Viaggio nel Quartier generale dell'Aeronautica: quello che fu il primo aeroporto di Bari
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venerdì 28 giugno 2019
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di Gabriella Mola - foto Antonio Caradonna
Creato nel 1930 con il nome di “Umberto di Savoia” (poi diventato dal 1939 “Jacopo Calò Carducci”), questo enorme presidio presenta ancora oggi strutture legate agli anni del Fascismo e della Seconda Guerra Mondiale, oltre a mantenere una pista che, seppur oggi in disuso, ha rappresentato per anni il primo vero aeroporto di Bari.
Accompagnati da un gruppo di ufficiali siamo dunque andati a fare visita a questo colosso, dal 1996 sede del Quartier generale dell’Aeronautica, ruolo assunto dopo la chiusura della Caserma Sonnino situata nel rione Madonnella.
Per raggiungerlo basta seguire le indicazioni che dalla statale 16 portano all’aeroporto. Una volta arrivati sulla larga e veloce via Gabriele D’Annunzio, a metà strada appare sulla sinistra il cancello del complesso che, ricordiamo, accoglie al suo interno anche il “Cara”, uno dei centri accoglienza richiedenti asilo presenti in Italia.
Entriamo così nell’area, dove operano all’incirca trecento militari. Superato l’ingresso sorvegliato, ci si ritrova subito davanti alla pista lunga 2820 metri, dismessa da tempo e ormai frammentata dalle erbacce che si sono insinuate nelle fibre dell'asfalto nel corso degli anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Adoperata prima dal Regime durante la guerra contro l’Albania e poi dagli Alleati come smistamento delle forze aeree, fu poi utilizzata dal 1946 fino 1965 soprattutto per velivoli civili, mancando all’epoca un’altra aerostazione a Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Poi, una volta costruita l’attuale pista di Bari-Palese, servì qualche altro anno come terminal passeggeri. E questo tra mille disagi, visto che il velivolo con i viaggiatori a bordo era costretto a spostarsi da una pista all’altra per decollare, attraversando di fatto la strada provinciale. Impiegata infine per funzioni militari di addestramento, venne completamente dismessa nel 1982.
Giriamo ora a destra, per percorrere delle strade interne che affiancano una serie di edifici, tra cui uno a vetri moderno, sede dell'Istituto di Medicina Legale dell'Aeronautica, fino a giungere in un’area che raccoglie i palazzi più antichi, costruiti negli anni 30.
Sono tutti più o meno simili: di colore bianco e rosso, in stile razionalista, con linee rigide che si arrotondano agli angoli. Il primo riporta la scritta “Ufficiale di Picchetto”. Poi c’è il fabbricato che accoglie il circolo Sottufficiali e al livello superiore gli alloggi, caratterizzato da una sorta di torre che svetta tra gli alberi circostanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine degna di menzione è la Caserma Avieri, oggi sede di uffici a cui fanno riferimento tutti i reparti. Il tenente colonnello Francesco Sicari, ci fa notare una particolare scala a spirale interna. «È abbastanza inusuale e “avanzata” per l'epoca poiché a forma ellittica e senza pilastri a sorreggerla», sottolinea.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre il comandante Antonio Evangelio ci spiega la funzione fondamentale del Quartier generale. «La nostra missione – afferma - è non solo di fornire qualsiasi supporto ai velivoli militari di passaggio, ma anche di supportare tecnicamente e logisticamente il comando scuole dell’Aeronautica militare di Bari».
Nei pressi dei palazzi si trova una zona molto ampia, in cui sono alloggiati diversi hangar, gli stessi che venivano utilizzati un tempo per il ricovero e la manutenzione dei velivoli. In realtà si tratta di capannoni ricostruiti, perché bombardati e distrutti durante la Guerra. Tra questi c’è quello dedicato alla sala paracadute, in cui oggi vengono svolti gli addestramenti e i corsi per gli avieri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Giungiamo infine davanti a quello che rappresenta il cuore operativo dell’area: il Reparto Mobile Comando e Controllo, di fronte al quale fa bella mostra di sé un aereo da addestramento, il giallo “North American T-6 Texan” di fine anni 70.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il Reparto ha lo scopo di monitorare lo spazio aereo nazionale con un sistema di difesa che è integrato con quello degli altri Paesi appartenenti alla Nato. «Uno dei servizi è lo “scramble” - ci illustra il maggiore Carmelo Frattaruolo -: garantisce in caso di sorvolo di un velivolo non autorizzato o che esce dall'aerovia per qualunque motivo, di procedere immediatamente con un affiancamento in volo da parte dei caccia Eurofighter».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dal piano inferiore dell’edificio si accede in un hangar in cui ci viene anche mostrata una vera sala operativa mobile, dotata di strumentazione altamente sofisticata e in grado di entrare in un C130 per essere trasportata in una località in cui si necessita intervenire, ad esempio in caso di conflitti o di terremoti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’ultima tappa del nostro viaggio è la torre di controllo alta 40 metri, sulla quale ci portiamo attraverso una ripida e stretta scaletta interna al reparto di comando. Con il blu del mare sullo sfondo, da qui abbiamo la visuale di tutta l’area circostante, in particolare della vecchia pista che da novant’anni a questa parte attraversa un glorioso pezzo di territorio barese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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