Bari, ciò che rimane delle porte dell'Arena della Vittoria dipinte per i Giochi del Mediterraneo
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martedì 30 luglio 2024
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di Silvia Strisciuglio - foto Ivana Scarcelli
Ne risultò una sorta di colorata mostra a cielo aperto, che però nel tempo è stata di fatto dimenticata. Le porte così, non protette né curate, hanno subito pian piano l’azione della ruggine e degli agenti atmosferici, uscendone in buona parte sconfitte. A distanza di 27 anni molte di loro appaiono infatti scolorite e in alcuni casi praticamente irriconoscibili.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Altre però conservano la brillantezza dei colori originari, continuando a ricordare quando Bari riuscì ad accogliere un grande evento sportivo di carattere internazionale. Così, aiutati dal catalogo “Le porte del Mediterraneo”, siamo andati a riscoprire questo inedito angolo della città. (Vedi foto galleria)
Ci troviamo dunque davanti all’Arena della Vittoria, il vecchio stadio del Bari calcio che proprio grazie ai Giochi venne ristrutturato dopo essere stato di fatto distrutto nel 1991, quando servì da rifugio per i 20mila profughi albanesi sbarcati in città con la nave Vlora.
Superiamo alcune opere scultoree, anch’esse realizzate per i Giochi del Mediterraneo e, dopo aver varcato la cancellata di recinzione, ci ritroviamo davanti alla prima delle porte, pronti per cominciare il nostro viaggio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Porta Bari vanta la firma del pittore barese Gennaro Picinni, scomparso nel 2022. Su di essa sono raffigurate due imponenti barche pronte a salpare, con il Faro di San Cataldo sullo sfondo e il cielo azzurro dominato da una grande luna rossa. Il lavoro è rimasto intatta: pare infatti che l’autore utilizzò degli smalti per auto in modo da prevenire la ruggine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proseguendo il giro in senso orario, eccoci davanti a Porta Turchia, realizzata da Mustafa Kulkul. Dell’opera però oggi non rimane più nulla, se non la targa con il nome del Paese. Un tempo mostrava un rilievo di età romana trovato nella città di Efeso che rappresentava l’incontro tra il dio Dioniso e Icaro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche la porta successiva, dedicata alla Tunisia, non è più quella di una volta: nella parte superiore la ruggine impedisce infatti di riconoscere la rappresentazione originaria. Affidata al pittore Ali Fahket, raffigurava un una sorta di colorata mappa astratta: simbolo di scoperta e di speranza nella vittoria del torneo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Andando avanti ecco Porta Spagna, decorata da Javier Martinez e Javier Fernandez. Protagonisti del dipinto erano una figura maschile e una femminile intenti in un dialogo, incorniciati da un’architettura ispirata a Gaudì. Oggi è identificabile solo la donna, presa in prestito da un dipinto di Velasquez.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A seguire troviamo Porta Malta, su cui è ancora possibile riconoscere i disegni dell’artista Mario Coleiro, il quale scelse di rappresentare diversi simboli connotativi del suo Paese come la dgħajsa tal-pass, il taxi marino dell’isola, il cippo fenicio e la bandiera dell’Ordine dei cavalieri di Malta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Delle immagini raffigurate su Porta Slovenia rimane invece ben poco: è possibile solo distinguere alcuni alberi e una barca fluttuante nella parte superiore. L’artista Janez Matelic dipinse una serie di figure non collegate tra loro inserite in rilievi architettonici rappresentanti il paesaggio tipico del litorale sloveno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Poi c’è Porta Siria, che a differenza delle precedenti non venne decorata con un affresco, ma con un bassorilievo in bronzo realizzato dall’artista Mustafa Ali. Intitolata “L’Arca del Mediterraneo”, raffigura ancora oggi una nave fenicia che simboleggia la forza generatrice della cultura e dell’arte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Subito dopo si trova un ingresso privo di targa indicativa del Paese corrispondente: è quello dedicato al Principato di Monaco, dipinto da Hubert Clerissi. Quasi del tutto cancellato, raffigurava un tipico paesaggio monegasco da cui traspariva una velata malinconia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Stesso destino a cui è andata incontro Porta Marocco, talmente ossidata da non lasciar trasparire nemmeno un elemento dell’originaria decorazione. Venne realizzata da Rhorbal Abdelkader e rappresentava un paesaggio iperrealistico inquadrato in un colonnato surreale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Gilberto Giovagnoli è invece l’autore della decorazione di Porta San Marino, anch’essa completamente rovinata. Raffigurava una sorta di labirinto dove fili di ogni colore si intrecciavano a figure antropomorfe stilizzate a simboleggiare gli ingarbugliati percorsi della mente umana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra due alte colonne si erge invece la ben messa Porta Cipro, realizzata da Christos Petrides. L’artista la decorò con diverse installazioni in bronzo disposte in modo del tutto casuale, raffiguranti elementi diversi tra loro: un’isola, un elicottero, un dinosauro, una tartaruga, un pesce.
Con il suo scintillante blu cobalto, che sembra non aver accusato i segni del passare del tempo, spicca poi la porta intitolata al Libano. Si deve all’artista Danielle Rizcallah questo complesso lavoro realizzato con la tecnica dell’assemblaggio (legno, rame, vetro, sabbia, fili metallici, tela, corda) che racconta momenti importante della storia libanese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ed eccoci finalmente davanti a Porta Italia. Fu Milvia Maglione, artista che mescolava Surrealismo e Pop Art, a raffigurare un verde prato illuminato dal sole mediterraneo, che si stagliava su un mare blu sullo sfondo. Un’opera visibile oggi solo a metà.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Porta Serbia versa poi in pessime condizioni: l’originaria decorazione è interamente ricoperta dalla ruggine. Venne dipinta da Rajco Todorovic con pennellate energiche e forme distorte, elementi tipici del movimento espressionista.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di Porta Grecia è semplice risalire all’autore, di cui è ben riconoscibile la firma in basso a destra: Yulianos Kattinis. Servendosi di colori accesi, rappresentò simboli classici legati ai valori dello sport intersecati tra loro su un piano bidimensionale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Se la porta della Grecia è ancora in buone condizioni, lo stesso non può dirsi di quella della Francia, realizzata da Noël Dolla. Sulla parte sinistra si possono ancora intravedere delle forme gialle, rappresentanti delle fiaccole di cera da cui fuoriuscivano tracce di fumo che si innalzavano verso il cielo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Fa ancora bella mostra di sé invece Porta Egitto, realizzata da Esmat Dewestashy. Qui si stagliano quattro alte figure di atleti che inneggiano alla vittoria sotto una piramide. Sullo sfondo della scena, un tempo, erano visibili simbolici stilemi che ricordavano magiche ritualità dell’antico Egitto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La porta successiva, intitolata alla Croazia, era la più preziosa di tutte perché decorata in lamiera navale dorata. A realizzarla fu lo scultore Ljubo de Karina, che scelse di tracciare il profilo di un podio. Oggi appare totalmente rovinata dai fenomeni atmosferici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per fortuna le ultime quattro opere dello stadio godono invece di ottima salute. La prima mostra un paesaggio tipicamente africano: un fiammeggiante disco solare, dune di sabbia, cammelli, il mar Mediterraneo sullo sfondo. Stiamo ammirando Porta Libia, realizzata dall’artista Salaheddin Mansur Zagruna. Il lato destro della composizione è interamente occupato dall’immagine di una donna con indosso collane e amuleti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si è conservata molto bene anche Porta Bosnia, firmata da Amela Hadzimelic. È dominata da quattro figure arcaiche dalle gigantesche mani che sembrano indicare e proteggere simboli e stilemi legati a leggende popolari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E infine ecco le vicinissime Porta Albania e a Porta Algeria, i cui ingressi sono separati da un pilastro adornato da una figura umana stilizzata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La prima, decorata da Max Velo, rappresenta quattro uomini impegnati in scene di forte tensione spirituale, che denunciano una condizione umana vissuta nel tormento e nella paura. Sulla seconda invece l’artista Zoubir Hellad-Mahmoud ha dipinto un apparato scenico con ampie stesure di colori acidi. Al suo interno è possibile distinguere forme astratte che rappresentano simboli e tradizioni dell’arte musulmana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- Anna Marotta - Che opere sprecate! Non si può lasciare tutto ciò, alle ingiurie atmosferiche!