Bari, la caserma Sonnino: spettrale "fortezza militare" abbandonata al suo destino
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lunedì 3 giugno 2019
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di Gabriella Mola - foto Antonio Caradonna
Ideato dall'architetto Aldo Forcignanò con la collaborazione del "solito" Saverio Dioguardi, sorse nel 1935 per ospitare la locale Compagnia presidiaria, formata da personale non impiegabile in guerra e con funzioni di supporto logistico. A beneficiare di tale aiuto fu il Palazzo dell'Aeronautica (eretto non a caso lo stesso anno sul lungomare) dove era attivo il Comando della IV Zona aerea territoriale, sostituito nel Secondo dopoguerra dalla Terza regione aerea.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il "legame" tra i due edifici si sciolse a metà degli anni 90, quando gli uffici allora presenti vennero spostati a Palese. Al loro posto si insediarono per qualche anno tre direzioni territoriali, che però all’inizio del nuovo millennio furono trasferite a Roma.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E da quel momento per il "colosso" fu la fine: rimase inutilizzato, in preda all'incuria e all’inesorabile scorrere del tempo, fino alla sua totale dismissione avvenuta nel 2015 seguita dalla cessione al Demanio. Un destino che ricorda quello di altre strutture militari di Bari, quali la Rossani, l’ospedale militare e le “casermette”.
«E pensare che lì dentro un tempo lavoravano 350 persone - racconta l'80enne maggiore in congedo Enzo Mario Palombella, che nella caserma ci ha dormito per otto anni -. C'erano la zona viveri, l'infermeria, le camerate, l'armeria, le mense e i circoli, dove venivano anche organizzati dei balli: fu durante una di queste feste che conobbi quella che sarebbe diventata mia moglie».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ricordi che stridono con l’odierno silenzio, che regna però solo all'interno della costruzione, visto che lo stabile si affaccia sul trafficato corso Sonnino (adiacente alla chiesa di San Giuseppe) e nella parte retrostante quasi tocca la Ferrovia Adriatica, lungo un tratto in cui i treni sembrano letteralmente "entrare" nelle abitazioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il lato principale, quello di corso Sonnino, è sbarrato da un muro di cinta invalicabile e da un cancello marrone, dietro al quale si staglia l'immobile, costruito con cemento armato intonacato di color crema con le strombature delle finestre dipinte da un intenso rosso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A rubare la scena è l'ingresso monumentale, con le sue altissime quattro colonne centrali. Ai lati, in modo simmetrico, delle ampie vetrate proteggono i tre piani dell'edificio: sono proprio queste finestre, abbastanza inusuali per gli anni 30, a rappresentare l'elemento di novità voluto da Forcignanò.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Nel corpo centrale della struttura erano dislocati gli uffici del Comando - rammenta il 73enne generale in congedo Eugenio D'Amico -. Avieri, ufficiali e sottoufficiali alloggiavano nella parte sinistra, mentre a destra era attivo l'autoreparto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per dare un'occhiata al lato opposto della caserma camminiamo per qualche centinaio di metri verso sud, fino ad entrare sulla destra nella stazione ferroviaria di Bari Marconi. Percorriamo quindi la banchina in direzione opposta, ritrovandoci sotto la caserma.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da qui la visione dell'edificio è intralciata sia dai fili che sovrastano i binari che dall'immancabile recinzione, con tanto di cartello di divieto d'accesso. La parte retrostante però rompe la rigidità degli angoli retti grazie a due “torri” laterali, che richiamano quelle delle antiche fortezze militari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma nel contempo il degrado percepito è ancora più evidente: la facciata è "scrostata" dai pezzi di intonaco mancanti e i tanti vetri rotti lasciano intravedere le scale a chiocciola interne.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una decadenza che potrebbe avere presto fine: il Comune vorrebbe infatti acquisire l'immobile per ospitare al suo interno le aule del liceo artistico. Un modo per sottrare questa antica caserma alla chilometrica lista degli edifici abbandonati di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Vito Pascale - Pare che il comune l'abbia già acquisito e che potrebbe iniziare i avori entro quest'anno... Peccato per questa struttura a me molto cara. Era la mia seconda casa... buon proseguimento...
- arkydesign - esempio di una buona architettura dove l'elemento vetro, con la sua trasparenza, rende al meglio la funzione "logistica"dell'edificio. Da imitare ancora oggi ovviamente con le opportune innovazioni tecnologiche.
- Franco - Peccato che nessuno abbia pensato al suo riutilizzo prima del suo abbandono, lasciandolo a un ingiustificato progressivo degrado. E peccato che nessuno abbia pensato di fare li, senza canoni di locazione e grande risparmio, la sede anche temporanea del Tribunale che invece viaggiava,tra tende canadesi e sedi distaccate per arrivare infine a un edificio privato.
- Maria Alderisio - Tanti progetti e altrettante speranze deluse da troppi anni ormai. Che il degrado in cui versa la bella struttura sia ingiustificato e inammissibile per una città civile è opinione scontata, pensiero che necessita però di azione. L'edificio merita di essere salvato per motivi di indiscutibile valenza storica e artistica, oltre che di utilizzo pubblico, peccato che i fatti dimostrino come non sia stata compresa realmente l'importanza della sua preservazione e valorizzazione. Tutto tempo e danaro perso. In ogni caso, la mancanza di una bonifica dell'area, rifugio felice autogestito per gatti, piccioni e ratti, al fine di salvaguardare almeno la salute dei residenti, non si spiega in nessun modo. La pazienza dimostrata dal quartiere, non ha probabilmente giovato al recupero della ex caserma. Si auspica un impegno maggiore. E' questo che i cittadini vogliono da chi ci amministra.
- Toni Garzia - Nella conservazione del patrimonio architettonico del territorio il senso della continuità e della evoluzione umana si intrecciano con la memoria storica dando significato civile e morale alla nostra esistenza e operatività. Assistere alla decadenza di un pezzo di storia barese in armonia con altre strutture vicine, per di più in un quartiere centrale della città, è come veder scomparire una tessera di un mosaico senza la quale il quadro di insieme non è più lo stesso. Ciò è doloroso e incomprensibile per tutti, ancor di più per chi ha vivi ricordi della ex caserma e del via vai che la caratterizzava. Inspiegabile, al di là del lato culturale e di quello sentimentale, la mancanza di interventi relativi alla precaria situazione igienico-sanitaria dell'edificio che soprattutto con il caldo conduce a seri rischi per la salute dei residenti. Una petizione non guasterebbe.