di Luca Carofiglio - foto Antonio Caradonna

"U' pònt": tra mille nomignoli viaggio nel nascosto centro storico di Triggiano
TRIGGIANORèt’ a terr, A chiangàtÛ pònt. Questi sono solo alcuni dei nomi dialettali con cui vengono definite piazze e vie del centro storico di Triggiano, paese a sud-est di Bari. Un borgo antico poco valorizzato, simbolo di una cittadina che da tempo vive all’ombra del capoluogo pugliese, dal quale dista solo una manciata di chilometri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure anche se poco conosciuta e nascosta dai tanti nuovi palazzi che gli sono “cresciuti” intorno, Triggiano vecchia merita una visita, anche solo per l’aspetto folkoristico che la caratterizza, visto che qui ogni angolo ha un suo particolare nome. Perché come già detto in un altro articolo, è proprio il linguaggio a identificare questo centro divenuto negli anni, per ammissione dei suoi stessi residenti, un “paese dormitorio”. (Vedi foto galleria)

Il modo più facile per raggiungere il centro storico da Bari è entrare in paese dalla statale 100 per percorrere poi per intero via Casalino. Alla fine di questa strada ci si trova davanti al borgo antico il cui ingresso è rappresentato da una zona definita Rèt a terr (“dietro la terra”), perché qui un tempo finiva la città e iniziava la campagna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da questo punto parte la stretta via Nitti che percorriamo fino ad arrivare dopo qualche metro in una piazzetta circondata da basse case bianche e con al centro la statua della Madonna della Madia. Ci troviamo in largo Mercato, meglio conosciuto come ’Nmezz’ a u' pont du pesc” (“in mezzo al ponte del pesce”), perché qui veniva appunto venduto il pesce.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A partire dalla piazza via Nitti cambia nome in via del Ponte (U' pònt), strada che definisce e attraversa tutto il centro storico e ricorda quando nel borgo antico si trovava un castello e un ponte levatoio che permetteva il passaggio sul fossato. Passeggiamo quindiNmezz’ a u' pònt, circondati da lanterne accese e antiche casette alle quali spesso si accede attraverso pittoresche scale in pietra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sulla destra troviamo la piccola chiesa di Santa Lucia: il suo portone color verdone, sovrastato da una raffigurazione della Madonna e da una luminaria, viene aperto solo durante i festeggiamenti di dicembre in onore della santa. Accanto all’edificio religioso parte una stretta stradina: è vico Santa Lucia che porta nella zona detta Rèt au capp’llœn” (“dietro la cappella”), ovvero la parte retrostante della chiesa di Santa Maria Veterana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Dal “ponte” svoltiamo ora a sinistra in via Spezieria per arrivare in piazzetta di San Martino, una corte chiusa con al centro una vecchia fontana. Qui secondo la leggenda sarebbe nata Triggiano. Un’epigrafe su una lastra in pietra afferma infatti che in questo punto un tempo si trovavano delle grotte: nel 983 cominciarono ad essere abitate, dando vita così al primo nucleo di triggianesi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ritorniamo su via Ponte al termine della quale si erge una grande edicola votiva che contiene due teche di vetro nelle quali sono conservati gli affreschi di due madonne: I mad’nnedd ” (“le madonnine”). Da questo punto si apre largo della Croce, indicato comeNmezz’a chiazz’ (“in mezzo alla piazza”): qui la mattina presto si radunavano coloro che dovevano andare a lavorare in campagna. La “piazza” prende il nome dalla piccola chiesa di Santa Maria della Croce, edificata nel 1608 in stile barocco su un’antica edicola. E’ a navata unica e presenta sulla cima una torretta con un orologio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo alla fine del centro storico. Attraverso una strada detta A chiangàt” (“la chiancata”) per via del pavimento in pietra, si raggiunge la parte più nuova del paese. Ma prima di abbandonare il borgo antico di Triggiano ritorniamo all’inizio di largo della Croce per imboccare via Carroccio e ritrovarci così davanti al principale monumento del paese: la chiesa madre. Costruita a metà del XVI secolo su un preesistente edificio di culto medievale risalente al 1080 (le cui fondamenta ipogeiche sono ancora visibili), l’edificio risente di pesanti lavori di ristrutturazione avvenuti all’inizio del secolo scorso, rifacimenti dai quali si è salvato il notevole e originario rosone presente sulla facciata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il nostro viaggio nel centro storico di Triggiano finisce qui, anche perché se si volesse continuare a seguire il “percorso dei nomignoli” questo articolo non avrebbe mai fine. Vi lasciamo però con due chicche dal borgo antico: la “pòmb di marang” (“la pompa delle arance”) fontana accanto alla quale si vendevano gli agrumi e Rèt’ a mînz’ mîgl’jòn” (“dietro mezzo milione”), angolo dove viveva un signore che possedeva ben mezzo milione di lire.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Il modo più facile per raggiungere il centro storico da Bari è entrare in paese dalla statale 100 per percorrere poi per intero via Casalino. Alla fine di questa strada ci si trova davanti al borgo antico il cui ingresso è rappresentato da una zona definita Rèt a terr (“dietro la terra”), perché qui un tempo finiva la città e iniziava la campagna
Da questo punto parte la stretta via Nitti
Arriviamo dopo qualche metro in una piazzetta circondata da basse case bianche e con al centro la statua della Madonna della Madia. Ci troviamo in largo Mercato, meglio conosciuto come ’Nmezz’ a û pont du pesc” (“in mezzo al ponte del pesce”), perché qui veniva appunto venduto il pesce
A partire dalla piazza, via Nitti cambia nome in via del Ponte (U pònt), strada che definisce e attraversa tutto il centro storico e ricorda quando nel borgo antico si trovava un castello e un ponte levatoio che permetteva il passaggio sul fossato. Passeggiamo quindi ’Nmezz’ a û  pònt”, circondati da lanterne accese e antiche casette...
...alle quali spesso si accede attraverso pittoresche scale in pietra
Sulla destra troviamo la piccola chiesa di Santa Lucia: il suo portone color verdone, sovrastato da una raffigurazione della Madonna e da una luminaria, viene aperto solo durante i festeggiamenti di dicembre in onore della santa
Accanto all’edificio religioso parte una stretta stradina: è vico Santa Lucia che porta nella zona detta “Rèt a’ u capp’llœn” (“dietro la cappella”), ovvero la parte retrostante della chiesa di Santa Maria Veterana
Dal “ponte” svoltiamo ora a sinistra in via Spezieria per arrivare in piazzetta di San Martino, una corte chiusa con al centro una vecchia fontana
Qui secondo la leggenda sarebbe nata Triggiano. Un’epigrafe su una lastra in pietra afferma infatti che in questo punto un tempo si trovavano delle grotte: nel 983 cominciarono ad essere abitate, dando vita così al primo nucleo di triggianesi
Ritorniamo su via Ponte al termine della quale si erge una grande edicola votiva che contiene due teche di vetro nelle quali sono conservati gli affreschi di due madonne: “I mad’nnedd ” (“le madonnine”)
Le Madonnine viste da vicino
Da questo punto si apre largo della Croce, indicato come ’Nmezz’a chiazz’ (“in mezzo alla piazza”): qui la mattina presto si radunavano coloro che dovevano andare a lavorare in campagna
La “piazza” prende il nome dalla piccola chiesa di Santa Maria della Croce, edificata nel 1608 in stile barocco su un’antica edicola. E’ a navata unica e presenta sulla cima una torretta con un orologio
Siamo alla fine del centro storico. Attraverso una strada detta “A chiangàt” (“la chiancata”) per via del pavimento in pietra, si raggiunge la parte più nuova del paese
La Chiesa Madre. Costruita a metà del XVI secolo su un preesistente edificio di culto medievale risalente al 1080 (le cui fondamenta ipogeiche sono ancora visibili), l’edificio risente di pesanti lavori di ristrutturazione avvenuti all’inizio del secolo scorso, rifacimenti dai quali si è salvato il notevole e originario rosone presente sulla facciata



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