Bari, alla scoperta della gipsoteca: lì dove l'arte rivive in centenari calchi di gesso
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martedì 3 gennaio 2017
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di Angela Pacucci
I calchi all’epoca furono disposti in un padiglione dalle fattezze di un castello-cattedrale: si articolava su due livelli e aveva persino una torre laterale a sinistra della facciata. La costruzione alla fine della mostra fu smantellata e le opere rientrarono a Bari. Le sculture di gesso furono sistemate approssimativamente al primo piano del Museo Archeologico Provinciale, dove rimasero fino al 1949 quando vennero spostate nel deposito del Castello. Fino al 2011, quando in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, si decise di ripristinare la mostra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo andati a visitare il museo, accompagnati dalla dipendente del castello Elisa Nudo (vedi foto galleria), uno dei 13 luoghi della cultura afferenti al Polo Museale della Puglia del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Dal cortile centrale, sotto lo scalone monumentale, si accede alle due grandi sale scandite da ampi archi a sesto acuto, in pietra a vista, che ospitano la Gipsoteca. Nella prima sala si trovano i calchi che riproducono opere di Bari e provincia, nella seconda quelli riguardanti il resto della Puglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Quest'esposizione ha un grande valore didattico – racconta la nostra guida - grazie alle riproduzioni che rispettano le reali dimensioni degli originali, è possibile ammirare dettagli che altrimenti sarebbe impossibile vedere dal vivo. Possiamo ad esempio osservare capitelli a tutto tondo, che di solito si trovano sul fusto di alte colonne e sono difficilmente visibili».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In più si tratta di manufatti che riproducono le opere originali così com’erano nel 1911, prima cioè che fattori quali le intemperie e l’inquinamento le rovinassero ulteriormente. «E’ il caso del “Portale dei leoni” della Basilica di San Nicola – afferma l’esperta – si trova sul lato settentrionale della Basilica ed è stato per lungo tempo trascurato. Presenta alla base due leoni stilofori che hanno quasi completamente perso la loro forma originaria».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I leoni sono però chiaramente visibili nella mostra del Castello, così come il bianchissimo Portale che presenta motivi che richiamano la flora e la fauna. Appartenente alla Basilica è anche la bellissima sfinge che si erge fiera, portatrice di un magnifico significato: la sapienza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Notevole è anche il corredo scultoreo appartenente alla Cattedrale di San Sabino di Bari dove spiccano gli animali incisi (leoni, elefanti e animali fantastici come draghi, sfingi e grifoni) che attingono ai “bestiari medievali”. Quest’ultima era una sorta di enciclopedia che classificava gli animali come buoni o cattivi e dava loro un significato nascosto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non passano inosservati i particolari della Cattedrale di Santa Maria Assunta ad Altamura: la lunetta esposta fa parte di un portale molto decorato. La scena presente sulla sommità, ripresa dai vangeli apocrifi, mostra la Madonna con un vestito adornato di gigli mentre tiene in braccio un bambino che stringe tra le mani un uccellino. Gli stipiti che si trovano alla base della lunetta rappresentano le storie del Nuovo Testamento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La chiesa di Sant'Andrea di Barletta è invece rappresentata con una lunetta che presenta il tetramorfo, ossia una raffigurazione iconografica dell'immagine biblica dei quattro simboli evangelisti: un uomo alato, un leone, un bue (o un toro) e un'aquila. Questi simboli reggono le colonne che scandiscono lo spazio in cui c'è Cristo al centro con le dita a formare il numero tre, la trinità e ai lati due santi seguiti da due angeli inginocchiati. L’elemento più caratteristico è però la Madonna a seno nudo sullo stipite, elemento che ricorda molto le iconografie orientali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Riproduzioni di arte romanica si riscontrano anche nell’area di Monte Sant'Angelo soprattutto nella riproduzione della lastra che sovrasta l'ingresso al battistero di San Giovanni in Tumba, dove si possono osservare episodi della passione di Cristo e un particolare della sua cattura. Infine il Salento e il richiamo al periodo neo-barocco con la chiesa di Santa Caterina a Galatina, qui rappresentata con i capitelli della Tomba Orsini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Scritto da
Angela Pacucci
Angela Pacucci