Chiese, palazzi e castelli adagiati sul mare: è Mola, il borgo che attende di essere rivelato
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mercoledì 1 giugno 2022
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di Ilaria Palumbo - foto Antonio Caradonna
Qui è difficile vedere in giro turisti, anche per via della scarsa valorizzazione dei monumenti, spesso chiusi al pubblico e in alcuni casi abbandonati a sé stessi. Proprio l’assenza di “movimento”, ha però preservato il volto più autentico di Mola, quello di un borgo adagiato sul mare ancora legato ad antichissime tradizioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo andati a visitarla (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il nostro punto di partenza è Portecchia, quello che si ipotizza sia stato il primo porticciolo del paese, dove ancora oggi trovano rifugio, fra ciottoli e alghe, gozzi colorati utilizzati per la pesca in prossimità della costa. Qui due bianchi moli caratterizzati all’estremità da due piccoli fari si snodano nell’acqua, creando una suggestiva caletta riparata dai frangiflutti (in molese casscêune).
Siamo a nord-ovest del centro, raggiungibile comodamente passeggiando sul lungomare “nuovo” riqualificato nel 2011 su progetto dell’architetto catalano Oriol Bohigas. Sul lato mare il grigio del calcestruzzo a vista è smorzato dalla presenza di alte palme e bassi tamerici, mentre su quello “terra” ci sono delle abitazioni a due piani a “colorare” la zona.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una di queste è abitata dalla signora Angela che, davanti alla sua casetta, ha creato un lussureggiante giardino ricostruito, fiore dopo fiore, grazie a una petizione cittadina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E dopo pochi metri, nel punto in cui il lungomare prende il nome di “Dalmazia”, si staglia sulla destra
il duecentesco Castello con la sua particolare e rara forma a poligono stellato. Ricco di feritoie, corridoi tortuosi, bocche di lupo, nascondigli e botole, è attualmente di proprietà comunale e viene purtroppo aperto al pubblico solo sporadicamente. Di fianco alla fortezza si trova poi l’arena, un anfiteatro moderno utilizzato per concerti e improvvisate partite di pallone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il nucleo originario della roccaforte fu progettato da Pierre d’Angicourt e da Jean de Toul per volere di Carlo I D’Angiò il quale a partire dal 1278 diede nuova vita al borgo, che aveva attraversato diverse distruzioni e ricostruzioni. Il paese fu così ripopolato e nel corso dei secoli il suo dominio passò tra le mani di numerose famiglie feudatarie, fino alla totale emancipazione a città libera avvenuta tra il Settecento e l’Ottocento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lasciandoci la litoranea alle spalle ci inoltriamo ora nel reticolato di viuzze che formano “la Terra”, nucleo urbano sviluppatosi fra il XIII e il XVI secolo. Qui, su un pavimento fatto di lisce basole, fanno capolino piccole abitazioni che conservano in alcuni casi le originarie pareti in tufo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le stradine conducono tutte sulla principale via Vittorio Veneto, lì dove svetta imponente la Chiesa Matrice, consacrata a San Nicola di Bari. La struttura, sorta su un tempio più antico risalente al XIII secolo, è stata riedificata durante il Rinascimento. Costruita in conci levigati di pietra dura calcarea, si caratterizza all’esterno per i due singolari portali d’ingresso: quello principale adornato con nani stilofori e quello sul lato settentrionale con leoni stilofori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il suo interno invece, le cui navate sono scandite da preziose colonne corinzie, custodisce affascinanti affreschi murari, rare icone della Vergine e una suggestiva cripta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Via Vittorio Veneto conduce da una parte al mare e dall’altra su piazza XX Settembre, centro nevralgico della vita cittadina. Sul largo si affacciano bar, negozi e chioschi, posti attorno alla Fontana monumentale progettata dall’ingegnere barese Vincenzo Chiaia. Inaugurata il 24 aprile 1932 è dominata dalla figura di un pescatore impegnato a sottomettere un mostro marino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sul lato sud della piazza si erge la Chiesa Maddalena, con l’elegante rosone, la cupola e il suo alto campanile. Si presenta con un prospetto sobrio dalle linee classiche seicentesche, mentre l’interno è sfarzoso e di gusto baroccheggiante. Su questo sagrato si svolgono le principali celebrazioni religiose del paese, come la processione della Madonna Addolorata, durante la festa patronale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Girandoci verso ovest è invece impossibile non notare il maestoso Palazzo Roberti, conosciuto anche come “palazzo delle cento stanze”: un edificio settecentesco che racchiude volte affrescate, dipinti con scene mitologiche e alti soffitti in legno. Se la sua facciata scandita da lesene, cornici marcapiano, colonne e architravi decorati è stata da poco ristrutturata, non si può dire lo stesso dell’interno che, chiuso da ormai 15 anni, aspetta ancora di rivelare i suoi meravigliosi saloni al pubblico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra la chiesa e il palazzo si apre poi via van Westerhout, che prende il nome dal compositore di origine fiamminga Nicolò Van Westerhout, nato a Mola nel 1857. Al maestro è dedicato anche l’ottocentesco Teatro, un politeama di soli 200 posti ma così raffinato, con i suoi fregi e dipinti, da rappresentare uno dei più bei teatri della Puglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sulla stessa strada si erge un altro sontuoso edificio: quel Palazzo Pesce costruito nel XVIII secolo, le cui sale, la corte in pietra e il rigoglioso giardino ospitano regolarmente eventi e concerti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ritorniamo ora verso la Chiesa Maddalena e svoltiamo a destra in corso Umberto, che permette di accedere a un’altra parte del centro storico ampliatosi a partire dal Seicento. Tra queste viuzze è possibile imbattersi nelle “sedie della verdura”, su cui anziani contadini dispongono i frutti della terra che attirano le casalinghe alla ricerca dei prodotti più freschi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra le chicche di questa zona di Mola va citata la cappella di San Giacomo, situata nell’omonima e silenziosa stradina. Eretta in occasione della fine dell’epidemia di peste che colpì il barese nel 1690, anch’essa risulta sempre chiusa. Mentre nella piccola piazza Risorgimento trova spazio un ipogeo adibito in passato a frantoio, di cui alcuni locali risalgono addirittura al Medioevo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E tra racconti popolari e antiche leggende, come quella del misterioso libro di profezie con cui la signora Bellina si dice fosse in grado di predire il futuro, ci avviamo verso l’ultima tappa del nostro viaggio.
Per farlo torniamo in piazza XX Settembre e ci dirigiamo verso est: superata la statua di “Doña Flor”, musa ispiratrice di Van Westerhout, ci ritroviamo davanti al porto, cuore pulsante di Mola. Qui sono ancorati decine e decine di pescherecci sui quali i pescatori si muovono allo scoccare della mezzanotte, facendo ritorno nel primo pomeriggio con le reti cariche. “Bottino” che viene poi venduto nell’antistante “piazza del pesce”, il mercato ittico realizzato nel 1948.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E non è un caso che proprio qui venga organizzata da quasi cinquant’anni la popolare Sagra del polpo, durante la quale migliaia di prelibati cefalopodi vengono prima arrostiti e poi serviti all’interno di morbidi panini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alla destra del porto si sviluppa infine il “vecchio lungomare”, che termina con un cantiere navale ormai adibito alle sole riparazioni e un circolo nautico. Ma, prima di imboccare la via che porta alla frazione di Cozze, ci attende l’ultima sorpresa del borgo: la particolare cappella della Madonna delle Grazie, dalla rarissima forma circolare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un tempio ottocentesco posto sul mare che giace abbandonato da tempo immemore: simbolo di una cittadina dall’antica storia che attende solo di essere rivelata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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