All'estero vanno in classifica, in Italia li conoscono in pochi: sono i baresi Camera Soul
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mercoledì 27 novembre 2019
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di Gabriella Mola
Sono Maria Enrica Lotesoriere alla voce, Pippo Lombardo alle tastiere, Beppe Sequestro al basso, Fabio Delle Foglie alla batteria e Alex Milella alla chitarra, ai quali si aggiunge il fondatore Piero Lombardo, che non suona ma compone testi e musica. Abbiamo intervistato quest’ultimo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Partiamo dalla origini: quando e perché nascono i Camera Soul?
Nel 2010, quando io e mio fratello Pippo, già attivi con il progetto “Marchio Bossa” (in cui proponevamo bossa nova con pezzi cantati in italiano), decidemmo di misurarci con sonorità diverse. Assieme alla cantante Serena Brancale (oggi non più nel gruppo), mettemmo così insieme i Camera Soul, il cui nome è composto da sole due parole. La seconda è il genere che suoniamo, la prima fa invece riferimento alla macchina fotografica (“camera” in inglese): un mezzo che secondo gli indiani ruba l’anima della persona ritratta. E' così è nato il nome, una sorta di istantanea che ferma l'anima dell'ascoltatore, la cattura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Che tipo di musica proponete?
Il nostro “marchio” è il soul/funk/jazz: integriamo i primi due generi in un impianto jazzistico. Ci ispiriamo a Stevie Wonder, George Benson, Al Jarreau e Earth Wind and Fire (per il soul e il funk) e a George Duke, Yellow Jackets, Sergio Mendes e Pat Metheny per il jazz. Questi ultimi negli anni 80 e 90 hanno creato il genere “fusion” che è il nostro vero modello di riferimento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I brani sono tutti vostri: chi li scrive?
La musica io e Pippo, le parole io e Maria Enrica, che è entrata nella band nel 2013 dopo che Serena ha lasciato il gruppo per dedicarsi alla carriera da solista. Per quanto riguarda le parole ogni album (ne abbiamo all’attivo cinque) segue una tematica, un filo conduttore. Ad esempio in “Connections” si parla delle connessioni fra persone, dei legami e delle assenze. L''ultimo, “Existence” (pubblicato nel 2019) si concentra sulla esistenza di ciascuno di noi, sul mistero della vita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Testi che sono scritti e cantati in inglese: come mai questa scelta?
È dovuta al genere di musica che facciamo, che in Italia non è mai andata molto: qui i gusti sono indirizzati più verso il pop. Così sin dall’inizio abbiamo deciso di puntare al mercato europeo e americano, lì dove sapevamo che ci avrebbero capiti maggiormente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ed è andata bene.
Sì, all’estero siamo stati da subito accolti alla grande. “Not for ordinary people”, disco del 2013, è stato per tre mesi al secondo posto nella classifica soul ufficiale inglese, la UK Soul chart. Con “Dress Code” nel 2015 siamo addirittuta arrivati al primo posto. Con questo album siamo entrati nelle top 50 di tutte le nazioni europee e in Giappone abbiamo raggiunto il quinto posto nella iTunes R&b Chart. Anche l’ultimo nostro lavoro del resto ha già “assaggiato” le classifiche internazionali. In più veniamo spesso chiamati per esibirci in festival e locali: siamo saliti sui palchi di città come Manchester, Birmingham e Londra, solo per fare qualche esempio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E in Italia?
Siamo stati invitati ad eventi importanti quali l’Umbria Jazz, ma qui le nostre canzoni non vengono passate in radio, come avviene in Inghilterra. Siamo consapevoli che nel nostro Paese non avremo mai lo stesso successo che abbiamo all'estero, ma ce ne facciamo una ragione: non possiamo certo cambiare la nostra identità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il video di “Connection” dei Camera Soul:
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