Abbandonata e vilipesa: è Villa Lamberti, la masseria più ricca e sontuosa di Bari
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martedì 29 maggio 2018
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di Ilaria Palumbo - foto Antonio Caradonna
Parliamo di una masseria fortificata, dotata persino di un’antica chiesetta, che si caratterizza per l’ampiezza dei cortili, l’imponenza della scalinate e l’eleganza degli stucchi. Un edificio che però da cinquant’anni versa in uno stato di degrado, utilizzato ormai prevalentemente da prostitute e clienti per consumare rapporti sessuali lontano da occhi indiscreti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per raggiungerla basta imboccare dai parcheggi del San Nicola strada rurale Tresca, la viuzza che porta al “lago di Bari”. Dopo 400 metri apparirà sulla destra un monumentale arco in pietra tufacea, quello che apre allo scenografico viale alberato lungo 200 metri che conduce all’ingresso della struttura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lo percorriamo e ci ritroviamo di fronte alla villa, costruita nel 1730 dalla famiglia Sardano e passata poi nel 1840 ai Lamberti, nobile famiglia di origine bolognese. E’ circondata da una fortificazione che si affianca all’annessa chiesetta dedicata a San Michele Arcangelo, piccolo edificio impreziosito da lesene decorative e dal color rosso sbiadito. Sia l’ingresso della cappella che della masseria risultano murati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Nonostante questo - sottolinea l’esperto del territorio Nicola De Toma – il complesso continua a essere un luogo vilipeso da prostitute, vagabondi e ladri, che da qui hanno portato via innumerevoli chianche e manufatti preziosi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Basta infatti percorrere il perimetro delle massicce mura di protezione, contraddistinte da quattro garitte pensili presenti agli angoli del corpo del fabbricato, per ritrovarci davanti a un varco che ci permette facilmente l’ingresso nell’ampio cortile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui a dominare è la vegetazione incolta che ha letteralmente “mangiato” parte delle strutture, tra cui la sorprendente scalinata a doppia rampa, simbolo del rango elevato della famiglia proprietaria. Nell’atrio si affacciano alcuni vani con la volta a botte: quelli che un tempo dovevano essere le cucine e le stalle. Scorgiamo anche il retro dell’entrata murata, con ciò che rimane del settecentesco portone in legno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non ci resta ora che entrare. Al piano terra scopriamo stanze silenziose in cui risulta difficile persino muoversi a causa delle numerose pietre e calcinacci che invadono il pavimento. Attraverso una scala interna accediamo così al piano superiore dove ci ritroviamo all’interno di un labirinto di corridoi e stanze vuote, alcune delle quali “arricchite” da immancabili colorati murales.
Fin qui nulla di sorprendente, ma a un certo punto notiamo un varco nel muro che ci permette di porre lo sguardo all’interno della cappella. Bene, nonostante il cattivo stato di conservazione, la chiesetta è caratterizzata da un tripudio di stucchi, bassorilievi, archi a tutto sesto e da una particolare cupola ribassata che lascia immaginare quale fosse il suo splendore originale. Che tristezza vederla in queste condizioni, depredata persino del pavimento e dell’altare in marmo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Prima di lasciare la villa decidiamo infine di avventurarci per una stretta scalinata che ci conduce sul tetto dell’edificio: una terrazza capeggiata da un campanile a vela ormai privo di campana. Da qui possiamo scorgere la desolazione dell’ambiente circostante, dominato dalla figura di quello stadio che avrebbe bisogno di un serio restyling.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una ristrutturazione che meriterebbe anche questa splendida masseria, ennesimo simbolo di quel senso di cultura e orgoglio per la propria storia che sembra ormai aver abbandonato Bari.
(Vedi galleria fotografica con la collaborazione di Francesco Cocco-fk drone)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Nicola LARICCHIA - Nella fotografia 12/20 vedo depositate diverse chianche. Non è che sono chianche depredate durante qualche scempio di riqualificazione, come accaduto, per es., a Bari vecchia?
- Giuseppe selvaggio - Anni or sono,con qualche difficoltà e pericolo, abbiamo visitato anche i sottostanti ipogei.
- Vito Petino - Per incarico professionale ho compilato relazione tecnica per la masseria e altri immobili di proprietà in via Buccari, su incarico di una erede Lamberti venuta da Roma. Nella foto, all'incirca del 1980, il giorno dei rilievi tecnici nei pressi della masseria, prima che realizzassero il San Nicola. Fra i papaveri s'intravedono tre miei collaboratori (moglie e figli, che mi aiutavano con stadia e palline, mentre io traguardavo col tacheometro)..