dei soffitti in cemento con varie travi che formano una trama a scacchiera.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il reportage prosegue con lunghi corridoi dove porte in legno e vetri (ormai rotti), conducono nelle varie stanze. Qui le finestre piene zeppe di ragnatele e sporcizia lasciano intravedere le basse palazzine del Libertà, che accerchiano il massiccio edificio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In uno dei tanti locali sono ancora presenti degli antichi macchinari con due piccole vasche, utilizzati un tempo per produrre la colla delle sigarette. «Queste attrezzature verranno interamente restaurate – precisa Giacomo -. Saranno poi posizionate in un corridoio del piano terra dove verrà allestita una zona museale sul passato della Manifattura Tabacchi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sui muri scrostati è possibile scorgere gli antichi cartelli da lavoro ed alcune frasi scritte dagli operai tra la fine degli anni 60 e gli inizi degli anni 80: nomi degli impiegati, conteggi degli stipendi e date. Tra queste anche una serie di tacche segnate a matita sulle pareti, forse riferite al numero di prodotti realizzati o alle ore di attività svolte. Su altri muri vi sono invece foto scolorite, immagini sacre, calendari, volantini e persino le buste paga degli operai appese a un chiodo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Alcune scritte resteranno dove sono – ci spiega l’ingegnere -. Saranno coperte da pareti di cartongesso che le preserveranno nella loro originale posizione». L’edificio è infatti interamente vincolato dalla Soprintendenza, che ha voluto conservare alcuni degli elementi storici come il grande scalone con ringhiera, presente nell’immobile centrale, e le originali tegole dei tetti che verranno restaurate e riposizionate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da un’immagine si evince la presenza delle celle realizzate nei primi anni 90 durante il maxi processo alle cosche mafiose locali. Altri scatti ritraggono i corridoi aerei, con ampie finestre su entrambi i lati, che collegano i diversi fabbricati tra di loro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una suggestiva foto mostra anche il cortile interno del fabbricato con l’antica vasca di lavaggio del tabacco e l’alta ciminiera in pietra di 36 metri che convogliava i fumi delle lavorazioni. La prima è stata rimossa e sarà sostituita da serre e da alcune aiuole, la seconda invece sarà restaurata e servirà a smaltire le emissioni dei gruppi elettrogeni che saranno installati nel complesso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Il basso edificio presente al centro sarà invece ampliato con una struttura in metallo sovrastante – dice Pepe mentre ci illustra i rendering del progetto -. Questa sarà collegata agli altri immobili con dei corridoi sospesi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine Giacomo ci fa vedere delle immagini scattate dall’alto, oltre l'impressionante bocca della ciminiera. Mostrano non solo tutto il complesso dell’ex opificio, nel vivo dei lavori, ma anche gli edifici circostanti. C’è la scuola San Giovanni Bosco, la Casa degli alluvionati, l’Istituto Redentore e le colorate palazzine del Libertà: un rione quest’ultimo che vive nella speranza che la riqualificazione della Manifattura possa rappresentare il primo passo verso una sospirata rinascita dell’intero quartiere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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