Quando i baresi distrussero il Fortino. La causa della rivoluzione? Un duca tarantino
Letto: 15822 volte
mercoledì 8 febbraio 2017
Letto: 15822 volte
di Laura Villani
Parliamo di Giannantonio Orsini del Balzo (nell'immagine), principe di Taranto, divenuto duca di Bari nel 1440 sotto gli Angioini e confermato al governo della città dagli Aragonesi fino al 1463, anno della sua morte. (Vedi foto galleria)
Appena messo piede in città Giannantonio fece innalzare davanti al molo sant’Antonio una grande torre-castello in cui andare a vivere, con inglobata anche una cappella dedicata proprio sempre a sant'Antonio. Si trattava proprio dell’attuale Fortino o almeno di una sua versione precedente. La cosa non piacque ai baresi, che però fecero buon viso a cattivo gioco per non inimicarsi il potente signore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sin dall’inizio insomma il “tarantino” decise di “vivere da re”, in maniera dispotica e accentratrice. Lo storico Antonio Beatillo riferisce come Giannantonio tormentasse i baroni locali, gli ecclesiastici e persino le suore forzandoli a cedere proprietà e poteri ai suoi fedelissimi. E chi era sospettato di ribellione si ritrovava anche spodestato dei suoi beni. Accadde ad esempio con Canneto ai Gironda e con il castello di Valenzano ai Dottula.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un altro storico, Giulio Petroni, parla poi di fumosi commerci personali portati avanti dal principe, della sua avidità, di una sospetta gestione della burocrazia di governo, dell’abbassamento dei compensi ai pubblici ufficiali, dell’aumento delle imposte e della sostanziale morte del commercio barese che avrebbe provocato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel 1458 Ferdinando I diventa re di Napoli (città dalla quale Bari dipendeva), ma Giannantonio gli nega l’atto di omaggio feudale ribellandosi apertamente alla Corona e alleandosi coi suoi nemici per puntare a creare per se stesso una sorta di Stato unitario del Sud. Una missione che quasi gli riesce, visto che nel 1463 il duca domina su un’area che include Taranto, Lecce, Bari e varie altre località della Puglia e della Basilicata, divenendo, per dirla con le parole di Benedetto Croce, “il più potente feudatario napoletano del Quattrocento”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma in quell’anno Orsini del Balzo si ammala di malaria e il 15 novembre muore ad Altamura. Alla notizia del decesso del despota, i baresi trovano così finalmente la forza di ribellarsi. Nel giro di pochi giorni decidono di marciare sulla vituperata torre di Sant’Antonio, costringendo alla resa un certo Andrea di Colapietro che era di guardia senza armi né vettovaglie. E radono al suolo la costruzione, lasciando in piedi solo la cappella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Terminata questa “presa del fortino” i baresi eleggono un parlamento che si riunisce subito per occuparsi del governo della città, concedere qualche omaggio funebre al principe e innalzare il vessillo di re Ferdinando nella piazza del mercato in segno di rinnovata obbedienza. E’ la fine del potere degli Orsini del Balzo e del loro principato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma il Fortino? Ci penserà la duchessa Isabella d’Aragona a ricostruirlo e ampliarlo, facendone quarant’anni dopo uno dei massimi baluardi di difesa della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Antonrllo - Complimenti per l'esposizione chiara e sintetica per un corso di storia a i più sconoscito che i baresi veraci dovrebbero conoscere per rendere omaggio alla città che per storia , tradizioni e cultura non è seconada a nessuno...!!!
- Gigi De Santis - Gentile Laura Villani, complimenti per l'articolo, c'è solo una distrazione. La cappella fu dedicata a Sant'Antonio abate "Sand'Andè" e non a Sant'Antonio di Padova. Piccola distrazione che non scalfisce l'interessante articolo.
- Pino Petrosillo - Sempre attiva! Brava e complimenti.