Ipogei, volontari scoprono un affresco che si credeva perduto
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lunedì 22 ottobre 2012
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di Eva Signorile
L’appuntamento è di domenica alle 10, nel parcheggio di un noto centro commerciale nel quartiere di Mungivacca. L’obiettivo del giorno è la ricerca di un ipogeo che quasi certamente è andato distrutto a causa dei lavori di riqualificazione della zona. Al suo interno si potrebbe ancora trovare un affresco risalente al XVI secolo che ritrae una Madonna con il Bambinello: “Santa Maria di Costantinopoli”, di cui si narra in un testo del 1977 dello storico Franco Dell’Aquila.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per buona parte della mattinata esploriamo la campagna nei dintorni, cerchiamo principalmente alberi di fico: «Si tratta di una pianta – spiega Sergio Chiaffarata, la guida del gruppo - le cui radici cercano l’acqua in profondità: la sua presenza per noi è spesso il segnale dell’esistenza di una cavità sotterranea e di un probabile ipogeo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra alberi di ulivo e vigneti, troviamo due ipogei. Uno dei due è stato utilizzato per scaricarvi ogni genere di rifiuto solido di grandi dimensioni (frigoriferi, brandine del letto, sanitari), l’altro è soffocato da contenitori di sostanze chimiche di ogni tipo: la sua struttura è talmente danneggiata, che piogge un po’ più intense potrebbero farlo crollare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Continuiamo la nostra esplorazione: ci inoltriamo tra erba alta, cespugli di more e melograni coi frutti rossi in bella mostra, fino a quando, tra le foglie di un fico, appare inequivocabilmente l’ingresso di un sito. Scendiamo al suo interno in fila indiana e quasi col fiato sospeso: la Madonna è lì, con il suo Bambino tra le braccia, seriamente provata dal tempo, dall’umidità e dalle muffe che si stanno facendo strada.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il vano è però pulito e privo di rifiuti. L’emozione è tale che, dopo le prime esclamazioni di gioia, per qualche istante restiamo tutti in silenzio a contemplarla. Due ciuffi di una pianta, la capelvenere, sembrano decorarla come doni votivi: «Devono essere tolti al più presto – afferma Chiaffarata – la loro presenza è un pericolo serio per ciò che rimane dell’affresco».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma resta il problema di come tutelare un bene su cui compare persino la “placca speleologica”, cioè la testimonianza che è stato censito dalla Regione Puglia. Intanto, la Madonna Odegitria ha compiuto il miracolo di conservarsi fino a oggi, quasi incurante del tempo che passa e della negligenza di chi dovrebbe proteggerla e non lo fa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per informazioni sul gruppo Ipogei:
http://www.facebook.com/groups/298412943513962/?ref=ts&fref=ts
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