Dal tabacchino alla bragiuola passando per il polipo: tutti i termini errati made in Bari
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venerdì 9 settembre 2016
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di Marco Montrone
Francesismi – Ne abbiamo già parlato in un articolo ad hoc. A Bari quando si pronuncia una parola francese non si sa per quale motivo la si “inglesizza”, ponendo l’accento sulla prima vocale piuttosto che sull’ultima. E quindi "Cavùr" diventa "Càvur", biberòn si trasforma in bìberon e collànt cambia in còllant.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un termine al posto di un altro – Ci sono poi termini completamente sbagliati che vengono usati al posto di altri. E’ il caso di tabacchino utilizzato per tabaccaio. Per indicare colui che vende le sigarette si dovrebbe usare quest’ultimo termine e non tabacchino, che è invece chi il tabacco lo produce.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Traduzioni sbagliate – Un strano caso è quello della parole che sia in italiano che in dialetto si pronunciano in un certo modo, ma che il barese medio non si sa perché, storpia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ad esempio l’amato polpo, il mollusco cucinato in tutti i modi, in vernacolo si chiama pulpe. Ma nel capoluogo pugliese tutti lo chiamano polipo, aggiungendovi un’impropria “i”. I polipi sono invece i cnidari (come gli anemoni di mare e le madrepore) e in medicina si usa questo termine per indicare alcune ecrescenze patologiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ancora. Brasciola è il nome di uno dei piatti tradizionali della cucina barese: un involtino di carne di cavallo o vitello cucinato con il sugo. Anche se dialettale, deve assolutamente conservare il suo nome originario, come la casoeûla o la bagna càuda: si chiama così. A Bari però la brasciola diventa bragiuola, un termine errato oltre che terribilmente cacofonico. Sbagliato anche dire braciola, che è una fetta di carne da cuocere sulla brace.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine la salsiccia. Anche in dialetto si dice salsizze, con la “s”, ma molti trasformano questo insaccato di carne in salciccia, con la “c”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Plurali e singolari – Ore è plurale, andrebbe quindi chiesto “Che ore sono?”, non “Che ora sono”, al singolare. Al contrario roba è singolare e con valore collettivo, non si può quindi definire al plurale. A Bari invece purtroppo si stendono le robe, non la roba. E’ plurale invece lire. Quindi ai tempi in cui circolava questo conio andava esclamato “restituiscimi le 100 lire” e non “la 100 lire”, come era facile ascoltare in città. Si può invece dire la 50 euro sottotindendo “”la banconota da 50 euro”, anche se appare più piacevole al suono e più corretto “i 50 euro”
Forme improprie – Non si va a mare, ma al mare ed è meglio dire “ci sono 3 persone” e non “ci stanno 3 persone”. E poi si va dalla nonna e non “alla nonna”. Sopra e sotto infine non vogliono la preposizione “a”: quindi è sotto/sopra il letto e non sotto/sopra al letto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Verbi intransitivi – Uscire ed entrare sono verbi intransitivi, ma a Bari diventano spesso transitivi. E quindi “si esce il cane”, “si entrano le robe”. Ma non si potrebbero usare questi costrutti. Meglio “si porta fuori il cane” e “si porta dentro la roba”. Così come “sparare”: con il significato di azionare un’arma da fuoco diventa intransitivo. Ma questa regola lascia indifferenti i baresi che continuare a dire “l’ha sparato” al posto di “gli ha sparato”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Costrutti dialettali – Quando sentiremo una mamma dire al proprio piccolo: “Stai attento al marciapiede, dovessi cadere”, cancelleremo quest’articolo. Perché a Bari c’è un unico e solo modo per avvisare un bambino di un pericolo: esclamare “angora cadi!”.
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I commenti
- Nico - ma questo è il dialetto italianizzato è difficile da rimuovere dal DNA di noi "BARESI " , come "ancora cadi , dentro alla nonna , sopra alla zia eccetera
- Michele (Michael) D'Elia - Il segreto sta, secondo me, nell'essere consapevoli di tali lacune e cercare assiduamente di fare del nostro meglio per evitarle il più possibile. In fondo, è giusto una questione di esercitazione mentale e grammaticale e, soprattutto, una forma di rispetto verso la nostra dolce, romantica ed adorabile madrelingua italiana. Se sono in grado di farlo io che son stato quasi costretto a lasciare l'Italia oltre 47 (quarantasette) anni fa, dunque, son convintissimo che... con una buona dose di buona volontà e concentrazione riuscirebbe nell'intento qualsiasi altro cittadino barese, e di zone limitrofe.
- Fara - Questi siamo noi, la nostra simpatia, la nostra forza ed il nostro colore. Non dobbiamo assolutamente correggerci, ne andrebbe della nostra natura e delle nostre radici
- Gigi De Santis - Mi complimento per il suo articolo, molto interessante e piacevole leggerlo. Peccato che due vocaboli scritti in lingua barese non sono stati scritti correttamente. Polpo in barese si scrive Pulpe; salsiccia, si scrive salzizze. Nella lingua barese, come la maggior parte delle lingue locali centromeridionali d'Italia, le parole non finiscono con una consonante, bensì con la vocale (e) atona oppure con una vocale accentata, ma mai con una consonante. La locuzione barese-italianizzata (ancora cadi), va scritta come segue: angora cadi perché il barese non sa pronunciare il nesso (nc). Signor Direttore, gradisca i più rispettosi saluti.