Bari, finestre che si aprono da sole e strani odori: i misteri del disabitato Palazzo Rava
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martedì 11 aprile 2017
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di Luca Carofiglio
Si tratta di una struttura giallina di inizio 900 (tra le poche restaurate nel rione Libertà), dall’aspetto nobile ed elegante. Il suo portone è situato al civico 177 e risulta facilmente riconoscibile grazie a una "erre" in stampatello di metallo posta quasi alla sommità. I più lo chiamano “Palazzo Rava”, dal nome del suo ultimo inquilino: un ricco radiologo di origini piemontesi. (Vedi foto galleria)
Nicolò, un 40enne dipendente di un centro scommesse della zona, ci racconta la storia dello stabile. «Negli anni 50 e 60 - spiega - i suoi appartamenti erano tutti affittati a famiglie povere e ad attività commerciali conosciute in tutto il rione come la latteria Magrone o “Gisotti", vero e proprio punto d'incontro visto che lì era possibile giocare anche la schedina del Totocalcio. Negli anni 80 fu poi rilevato da Rava che lo svuotò gradualmente di tutti i suoi residenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da quel momento la storia dell’edificio segue di pari passo quella del suo proprietario. «Lui si stabilì al secondo piano assieme alla sorella e a un cane dal pelo bianco – dice sempre Nicolò -. Entrambi di sicuro non avevano parenti e raramente qualcuno li andava a trovare. Poi pian piano trasformò il terzo piano in un canile. Le bestiole però abbaiavano giorno e notte e infastidivano i vicini, che così allertarono la polizia: alla fine furono portate via visto che vivevano in condizioni igieniche pessime».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Poco dopo averlo ristrutturato e dotato di ascensore, il dottore però morì quattro anni fa, senza alcun figlio a cui lasciare in eredità l'immobile, che così cadde in disuso. E ancora oggi nessuno dei residenti sa a chi sia stato affidato. «Forse è passato nelle mani di un avvocato - spiega Francesco, titolare di una polleria di fronte - oppure, come molti dicono, magari è stato acquisito da un gruppo di suore».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La mancanza di notizie sul nuovo padrone è comunque la cosa meno strampalata che si possa ascoltare sul conto del palazzo. «In quel fabbricato c'è qualcosa di inspiegabile - sottolinea Maria, moglie di Francesco -. È abbandonato, ma le persiane del secondo piano a volte le vedo chiuse e a volte aperte. Alcune finestre dal lato di via Principe Amedeo invece sono rimaste ininterrottamente spalancate dal momento della dipartita del medico. E anche le tende mi lasciano perplessa: non si muovono mai, neanche nelle giornate di forte vento».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nicolò racconta invece di un bizzarro avvenimento accaduto qualche mese dopo l'addio a Rava. «Per settimane – ricorda - l'intero isolato fu invaso da un tanfo insopportabile e in molti pensarono si trattasse di un cadavere che si stava decomponendo negli scantinati dell'edificio. A fatica i vigili del fuoco riuscirono a introdursi nel seminterrato ma non trovarono alcun corpo. Il terribile olezzo sparì qualche giorno dopo senza che se ne fosse capita l'origine».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Misteri che gli abitanti della zona considerano molto seriamente, anche se c’è chi tiene a sottolineare che il “Rava” è da sempre al centro di strane dicerie. «È da quarant’anni che sento parlare di fantasmi e suicidi attorno a quello stabile - afferma Fulvio, un venditore ambulante di ricci di mare -. Non so se fidarmi o meno, presumibilmente sono chiacchiere, anche se nel quartiere tutti continuano a guardare quel palazzo con sospetto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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Scritto da
Luca Carofiglio
Luca Carofiglio