di Luca Carofiglio

Bari, finestre che si aprono da sole e strani odori: i misteri del disabitato Palazzo Rava
BARI -  Finestre che si aprono da sole, odori nauseabondi che si sprigionano dagli scantinati, proprietari introvabili. Sono solo alcuni dei misteri che aleggiano su un antico palazzo disabitato che sorge in via Pietro Ravanas, ad angolo con via Principe Amedeo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta di una struttura giallina di inizio 900 (tra le poche restaurate nel rione Libertà), dall’aspetto nobile ed elegante. Il suo portone è situato al civico 177 e risulta facilmente riconoscibile grazie a una "erre" in stampatello di metallo posta quasi alla sommità. I più lo chiamano  “Palazzo Rava”, dal nome  del suo ultimo inquilino: un ricco radiologo di origini piemontesi. (Vedi foto galleria)

Nicolò, un 40enne dipendente di un centro scommesse della zona, ci racconta la storia dello stabile. «Negli anni 50 e 60 - spiega - i suoi appartamenti erano tutti affittati a famiglie povere e ad attività commerciali conosciute in tutto il rione come la latteria Magrone o “Gisotti", vero e proprio punto d'incontro visto che lì era possibile giocare anche la schedina del Totocalcio. Negli anni 80 fu poi rilevato da Rava che lo svuotò gradualmente di tutti i suoi residenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da quel momento la storia dell’edificio segue di pari passo quella del suo proprietario. «Lui si stabilì al secondo piano assieme alla sorella e a un cane dal pelo bianco – dice sempre Nicolò -. Entrambi di sicuro non avevano parenti e raramente qualcuno li andava a trovare. Poi pian piano trasformò il terzo piano in un canile. Le bestiole però abbaiavano giorno e notte e infastidivano i vicini, che così allertarono la polizia: alla fine furono portate via visto che vivevano in condizioni igieniche pessime».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Poco dopo averlo ristrutturato e dotato di ascensore, il dottore però morì quattro anni fa, senza alcun figlio a cui lasciare in eredità l'immobile, che così cadde in disuso. E ancora oggi nessuno dei residenti sa a chi sia stato affidato. «Forse è passato nelle mani di un avvocato - spiega Francesco, titolare di una polleria di fronte - oppure, come molti dicono, magari è stato acquisito da un gruppo di suore».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

 
La mancanza di notizie sul nuovo padrone è comunque la cosa meno strampalata che si possa ascoltare sul conto del palazzo. «In quel fabbricato c'è qualcosa di inspiegabile - sottolinea Maria, moglie di Francesco -. È abbandonato, ma le persiane del secondo piano a volte le vedo chiuse e a volte aperte. Alcune finestre dal lato di via Principe Amedeo invece sono rimaste ininterrottamente spalancate dal momento della dipartita del medico. E anche le tende mi lasciano perplessa: non si muovono mai, neanche nelle giornate di forte vento».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nicolò racconta invece di un bizzarro avvenimento accaduto qualche mese dopo l'addio a Rava. «Per settimane – ricorda - l'intero isolato fu invaso da un tanfo insopportabile e in molti pensarono si trattasse di un cadavere che si stava decomponendo negli scantinati dell'edificio. A fatica i vigili del fuoco riuscirono a introdursi nel seminterrato ma non trovarono alcun corpo. Il terribile olezzo sparì qualche giorno dopo senza che se ne fosse capita l'origine».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Misteri che gli abitanti della zona considerano molto seriamente, anche se c’è chi tiene a sottolineare che il “Rava” è da sempre al centro di strane dicerie. «È da quarant’anni che sento parlare di fantasmi e suicidi attorno a quello stabile - afferma Fulvio, un venditore ambulante di ricci di mare -. Non so se fidarmi o meno, presumibilmente sono chiacchiere, anche se nel quartiere tutti continuano a guardare quel palazzo con sospetto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Finestre "che si aprono da sole", odori nauseabondi che si sprigionano dagli scantinati, proprietari introvabili. Sono solo alcuni dei misteri che aleggiano su un antico palazzo abbandonato che sorge in via Pietro Ravanas, ad angolo con via Principe Amedeo
Si tratta di una struttura bianca e gialla di inizio del 900 (tra le poche restaurate nel rione Libertà), dall’aspetto nobile ed elegante
Il suo portone è situtato al civico 177 e risulta facilmente riconoscibile grazie a una "erre" in stampatello di metallo posta quasi alla sommità
I più lo chiamano  “Palazzo Rava”, dal nome  del suo ultimo proprietario: un ricco radiologo di origini piemontesi
Una delle finestre rimaste ininterrottamente spalancate dal momento della dipartita del proprietario del palazzo



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