Scoperto un villaggio neolitico vicino all'aeroporto: è il più grande di tutta Bari
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mercoledì 1 agosto 2018
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di Eva Signorile
Accompagnati da un nostro fidato archeologo e dall’esperto del territorio Nicola De Toma (colui che ci ha segnalato l’area), siamo andati a visitare il sito. (Vedi foto galleria)
Dalla tangenziale prendiamo l’uscita per l’aeroporto per poi imboccare la provinciale 210, la cosiddetta “perimetrale”. Il villaggio si trova da queste parti: evitiamo però di fornire l'esatta ubicazione per non attirare possibili "tombaroli". Ci troviamo in aperta campagna, in una vasta piana circondata da alberi di ulivo ed ecco che tra una serie di avvisi di lavori in corso ci appare l'insediamento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Parliamo di ben 9 aree di scavo distinte, di una grandezza che si aggira mediamente sui 15-20 metri quadrati. Il tutto è circoscritto da nastri bianchi e rossi e alcune “fosse” sono coperte da teli di plastica per tutelarle dalle intemperie. In più sul terreno sono piantati alcuni picchetti non direttamente collegati alle aree delimitate: potrebbero testimoniare l’intenzione di aprire altre zone di ricerca.
Ci avviciniamo all’insediamento e osserviamo alcuni scavi. Davanti a quello più grande l’archeologo segnala un gruppo di piccole pietre. «È un “crollo” – spiega – quello che resta di una capanna del tempo». Poi ci mostra anche un foro coperto dalla terra: lì, probabilmente, era stato infilato uno dei pali di una struttura. Nel “saggio” più lontano si trovano delle pietre calcaree in cui i buchi sono addirittura tre, posti a distanza regolare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Naturalmente non possiamo entrare nel villaggio, perché non ne abbiamo l’autorizzazione. Ma non è un problema, visto che tutto intorno sul terreno è pieno di reperti. L’archeologo si china per raccogliere qualche oggetto. Ci mostra resti di terracotta su cui sono ancora visibili le tracce delle unghie del fabbricatore e nuclei di materiale rossastro con dei segni di stacco, da cui cioè sono stati ricavati altri pezzi più piccoli utili alla creazione di grattatoi, bulini e punte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Rinveniamo qua e là anche qualche frammento osseo e soprattutto una “palla” in pietra. Si tratta di un “percussore da levigatura”, una sorta di martello che veniva utilizzato per smussare gli oggetti. Infine notiamo una lastra con la superficie superiore liscia e insellata che sembrerebbe proprio una macina primordiale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel frattempo sulle nostre teste continuano a sfrecciare gli aerei: sono talmente vicini che incutono quasi timore. E a un certo punto De Toma rompe il silenzio ed esclama: «Da quello che sono venuto a sapere questa è l’area interessata dai nuovi lavori di allungamento dell’aviopista».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il gelo percorre le nostre vene. Se l’intenzione fosse veramente quella di costruire qui, che cosa ne sarebbe di questo enorme insediamento? Non abbiamo prove a riguardo, siamo solo nell’ambito delle ipotesi, ma la paura che l’antico villaggio faccia la fine di quello di Palese (destinato a breve a ospitare tante nuove anonime villette) è tanta.
Anche se in fondo basterebbe un vincolo della Soprintendenza per fermare tutto: per salvare dalla cancellazione definitiva questo tesoro sopravvissuto fino ai giorni nostri.
(Vedi galleria fotografica)
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