Viaggio ai margini di Bari, nel quartiere nascosto e senza riscatto: Enziteto
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martedì 19 luglio 2016
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di Eva Signorile
Enziteto a Bari è sinonimo di case popolari, sorte qui per dare un tetto a chi non ce l'aveva, ma soprattutto vuol dire spaccio di droga e malavita, che nel rione è riuscita ad avere mano libera vista l’assenza di controlli e di visibilità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per questi motivi è veramente difficile per un barese venirsi a fare una passeggiata da queste parti, così come è raro (tranne per qualche iniziativa del Comune o fatti di cronaca nera) che i media mettano piede tra questi palazzi dai colori improbabili e circondati dagli ulivi. Abbiamo deciso di farlo noi, per raccontare questo angolo della città sicuramente squallido, triste e dimenticato, ma comunque casa di migliaia di persone che vivono, è il caso di dirlo, “ai margini”. (Vedi foto galleria)
A San Pio si arriva dalla statale 16. Attraversato un ponte e piegando a sinistra si entra nel quartiere. La statua del Santo che dà il nome al rione la troviamo subito, fiancheggiata da una fontanella in metallo. Alla nostra destra si apre un giardinetto recintato e completamente vuoto, mentre di fronte si può osservare il murales azzurro dipinto due anni fa per un progetto di riqualificazione urbana, che sta cominciando a sbiadirsi rapidamente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci dirigiamo verso la prima tappa del nostro viaggio nel quartiere: “piazzetta Eleonora”, che prende il nome della povera bimba di 3 anni lasciata morire di fame dai genitori: un caso che nel 2005 suscitò l’indignazione di tutto il Paese. Tra il bianco e il grigio che dominano questo largo, ci sorprende l’arancione di una girandola che qualcuno ha legato a un palo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Fu solo dopo quella triste vicenda che le Istituzioni cominciarono a interessarsi a Enziteto. Tra le iniziative messe in piedi c’è da segnalare il progetto dell’Accademia del cinema “Ragazzi di Enziteto”, che si trova proprio in questa piazza: cerca, tramite cultura e formazione, di aiutare i più giovani di San Pio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E’ ospitata dalla “vecchia” scuola media del quartiere, ormai chiusa: una grande struttura per gran parte inutilizzata. Da un varco nella rete di recinzione raggiungiamo quella che era la palestra all’aperto dell’ex scuola. Ora non resta che il ricordo di un campo di calcio il cui stato è ben rappresentato dai brandelli di una rete. Qui è tutto pericolante e sarebbe auspicabile una rapida messa in sicurezza dell’area.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alle spalle della piazzetta si erge l’imponente “Parrocchia della Natività di Nostro Signore” dai muri rossi e grigi. E nei pressi è presente anche la scuola primaria “Iqbal Masih”. Enziteto conta in più una scuola materna e un asilo nido comunale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una piccola salita ci immette ora in un ampio largo rettangolare di un azzurro sbiadito, circondato da basse palazzine giallo-ocra tutte uguali, collegate in alto da un unico grande ballatoio e rette da un porticato che corre per i lati più lunghi. Siamo davanti al primo nucleo di abitazioni nato a Enziteto. Un tempo quel porticato era percorribile e ospitava addirittura alcuni negozi, che però hanno avuto breve vita. Oggi è ostruito da una lunga serie di muri messi su alla men peggio, che hanno consentito ai residenti di allargare abusivamente le proprie abitazioni. Del resto l’essere “nascosti” porta anche ad alcuni vantaggi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Impossibile scorgere la vita che si svolge oltre quei muri. A ben pensarci, impossibile scorgere la vita più in generale: è un normale venerdì mattina di luglio, ma finora per strada non abbiamo ancora incontrato nessuno. Con i suoi colori, un tempo vivaci e ora via via più sbiaditi e sbrecciati sotto un sole che non perdona, con delle vasche in cui forse ci sarebbe dovuta essere l’acqua, ma inesorabilmente vuote, San Pio dà la sensazione di un posto che si fatica a immaginare abitato. Colpiscono il silenzio e la desolazione di un quartiere che sembra spingersi ben oltre l’usuale concetto di “dormitorio”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Eppure la vita pulsa, lì da qualche parte: la avverti negli improvvisati angoli di verde che qualcuno ha disperatamente tirato su, tra una piccola statua di Padre Pio e un agapanto bianco. E nei graffiti sui muri, dove la passione esplode nel bianco e rosso della squadra del Bari, si incupisce nelle invettive alla polizia e si apre a una triste considerazione: “Non è la fame che uccide, ma l’ignoranza”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quando incontriamo qualcuno, incrociamo solo uomini. Sembra un quartiere abitato solo da maschi: stanno seduti all’ombra, riuniti in piccoli gruppi. Qualcuno salta su sospettoso a chiederci cosa stiamo facendo, perché scattiamo foto. Tornano però a sedersi, rassicurati dalle risposte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proseguiamo fino all’ultima ala di questo curioso “villaggio”. Una ludoteca chiusa, un piccolo spaccio commerciale e un altro gruppetto di uomini seduti all’ombra a cercare un po’ di scampo al caldo, sono gli elementi più notevoli di un viale ricavato tra i muri di due palazzine. Ma poi per un momento la fugace immagine di un bambino cattura la nostra attenzione: ma è solo un attimo, il bimbo scompare subito nell'androne di un edificio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da qui in poi si apre un quadrilatero dove le strade hanno tutti nomi che rimandano a bei sentimenti: via dell’Amicizia, via del Rispetto o via della Sincerità. Furono dati nel 2006 dagli studenti della scuola elementare che parteciparono a un concorso d’idee indetto dal Comune. Nomi che appaiono terribilmente sarcastici e lontani dalle speranze di riscatto di cui dovevano essere promotori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In via della Felicità ad esempio si trova il “mercato”. Nei progetti doveva essere un’area di acquisto e vendita di beni, ma la struttura non è mai stata utilizzata: in assenza di un regolamento comunale che ne stabilisse l’affidamento, nessuno ha potuto prendere in gestione uno qualunque dei box presenti. Oggi è solo un susseguirsi di ambienti in rovina con il cemento grigio a vista, sormontati da una copertura curva e trasparente con pretese di eleganza: solo una grottesca citazione delle più famose gallerie di Milano o Napoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In questa desolazione incontriamo finalmente una donna: Anna, una signora che abita qui da 26 anni. Attiva nel volontariato, ci fa da guida, raccontandoci qualcosa di San Pio. «All’inizio – afferma - c’erano diversi locali commerciali, anche un supermercato e un fruttivendolo. Poi a poco a poco hanno chiuso tutti. Ora sono rimasti solo un minimarket, il bar e una focacceria. Da qualche mese però nella zona nuova si è aperta la farmacia». Le si illuminano gli occhi mentre ci dà quest’ultima notizia: fino a poco tempo fa infatti i medicinali erano venduti al “dispensario” e solo in certe ore del giorno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La zona nuova di cui parla Anna è “Torricella”. In realtà un rione a se stante, collegato sì alla vecchia Enziteto (e altrettanto grigio), ma abitato da vigili del fuoco, finanzieri e dipendenti pubblici e servito da scuole di ballo, un campetto di calcio e persino un bar-pizzeria-tabaccheria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Rimaniamo quindi nella zona “antica”. Siamo ora in via della Lealtà, fiancheggiata da palazzine in cui molti hanno cercato di ricavarsi uno spazio personalizzato: piccole verandine in legno e un’imponente bouganville ingentiliscono la monotonia di una serie di edifici tutti uguali. Su questa strada si trova il bar del quartiere: la “caffetteria di Umberto”. Ci sono altri uomini: scherzano tra loro e si mettono in posa per una foto. E in quel momento il bus n.19 ci passa accanto. «Va dritto a Bari», ci grida qualcuno. Perché sì, qui non siamo mica a Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)
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