di Luca Carofiglio

Calcio, l'arduo ruolo degli osservatori: «Respinto l'80% delle nostre segnalazioni»
BARI – Sono coloro che girando per i campi di periferia vanno alla ricerca dei piccoli talenti del calcio: di quei ragazzi che si spera possano un giorno diventare giocatori professionisti. Parliamo degli osservatori, esperti il cui delicato lavoro risulta però sempre meno richiesto in Italia, Paese in cui le squadre stanno investendo molto poco sui giovani.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per capire come funziona il mondo dei talent scout abbiamo intervistato il 33enne Domenico Fracchiolla (nella foto), oggi direttore sportivo della Virtus Francavilla, ma per anni osservatore e responsabile (tra l’altro) del settore giovanile del Bari e di quello dell’area sud dell’Udinese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prima di tutto: come si diventa osservatori?

Per intraprendere questa professione oggi esistono corsi organizzati dalla Federazione, in realtà non accessibili a tutti perché per frequentarli è necessario possedere il patentino da allenatore. Ma non è un problema visto che la maggior parte dei club si avvale più che altro di persone senza particolari “diplomi”: intenditori che amano il calcio e hanno voglia di girare alla ricerca di campioni in erba, spesso in cambio di un rimborso spese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché è così che si cercano i talenti, andandoli a vedere dal vivo…

Direi di sì. A differenza degli osservatori della prima squadra che possono avvalersi anche del mezzo televisivo, per chi cerca ragazzini alle prime armi non resta che prendere l’auto e viaggiare. E occhio: non ci si ferma certo alle “classiche” partite federali. Io ad esempio quando ero al Bari spesso andavo nella città vecchia o ai campetti presenti sul lungomare per dare un’occhiata a chi giocava “per strada”. Fu proprio lì che scovai alcuni classe 2005 che oggi militano nelle file dei biancorossi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma quindi l’osservatore è libero di agire, non segue disposizioni imposte dall’alto…

Le disposizioni ci sono e sono quelle del direttore sportivo, colui che detta la linea della società e spesso incarica gli osservatori di seguire precisi calciatori e squadre. Detto questo però poi lo scout è anche libero di muoversi come crede, fidandosi magari di segnalazioni arrivate dall’esterno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


E a quel punto sul campo come si agisce? Quali sono i criteri per valutare un giovane?

Dipende dall’età. Se il ragazzo è sotto i 12 anni e quindi in età prepuberale le cose che contano sono la capacità di coordinazione e quella cognitiva, ovvero se è in grado di pensare (in pochi attimi) prima di tirare. Dal punto di vista tecnico si vede più che altro se sa controllare il pallone, quindi “stoppare”, e se riesce ad essere preciso nei passaggi. Sopra i 12 anni subentra anche l’aspetto fisico e mentale: è necessario capire se in questa chiave il ragazzo ha margini di crescita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le vostre segnalazioni vengono sempre considerate?

Direi di no: l’80% delle indicazioni sono respinte. Questo capita per motivi di natura economica o semplicemente perché magari in quel momento alla squadra non serve un ragazzo in un determinato ruolo. Purtroppo per gli osservatori sono più gli insuccessi che i successi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

D’altronde è ormai risaputo quanto in Italia si punti sempre meno sul settore giovanile…

E’ vero, non tutte le società si attrezzano per questo tipo di lavoro: in poche si fidano del parere degli osservatori, anche perché capire se un ragazzo ha le doti per diventare un calciatore vero è indubbiamente difficile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A suo parere il Bari è attento allo scouting?

No: negli ultimi tempi si stanno avvicendando troppi responsabili e il settore non riesce così a dare necessaria continuità al lavoro intrapreso. Quando mi sono occupato io dei biancorossi (dal 2014 al 2016) eravamo riusciti a darci delle precise linee guida.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quali?

A differenza di squadre come Inter e Milan che cercano di scoprire i talenti già all’età di 6 anni, al Bari si iniziava dai 9, soffermandosi più che altro sul territorio per provare ad avere il meglio a due passi da casa. Io nel mio piccolo sono riuscito a scoprire Jacopo Lofoco, un classe 2003 che oggi milita nella Fiorentina, Michele Zinzolino un 2001 passato anch’egli dai Galletti ai Viola e il polacco Rasak, che gioca nella sua nazionale under 21. Ragazzi che spero possano diventare tutti calciatori affermati.


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