San Cataldo: l'ex rione a luci rosse che, circondato dal mare, vive all'ombra del faro
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lunedì 15 maggio 2017
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di Katia Moro
Ad abitare la penisola ci sono persone che si trovano a convivere con la bellezza del mare ma anche con la sua forza, in un’area di certo non caratterizzata dalla presenza di servizi: ad esempio qui non c’è né una banca né un supermercato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
San Cataldo fa parte del quartiere Marconi, affianca la Fiera del Levante ed è racchiusa tra il lungomare Starita e via Adriatico. E’ proprio dall’incrocio tra queste due arterie che ci muoviamo alla scoperta di questo “rione nel rione” sviluppatosi a partire dagli anni 50 (vedi video). Imbocchiamo così via Adriatico lasciandoci alle spalle il Cus, il Centro universitario sportivo affacciato sull’Adriatico e attivo dal 1947.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo pochi metri sulla destra si impone la sosta in un luogo storico: il bar Gonnella, presente dal 1950. «L’ho ereditato 22 anni fa da mio padre che era subentrato a mio nonno nel 1964 – racconta la 60enne Maria Gonnella –. L’ho lasciato così com’era, senza cambiare nulla».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Salutiamo Maria e proseguiamo. Sulla sinistra si erge una delle “glorie” del quartiere: l’ex ospedale Cto (Centro traumatologico ortopedico). Eretto nel 1948 iniziò la sua attività nel 1953 secondo l’avveniristico progetto di curare gli operai infortunatisi sul lavoro secondo criteri “alberghieri”, con cineteatro, palestra e piscina. Da anni il nosocomio è stato dismesso e ora accoglie unicamente alcuni uffici dell’Asl.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Via Adriatico si caratterizza però anche per la presenza di una serie di ville d’epoca. San Cataldo infatti come la vicina San Girolamo prima della sua urbanizzazione rappresentava un luogo dove i borghesi andavano a villeggiare durante le vacanze estive per godersi la vicinanza del mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il mare appunto. Siamo arrivati alla fine della strada e davanti a noi si apre la lunga costa dalla quale siamo separati solo da un basso muretto. E’ maggio e a dominare qui è il silenzio, che sarà interrotto solo in estate, quando di sera la zona verrà presa d’assalto da tavolate improvvisate e dall’infinito susseguirsi di fornacelle accese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A caratterizzare il lungomare, una graziosa spiaggetta sulla quale si specchia “Villa Rosa”, edificio di architettura fascista divenuta oggi sala per ricevimenti. Passando davanti a numerose e note pizzerie, scorgiamo sulla nostra destra via Marconi, strada in salita contrassegnata dall’insegna del piccolo cinema Abc, baluardo dei film d’autore dal 1976. È qui che incontriamo un’affezionata residente del luogo, la 38enne Valeria.
La giovane ci racconta come fino agli anni 90 San Cataldo avesse la fama di “quartiere a luci rosse”. «Il rione è da sempre stato un facile approdo per attracco delle navi – dice - e così i marinai discesi dalle proprie imbarcazioni cercavano facili compagnie femminili. Io me le ricordo bene le vecchie case dove vivevano le prostitute affianco all’attuale cinema».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Valeria spiega come San Cataldo sia un po’ cambiata negli ultimi anni. «Rimane sempre una zona popolare, ma non è più quello dove noi bambini giocavamo per le strade vuote e andavamo da “Maria delle bombole” a comprare le caramelle o dal ciabattino Franco a far aggiustare le scarpe – afferma -. Il riammodernamento è iniziato a partire dal 1991 quando fu eretto in via Mogadiscio il primo grande palazzo su cui ancora oggi giganteggia l’iniziale dei costruttori Nitti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche se l’area è ancora piena di edifici vecchi e fatiscenti: basta proseguire sul lungomare per imbattersi in una grande casa rossa abbandonata e pericolante. La zona nord del rione è però la parte più storica di San Cataldo. Qui si trova il simbolo del quartiere: quel faro bianco che guarda le navi passare dal 1869. Ma non solo: è presente anche una targa in ferro che rievoca l’esperimento di Guglielmo Marconi, che nel 1904 compì in questo punto la sua prima trasmissione radio. Come dall’alta erba sbucano delle piccole “casematte” in pietra costruite durante la Seconda Guerra Mondiale per nascondere l’artiglieria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sempre appartenente al periodo del conflitto è il pericolante ex ospedaletto dei bambini, che troviamo in via Caprera, strettissima strada situata nel cuore di San Cataldo e caratterizzata da basse e antiche case.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche via Saseno mostra lo stesso aspetto della precedente viuzza. Da queste parti ci si imbatte nella bizzarra casa-officina dell’imprevedibile inventore Rocco Ciliberti, il cui figlio Simone, nell’attigua via Massaua crea sculture con pezzi riciclati in un surreale cortile straripante di oggetti tra i più disparati. San Cataldo è anche questo, un posto magari “disordinato” ma dove è possibile scovare storie e personaggi difficilmente reperibili in altri rioni della città.
Come è da ascoltare la storia del 72enne Antonio Nunzi, che vive da sempre in una villa situata di fronte al Cus. Lui è un po’ la memoria storica del rione. «Ricordo benissimo quando nel 1962 davanti alla mia casa si arenarono due balenottere – ci dice -. Così come è impossibile dimenticare la “Iasi Constanta”, nave che si incagliò sul curvone della costa rimanendoci per ben quattro anni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Racconti che arrivano tutti dal mare, che a differenza del resto di Bari qui è ancora vivo e presente. Come dice Valeria: «Anche se essendo lontana dal centro sono costretta a spostarmi per qualunque necessità, a San Cataldo mi sembra di essere sempre in villeggiatura, separata dalla città ma con il “mio” mare sempre davanti agli occhi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
Nel video (di Gianni de Bartolo) il nostro viaggio all’interno di San Cataldo:
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Katia Moro
Katia Moro
I commenti
- Paola - ...e la storica scuola Marconi (con tanto di targhe commemorative) dall'infanzia alla secondaria di I grado? E la biblioteca interculturale Galassia Marconi? E il giardino condiviso? Non fanno notizia...?! E, comunque, il quartiere, a parte l'assenza di banca e farmacia (ma c'è la guardia medica) è ben servito con: piccolo market alimentari e market casalinghi, fruttivendolo, macelleria, caseificio/salumeria, panificio anche con piatti da asporto, tabaccaio, giornalaio, parucchiere. Bancomat e supermercato al top con Eataly. Tra gli edifici fatiscenti citati... anche nuovi edifici, B&B che accolgono tanti stranieri, pizzerie e ristoranti sul mare e bar con terrazze, come in nessun altro luogo di Bari.