di Salvatore Schirone

Bari, la travagliata e antica storia dei 197 iconici lampioni del lungomare
BARI – Sono tra i simboli incontrastati di Bari, immortalati in cartoline, fotografie e dipinti d’autore. Parliamo dei 197 iconici lampioni del lungomare, che adornano i tre chilometri di strada che vanno dall’entrata del Porto sino a Pane e Pomodoro. (Vedi foto galleria)

Manufatti dalla storia travagliata, visto che dopo la loro realizzazione tra gli anni 20 e 30 vennero completamente smantellati durante la Guerra per poi essere rimessi al loro posto negli anni 50. E a partire dal 1962 furono oggetto anche di un considerevole restyling: le lampade sferiche che li avevano caratterizzati fino ad allora vennero sostituite con quelle cilindriche che ammiriamo oggi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma andiamo con ordine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I lampioni, in ghisa nera, furono installati durante la costruzione del lungomare cittadino voluto da Araldo di Crollalanza, podestà della città prima e ministro del governo Fascista dopo. Utilizzando i tufi provenienti dalla “cava del prete”, fu quindi creato il waterfront barese, che si andò pian piano a illuminare proprio grazie ai caratteristici “candelabri”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I lavori durarono dal 1929 sino alla metà degli anni 30 e originariamente previdero un uso più esteso delle lanterne, che arrivavano addirittura fino all’entrata monumentale della Fiera del Levante: molto più a nord rispetto ad ora.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma i baresi potettero godere del nuovo lungomare solo per poco tempo: durante la Guerra l’industria bellica fece man bassa di tutto ciò che era composto di metallo. Bisognava costruire armi per far fronte al nemico e così i lampioni vennero smantellati e la strada costiera dovette rimanere “spoglia” sino al termine del conflitto mondiale. 

Nel 1949, grazie all’allora sindaco Vito Antonio Di Cagno, si decise però di avviare una sottoscrizione per raccogliere i fondi necessari al ripristino degli amati lampioni. Ne furono subito costruiti 21, anche se ci vollero poi una decina d’anni per veder completati gli altri 176.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


A realizzarli materialmente fu la barese “Officina Fonderia F. Corazza”, il cui marchio è impresso in rilievo sul basamento di ognuno di essi. La fabbrica aveva sede in via Ammiraglio Caracciolo 22 ed era diretta dal commendatore Francesco Carrozza. Alcune foto d’epoca ritraggono gli operai alle prese con un curiosa “gru umana” necessaria per installare le alte lanterne ed altri lavoratori impegnati con una colata di ghisa all’interno dell’industria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma la storia non finisce qui: nel settembre 1962 si scelse di sostituire le originarie quattro lampade sferiche con quelle cilindriche. Ancora oggi i lumi hanno questa forma, anche se nel 2011 le vecchie plafoniere sono state rimpiazzate con altre uguali, seppur più nuove di cinquant’anni. 

Una curiosità: i lampioni sono tutti uguali, tranne tre eccezioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La prima riguarda i manufatti che occupano la parte terminale del molo san Nicola, davanti all’entrata del Barion. Questi non hanno il basamento rettangolare, ma un’inconsueta fattezza angolare e la scritta dell’officina è posta su un lato interno e non a vista frontale come gli altri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La seconda particolarità concerne un lume che si trova sul lungomare Araldo di Crollalanza, di fronte a Palazzo Colonna: porta incisa la scritta Corazza al rovescio. Infine, di fronte alla Palazzo della Provincia, ecco l’unica lanterna di Bari che non presenta alcuna indicazione della ditta costruttrice.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non sappiamo se si tratti di un errore di fabbrica o di un maldestro intervento di restauro successivo, ma ciò rende ancora più interessante la storia di questi eleganti ed inconfondibili lampioni, situati su un lungomare tra i più belli d’Italia.  

(Vedi galleria fotografica di Alessandro Palermo)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Sono tra i simboli incontrastati di Bari, immortalati in cartoline, fotografie e dipinti d’autore. Parliamo dei 197 iconici lampioni del lungomare, che adornano i tre chilometri di strada che vanno dall’entrata del Porto sino a Pane e Pomodoro
I lampioni, in ghisa nera, furono installati durante la costruzione del lungomare cittadino voluto da Araldo di Crollalanza, podestà della città prima e ministro del governo Fascista dopo...
...utilizzando i tufi provenienti dalla “Cava del prete”, fu quindi creato il waterfront barese, che si andò pian piano a illuminare proprio grazie ai caratteristici “candelabri”
Qui un'immagine del Lungomare ancora senza lampioni
I lavori durarono dal 1929 sino alla metà degli anni 30 e originariamente previdero un uso più esteso delle lanterne, che arrivavano addirittura fino all’entrata monumentale della Fiera del Levante: molto più a nord rispetto ad ora
Durante la Guerra però l’industria bellica fece man bassa di tutto ciò che era composto di metallo. Bisognava costruire armi per far fronte al nemico e così i lampioni furono smantellati e la strada costiera dovette rimanere “spoglia” sino al termine del conflitto mondiale
Nel 1949, grazie all’allora sindaco Vito Antonio Di Cagno, si decise però di avviare una sottoscrizione per raccogliere i fondi necessari al ripristino degli amati lampioni. Ne vennero subito costruiti 21, anche se ci vollero poi una decina d’anni per veder completati gli altri 176
A realizzarli materialmente fu la barese “Officina Fonderia F. Corazza”, il cui marchio è impresso in rilievo sul basamento di ognuno di essi
La fabbrica aveva sede in via Ammiraglio Caracciolo 22 ed era diretta dal commendatore Francesco Carrozza (l'ultimo a destra nella foto)
Alcune foto d’epoca ritraggono gli operai alle prese con un curiosa “gru umana” necessaria per installare le alte lanterne...
...ed altri lavoratori impegnati con una colata di ghisa all’interno dell’industria
...questi non hanno il basamento rettangolare, ma un’inconsueta forma angolare...
...e la scritta di fabbrica è posta su un lato interno e non a vista frontale come gli altri
...porta incisa la scritta Corazza al rovescio
Infine, di fronte alla Palazzo della Provincia...
...ecco l’unica lanterna di Bari che non presenta alcuna indicazione della ditta costruttrice



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  • michele iannone - molto interessante, volevo vedere se avevate notato l'unico con la base poligonale vicino al Barion ... complimenti !!1


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