di Federica Calabrese

Bari, quel tempio nascosto in un palazzo: è la chiesa della Trinità e dei Santi Medici
BARI – Anni fa tracciammo un percorso tra le vie di Bari Vecchia per scoprire le numerose e antiche chiesette che punteggiano il centro storico. Ne individuammo 24 (oltre alle celebri Basilica di San Nicola e Cattedrale di San Sabino): edifici purtroppo spesso chiusi al pubblico e aperti solo per la messa domenicale o durante eventi prestabiliti. Per questo abbiamo deciso di ritornare nella città millenaria per visitare questi gioielli, così da fornire una compiuta testimonianza delle loro storie e dei tesori celati agli occhi di tanti baresi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oggi è la volta della Santissima Trinità e dei Santi Medici, un tempio molto particolare: è infatti ospitato e nascosto in un palazzo. Chi non conosce il posto mai immaginerebbe che dietro un normale cancello si possa celare una vera e propria chiesa. (Vedi foto galleria)

Ci troviamo di fronte al Castello Normanno-Svevo. Qui, all’angolo tra piazza Federico II e strada Attolini, si erge un grande edificio barocco a tre piani dai colori bianco e rosa e con le ringhiere dei balconi in ferro battuto. Ed è proprio al suo interno che si trova la nostra chiesa. Non ci sono però né rosoni né croci a indicare un luogo di culto, ma solo un lunettone in pietra del XVII secolo sorretto da pilastri corinzi che ritrae scene religiose.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Se si prova a varcare il cancello d’ingresso si rimarrà però delusi, perché ai nostri occhi apparirà solo una sorta di cappella votiva, senza altari, navate e confessionali. E qui l’ignaro passante, una volta ammirato il crocifisso ligneo del XVI secolo situato sul mosaico di una volta celeste stellata, farà marcia indietro, certo di non essere capitato in una chiesa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma si sbaglia, perché la stanza predetta è in realtà un pronao: un’anticamera, posta in quello che un tempo rappresentava l’atrio del palazzo. Ma il luogo di culto quindi dov’è? Per raggiungerlo è necessario accedere a uno stretto e anonimo corridoio presente sulla destra che permette finalmente l’accesso alla Santissima Trinità e dei Santi Medici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prima di entrare è bene però conoscere la storia di questa chiesa dal passato molto tribolato. Costruita nel 1032 per volere del monaco Marco sulle rovine di una preesistente tempio dedicato a Santa Sofia, fu distrutta assieme all’annesso monastero da Guglielmo il Malo nel 1156.  

Di tutto l’edificio fu salvato solo un piccolo ambiente che, gestito nel corso dei secoli da vari patronati e abati, venne definitivamente affidato nel 1555 alla Confraternita della Santissima Trinità, da cui prese il nome. Nel 1924 però quest’ultima, elevata ad Arciconfraternita, fu fregiata anche del titolo dei Santi Medici, che da allora si accompagna quindi alla più antica denominazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ma il cambiamento non avvenne solo nel nome. La struttura fu infatti ampliata notevolmente, andando ad occupare i palazzi che nel corso del tempo le erano stati costruiti intorno. Fu così inaugurata nel 1960 con un aspetto unico nel suo genere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oggi dell’antico edificio è rimasto ben poco: il suddetto lunettone situato all’esterno, il già citato crocifisso, i resti di una colonna in marmo con capitello del XII secolo e due epigrafi risalenti allo stesso periodo. Tutto il resto è nuovo, a partire dall’imponente portale in bronzo istoriato presente nel pronao, realizzato nel 1977 dai maestri Umberto e Mario Colonna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta ora che entrare in chiesa. Ci incamminiamo nel predetto corridoio e, superata una statua lignea che ritrae la Trinità, giungiamo nella navata dell’edificio religioso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci ritroviamo in un ambiente di 21 metri per 8, coperto da una trabeazione di legno da cui scendono 12 lampadari. Completamente dipinto di bianco, si arricchisce però delle numerose decorazioni create tra gli anni 70 e 80 dai Colonna. Mosaici colorati, tele con scene bibliche e statue avvolgono il tempio, creando un bel colpo d'occhio nonostante l’evidente modernità della struttura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In particolare a colpirci sono le sei tele ad olio che sulle pareti laterali ripercorrono la storia della Salvezza, il grande mosaico presente nell’abside che rappresenta la Trinità e soprattutto l’altare e il pulpito, sorretti da contorte sculture bronzee.    

Ai Santi Medici è dedicata una cappelletta sul lato destro: le statue di Cosma e Damiano, vestiti con abiti rossi e verdi impreziositi da ricami in oro e argento, recano la palma del martirio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma la più grande sorpresa la ritroviamo sul pavimento, lì dove nei pressi dell’entrata un mosaico rappresenta  la Bibbia, le palme, la colomba e il cosiddetto “occhio della provvidenza” posto all’interno di un triangolo. Quest’ultimo è un simbolo poco utilizzato dal Cristianesimo, perchè preso in prestito dalla Massoneria sin dal 700.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E con questo mistero, su cui cercheremo di far luce, lasciamo questa particolare chiesa, che tra antico e moderno si nasconde in un palazzo del centro storico di Bari. 

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Ci troviamo di fronte al Castello Normanno-Svevo. Qui, all’angolo tra piazza Federico II e strada Attolini...
...si erge un grande edificio barocco a tre piani dai colori bianco e rosa e con le ringhiere dei balconi in ferro battuto. Ed è proprio al suo interno che si trova la nostra chiesa
Non ci sono però né rosoni né croci a indicare un luogo di culto, ma solo un lunettone in pietra del XVII secolo sorretto da pilastri corinzi che rappresenta scene religiose
Se si prova a varcare il cancello d’ingresso, si rimarrà però delusi...
...perché ai nostri occhi apparirà solo una sorta di cappella votiva, senza altari, navate e confessionali
E qui l’ignaro passante, una volta ammirato il crocifisso ligneo del XVI secolo posto sul mosaico di una volta celeste stellata, farà marcia indietro, certo di non essere capitato in una chiesa
Si sbaglia però, perché l’ambiente predetto è in realtà un pronao: un’anticamera, posta in quello che un tempo rappresentava l’atrio del palazzo. Ma la chiesa quindi dov’è? Per raggiungerla è necessario accedere a uno stretto e anonimo corridoio
Oggi dell’antico edificio è rimasto ben poco. Tra questi i resti di una colonna in marmo con capitello del XII secolo...
...e due epigrafi risalenti allo stesso periodo
Tutto il resto è nuovo, a partire dall’imponente portale in bronzo istoriato presente nel pronao, realizzato nel 1977 dai maestri Umberto e Mario Colonna
Non ci resta ora che entrare in chiesa. Ci incamminiamo nel predetto corridoio e, superata una statua lignea che ritrae la Trinità...
...giungiamo nella navata dell’edificio religioso. Ci ritroviamo in un ambiente di 21 metri per 8, coperto da una trabeazione lignea da cui scendono 12 lampadari
Completamente dipinto di bianco, si arricchisce però delle numerose decorazioni create tra gli anni 70 e 80 dai Colonna. In particolare a colpirci sono le sei tele ad olio che sulle pareti laterali ripercorrono la storia della Salvezza...
...il grande mosaico presente nell’abside che rappresenta la Trinità...
...e soprattutto l’altare e il pulpito, sorretti da contorte sculture bronzee
Ai Santi Medici è dedicata una cappelletta sul lato destro: le statue di Cosma e Damiano vestiti con abiti rossi e verdi impreziositi da ricami in oro e argento, recano la palma del martirio
Ma la più grande sorpresa la ritroviamo sul pavimento, lì dove nei pressi dell’entrata un mosaico rappresenta  
la Bibbia, le palme, la colomba e il cosiddetto “occhio della provvidenza” posto all’interno di un triangolo. Quest’ultimo è un simbolo poco utilizzato dal Cristianesimo, perchè preso in prestito dalla Massoneria sin dal 700



Federica Calabrese
Scritto da

Lascia un commento
  • egidio de pace - Vorrei veramente ringraziare tutti coloro che ci consentono di conoscere i tesori della nostra Bari, voglio , insieme ad altre visitare questo gioiello.
  • Emanuele Zambetta - Molto bello il presepe che fu allestito al suo interno lo scorso Natale.
  • Stephen Arabadjis - To whom it may concern, My name is Fr. Stephen Arabadjis.  I am a member of the Society of St. Pius X.  But I am in my 6th year of Sabbatical.Therefore I was hoping your group could do a 54 day rosary novena for my intentions.  But any prayers and sacrifices would be greatly appreciated.  I know Our Lady will reward you generously for this. In Our Lady, Fr. Arabadjis P.S. Thanking you in advance, since I don't always get all my communications.


Powered by Netboom
BARIREPORT s.a.s., Partita IVA 07355350724
Copyright BARIREPORT s.a.s. All rights reserved - Tutte le fotografie recanti il logo di Barinedita sono state commissionate da BARIREPORT s.a.s. che ne detiene i Diritti d'Autore e sono state prodotte nell'anno 2012 e seguenti (tranne che non vi sia uno specifico anno di scatto riportato)