Bari, la piccola chiesa di Sant'Anna: lì dove si celebra la "benedizione dei neonati"
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giovedì 17 maggio 2018
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di Federica Calabrese - foto Antonio Caradonna
Per questo abbiamo deciso di ritornare nella città antica per andare alla scoperta di questi gioielli in modo da fornire una compiuta testimonianza delle loro storie e tesori celati agli occhi di tanti baresi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggi è la volta di Sant'Anna, piccolo luogo di culto eretto tra l'XI e il XII secolo. La chiesa si caratterizza per due aspetti: riunisce tutte le confraternite rimaste nel tempo senza sede e soprattutto è il luogo dove ogni domenica si celebra un rito particolare: la “benedizione dei neonati”. (Vedi foto galleria)
Per scovarla, da piazza Mercantile basta prendere la stretta via Francigena per poi girare subito su strada Palazzo di Città: dopo 50 metri il tempio religioso apparirà sulla destra in una rientranza circondata da palazzine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L'edificio, dedicato originariamente a Santa Pelagia, fu eretto sul finire dell'XI secolo, come suggeriscono gli spioventi e i blocchi lisci della muratura esterna e alcuni resti scultorei medievali sparsi al di sopra del portale, quale un grifo alato con la coda terminante in un fiocco. Soggetto a numerosi rifacimenti, oggi si presenta con la facciata rettangolare uniforme interrotta al centro da una finestrella circolare e il campanile a vela che spicca sul lato destro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La porta d'accesso è racchiusa da un architrave originario, al di sopra del quale si erge un teschio, simbolo dell'arciconfraternita di San Marco della Buona Morte. Un’epigrafe invece ricorda quando il tempio fu gestito dai nobili lombardi giunti nel barese al seguito di Isabella d’Aragona e Bona Sforza, assumendo il nome di Sant’Ambrogio prima e Sant'Agostino poi, con il subentro dei monaci devoti all'Ipponate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non resta ora che entrare. La chiesa è piena di fedeli e subito ci rendiamo conto del perché. Intorno all'altare, disposti su due file, una ventina di pargoli in braccio alle loro mamme stanno ricevendo una particolare benedizione dedicata proprio ai neonati, mesi prima che ricevano il Battesimo.
Il prete, don Antonio, dopo aver chiesto il nome ai genitori, consacra i bambini, gettando su di loro dell’acqua con l’aspersorio. Poi suggerisce a mamme e papà di avvicinarsi a un piccolo altare dedicato a Sant’Anna per ricevere una medaglietta dorata e un santino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il sacerdote è accompagnato dal 60enne signor Rino, colui che cura la chiesetta da tempo, che ci spiega il significato di questo rito. «I neonati, ma in alcuni casi anche le gestanti - ci racconta - ricevono questo atto sacramentale per avere la protezione di Sant'Anna. Si tratta di una celebrazione risalente al 600 e portata a Bari dai Veneziani».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sant'Anna infatti è invocata come custode delle donne incinte, che a lei si rivolgono per ottenere da Dio tre grandi favori: un parto felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare, questo perché la santa stessa ricevette il dono di rimanere gravida, seppur avanti con gli anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Aspettiamo a questo punto la fine della messa per poter ammirare gli interni dell’edificio. La struttura si presenta con una navata unica lunga 16 metri e coperta da volta a botte, alla fine della quale troneggia un imponente altare di legno dorato del XVI secolo nel cui riquadro centrale si trova un crocifisso ligneo di fine 400.
Spostandoci sulle pareti laterali, notiamo che sono scandite da tre arcate ciascuna, contenenti dipinti seicenteschi e sculture sacre, alcune delle quali sono patrimonio di confraternite rimaste senza una chiesa e ospitate nel corso dei secoli tutte in questa “casa”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ad esempio troviamo lo stendardo della già citata Confraternita di San Marco della Buona Morte, oppure la statua lignea della Madonna della Candelora appartenente alla confraternita della Maria SS. della Purificazione, quella che un tempo si trovava nell’ormai sconsacrata chiesa della Vallisa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
O ancora ecco la scultura di Sant'Antonio, la stessa contenuta nella chiesetta ubicata fino agli anni 90 sotto il Fortino. Quest’ultima è un’opera “mitica”: si dice che sia stata salvata dal monastero sommerso presente un tempo sull'isola di Monte Rosso.
Tra l’altro ogni 17 gennaio a Sant’Anna si svolge una festa in cui vengono benedetti gli animali domestici di cui proprio Sant’Antonio è protettore. Si tratta di una delle tante e particolari celebrazioni che avvengono in questa piccola chiesa, testimone di antiche tradizioni che continuano a ripetersi di generazione in generazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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