Nuovi ponti e quartieri, scontri politici, colera, ultras: in foto la Bari degli anni 70
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venerdì 6 ottobre 2017
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di Katia Moro
Così come fatto per gli anni del Fascismo, quelli della Guerra, “i 50” e i “favolosi 60”, proveremo a ripercorrere il decennio attraverso foto di archivio e con l’aiuto dei volumi “Quei terribili meravigliosi anni 70 a Bari” di Giovanni Giua e Paolo Marturano e “La nuova edilizia a Bari” di Livia Semerari. (Vedi foto galleria)
Nei 70 la geografia di Bari si trasforma. Quartieri come San Paolo, Japigia e Poggiofranco si estendono a dismisura: i palazzi prendono il posto della campagna andando a disegnare le nuove periferie della città. Nascono poi uno dietro l’altro dei lunghi ponti che collegano in un sol colpo diversi rioni: dal “XX Settembre” che unisce Murat a Carrassi (1970), al “Garibaldi” tra il lungomare e Japigia (1972), per finire con il “Padre Pio” che permette di passare da Japigia a San Pasquale (1975).
Vengono poi eretti il palazzo della Facoltà di Giurisprudenza in piazza Cesare Battisti e l’hotel Leon d’Oro in piazza Roma, l’attuale piazza Aldo Moro che in breve tempo vedrà stravolgere il suo aspetto anche a causa della demolizione dell’antico palazzo della Gazzetta.
Perché si costruisce tanto in quegli anni ma naturalmente si abbatte dolorosamente. A farne le spese saranno gioielli liberty come i villini postelegrafonici di Carrassi, ma anche numerosi palazzotti di inizio Novecento che nel murattiano saranno sostituiti da enormi condomini con finestre e portoni in anti corodal.
Quelli sono anche gli anni di storiche chiusure di “istituzioni” baresi. Il 1971 dice addio l’Albergo Diurno di corso Vittorio Emanuele, che a partire dal 1928 aveva dato la possibilità ai baresi di “farsi belli” con docce, taglio di capelli, manicure e pedicure. Nel 1973 a terminare la sua opera è invece la Goccia del Latte, ente morale che si occupava, in piazza Umberto, di nutrire i neonati baresi grazie all’aiuto di alcune balie. E infine nel 1979 a chiudere i battenti è il teatro Margherita, che dal 1910 aveva allietato la città con spettacoli e film.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E nel frattempo, mentre nel 1972 nasce Telebari (la prima tv locale) e nel 1975 Bari Radio Uno (la prima radio libera della città, in seguito chiusa dalla polizia), nel 1976 saluta la storica trasmissione radiofonica “La Caravella”, che aveva dato voce dal Dopoguerra ai personaggi di Colino e Marietta.
La città intanto come il resto d’Italia vede la contrapposizione tra comunisti e fascisti. Il capoluogo pugliese è praticamente diviso in zone: se piazza Umberto ad esempio è una roccaforte “rossa”, la chiesa di San Ferdinando in via Sparano è territorio “nero”. Tra scontri e tensione la sera del 28 novembre 1977 la situazione scapperà di mano, portando all’assassinio del 18enne Benedetto Petrone in piazza Prefettura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel settembre 1973 il capoluogo si trova poi costretta a contrastare l’improvvisa diffusione del colera abbattutasi in tutto il Sud Italia. «Le farmacie vennero prese d’assalto – raccontano Giua e Marturano -. Disinfettanti, antibiotici e vaccini vennero esauriti in brevissimo tempo. Furono chiusi cinema e teatri e rinviata l’apertura della Fiera del Levante e delle scuole. L’epidemia a Bari fece ammalare centinaia di persone, uccidendone sei».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Volendo poi passare a notizie più leggere e di “colore”, non si può non parlare allora del 1976, anno che vide la nascita ufficiale degli Ultras, fondati da Franco Marvulli detto “Florio”. Il gruppo di tifosi debutterà nella curva nord dello Stadio della Vittoria nel campionato di serie C 1976/77, giusto un anno prima che la discussa presidenza dei Matarrese abbia inizio, segnando quasi quarant’anni di calcio barese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E a chiudere questo decennio “terribile e meraviglioso”, ci penserà la grande mareggiata di Capodanno, che nella notte tra il 31 dicembre 1979 e il 1° gennaio 1980 devastò il lungomare, rovinando la festa a un’intera città, che in quell’occasione non riuscì a sparare nemmeno un petardo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Katia Moro
Katia Moro
I commenti
- Luigi Traversa - C'era una banale ragione logistica alla suddivisione politica della città tra "rossi" e "neri". Piazza Umberto era "Rossa" perchè c'era l'Università e la facoltà di Lettere. culla della contestazione giovanile mentre San Ferdinando era "Nera" perchè in via Abate Gimma dopo l'incrocio di Via Sparano andando verso Corso Cavour c'era la sede del MSI. Comunque gli scontri tra neri e rossi degli inizi degli anni '70 sono la deriva del '68 mentre l'assassinio di Benedetto Petrone dietro Piazza Prefettura e nell'ambito delle agitazioni del '77 che furono storicamente tutt'altra cosa
- Domenicoloseto@yahoo - E Iapigia con la i senza la J .