di Antonio Bizzarro

BARI - Gli habitué del porticciolo di Santo Spirito, il quartiere più settentrionale di Bari, sanno bene che sul lato destro del molo di Levante sorgono i depositi delle reti da pesca. Su un muro adiacente a essi però c'è una grossa data scritta in celeste (nella foto) di cui pochi conoscono il significato: "2 Agosto 1985". Si riferisce al giorno in cui il capoluogo pugliese fu investito da una breve ma spaventosa tromba d'aria che ferì (seppur lievemente) decine di persone e fece danni un po’ ovunque.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La banchina è raggiungibile dal vicino rione di Palese percorrendo l'ampio lungomare Cristoforo Colombo. La strada affronta curve abbastanza dolci fin quando in prossimità di un'antica quanto massiccia torre bianca di avvistamento svolta bruscamente a sinistra: da quel punto in poi bastano poche decine di metri di cammino per scorgere sulla destra l'inizio del pontile. L'iscrizione è ben visibile subito dopo aver superato i colorati box dei pescatori del posto. Ed è proprio con l'aiuto di uno di questi "lavoratori del mare", il 70enne Nicola Gentile, che raccontiamo quel drammatico avvenimento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il tutto si consumò nel pomeriggio, dopo una tipica mattinata estiva fatta di alte temperature e onde quasi assenti: tante imbarcazioni avevano preso il largo, visto che le previsioni metereologiche annunciavano bel tempo per tutta la giornata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Alle 16 però il cielo divenne improvvisamente nero - ricorda Nicola - si alzò un vento furioso con una velocità superiore a 80 nodi. Ero sul molo e successe di tutto: ormeggi che si spaccavano e soprattutto barche che si rovesciavano, affondavano o venivano scaraventate sulla terraferma con una violenza inaudita. In particolare ne ricordo una di alluminio, letteralmente "sputata" dalle acque, che ricadde rovinosamente sul lungomare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


E mentre alcuni natanti vennero spinti addirittura in prossimità del porto di Bari, quasi sei chilometri più a sud, sulla costa si scatenò il panico. «Il vortice inatteso terrorizzò chi stava passeggiando da quelle parti - prosegue l'anziano - e ci fu ovviamente una corsa per ripararsi nelle pescherie e nei portoni. Si camminava a fatica: con un mio amico salvammo una donna che assieme ai suoi bambini era stata schiacciata dal vento contro una saracinesca e non riusciva a muoversi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E mentre le folate si attenuavano, un pescatore "miracolato" cercava di riprendersi dallo spavento: si trattava di Paoluccio Scolamacchia, detto "il custode", in quanto figlio di uno dei primi guardiani del porto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Quel pomeriggio Pauluccio era rimasto sul molo per spennellare la carena del suo gozzo - spiega il 41enne Enzo Milone, presidente dell'associazione Marinai e altra memoria storica del luogo -. All'arrivo della tempesta non riuscì a fuggire, rimanendo spettatore di ciò che stava accadendo. Il tornado lo risparmiò, ma lo sbigottimento fu tale che decise istintivamente di suggellare la disavventura da poco vissuta scrivendo la data di quel giorno così particolare sul muro del pontile. Per farlo usò proprio quella vernice celeste che aveva portato con sè allo scopo di dipingere la sua piccola barca».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Paolo morirà nel 1992 ma la sua scritta è ancora lì, per nulla sbiadita. Da allora infatti i pescatori di Santo Spirito la ricalcano periodicamente per non dimenticare nè il loro vecchio amico, nè quella terrificante tromba d'aria che sconvolse un’intera comunità.


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  • Alessandro Fiorentino - Grazie Antonio per aver ricordato questo episodio e per aver tramandato è scritto storie dei nostri nonni nostri padri che pian piano purtroppo si stanno dimenticando....
  • Daniele - Me la ricordo ancora, una tromba d'aria di una violenza inaudita, non ricordo di aver piu' visto una cosa simile in vita mia. Il vento aveva divelto e letteralmente fatto volare delle pesanti vetrate ai piani alti dei palazzi e la pioggia era cosi' intensa da trasformare le strade in fiumi in pochi minuti (l'acqua allago gli androni fino ai primi scalini), dopo dovettero aprire i tombini per farla defluire. Ma la cosa incredibile e' che il tutto duro' non piu' di mezz'ora e dopo l'aria torno' calma come se non fosse mai successo nulla...
  • Massimo - Ringrazio tutti, soprattutto coloro che narrano e ci fanno rivivere quei luoghi e quei momenti che fanno parte integrante della nostra esistenza. Vorrei solo fare una correzione. Paolo Scolamacchia (detto Paulucc custoud, mio padre) è nato nel 1935 e vive ancora. Era detto custode perché era figlio di Angelo Custode Scolamacchia. Mio nonno (Custode Angelo era un musicista nel tempo libero e faceva il commerciante per sfamare la famiglia) E' probabile che nei vari racconti tramandati da padre in figlio e nipote, i personaggi possano assumere sembianze diverse. Tuttavia è sempre bello poter leggere storie che ci riportano alle nostre origini e poterle condividerle. Grazie a tutti


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