di Mina Barcone

Macchie, il borgo ''mangiato'' dall'aeroporto di Bari: «Ci vivono solo anziani contadini»
BARI – Il suo nome è Macchie ed è un borgo di Bari stretto tra Palese, l’aeroporto Karol Wojtyla e la strada provinciale 204. Associato da sempre a Palese, se ne differenzia però per il carattere prettamente rurale: qui di fatto ci sono solo campi e case di anziani contadini. Una zona che in passato ha avuto anche una storia e una sua “vita”, ma che da un po’ di tempo appare abbandonata a se stessa, pur mantenendo un certo fascino legato a stretti vicoli di campagna, a resti di pagliari e frantoi, a case alte non più di dieci metri e al silenzio perenne, interrotto solo dai velivoli che decollano o atterrano nel vicino aeroporto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il suo nome deriva dalla folta vegetazione mediterranea presente, soprattutto ulivi, anche se i palesini denominano questo angolo di territorio come “Jìnd'a le Turre”, appunto “dentro le torri”, visto che qui in passato erano presenti torri e masserie, di cui rimane ora solo qualche ricordo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il declino di Macchie si è avuto negli ultimi trent’anni, quando piano piano l’espansione dell’aeroporto ha portato all’esproprio di molte terre, causando così il suo lento e graduale abbandono. Noi siamo andati a visitarla in una fredda mattina di fine dicembre (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Arrivando da Palese ci si trova a Macchie quando corso Vittorio Emanuele cambia nome in via Macchie: l’unica vera strada del “rione”, che si estende per tutto il territorio attraversando campi e casette. Dopo aver incrociato l’ingresso della Statale 16 Adriatica, ci si imbatte subito in un passaggio a livello. Siamo nei pressi della piccola stazione di Macchie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dentro, seduto sulle panchine gialle c’è qualche passeggero in attesa del prossimo treno della Bari Nord.  Tra questi la 53enne Maria, che ci spiega come la stazione in passato ha visto tempi migliori. «Qui fino alla fine degli anni 80 c’era anche un piccolo bar dove spesso ci si recava anche solo per prendere un caffè o mangiare un gelato – ci dice la donna -. Al suo interno si trovava anche un grazioso jukebox. Ora ci dobbiamo accontentare del caffè della macchinetta». Insomma l’unico luogo “moderno” sopravvissuto a Macchie è di fatto rappresentato da una semplice fermata del treno, senza vita. 

Superata la stazione, sulla sinistra parte l’unica traversa di via Macchie: strada Lepore, molto stretta ma caratteristica, costeggiata com’è da muretti a secco e ulivi. Alle spalle di un grande albero spoglio, si erge quel che resta di un antico pagliaro: una costruzione in pietra a secco molto simile ai trulli, utilizzata in passato per gli attrezzi dei contadini o per il riposo dei pastori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Poco più avanti ci imbattiamo in una casa con un cancello rosso, dietro il quale si trova una piccola e anziana signora che ci osserva: ha un cappello di lana in testa e tante rughe che le solcano il viso. La avviciniamo nella speranza di estorcerle qualche parola, ma lei decide di non risponderci, mentre continua a fissarci intensamente. Distogliamo lo sguardo dalla donna, per proseguire il nostro cammino. Da questo punto in poi la strada si dirama in vicoli molto stretti puntellati da casette, alberi da frutta e fichi d’india.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ritorniamo allora su via Macchie e incontriamo finalmente qualcuno in grado di poter colloquiare con noi: è il 45enne Gennaro intento a riparare un'automobile nella sua autofficina. Lui ci parla del declino del borgo. «Qui non ci sono più negozi e se si vuole andare a fare la spesa bisogna necessariamente recarsi a Palese - afferma -. Un tempo in questi vicoli era possibile vedere bambini che giocavano, oggi è tanto se si incontra qualche anziano in bicicletta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche la 50enne Grazia che incontriamo qualche metro più avanti ci spiega come la zona sia stata lentamente abbandonata. «Negli anni 70 e 80 qua c’era l’asilo, una scuola, la gelateria e la tabaccheria – afferma -. Si trattava di un piccolo paesino e ci vivevano diverse famiglie. Anche mio padre aveva un piccolo negozietto. In quegli anni gli anziani erano soliti ritrovarsi dal barbiere per una partita a carte o semplicemente per chiacchierare tra un taglio di capelli e una rasatura. Oggi Macchie è abitata perlopiù da contadini e da forestieri che hanno approfittato della svalutazione delle case».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proseguiamo, fin quando sulla sinistra troviamo la piccola chiesetta del Sacro Cuore: è tutta bianca con un portoncino in legno e una nicchia nella quale è stata collocata una statua in bronzo del Sacro Cuore. L’edificio risale al 1936 ed è affiancato da una sagrestia che un tempo ospitava la ottocentesca chiesa di San Rocco, dedicata al patrono di Macchie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nei pressi troviamo il 60enne Vincenzo, che fa parte del comitato di quartiere. «Cerchiamo di rendere viva la zona con eventi come la sagra delle orecchiette che si tiene a luglio – ci confida -. Anche se Macchie è ormai in stato di abbandono: le case hanno perso di valore e quella che sarebbe dovuta diventare la zona artigianale è stata di fatto assorbita dal maledetto aeroporto». E finalmente alla nostra destra riusciamo a vederlo l’aeroporto che ha "mangiato" il paese, con la torretta di controllo che spicca tra il verde dei campi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Percorriamo a questo punto una stradina sulla destra, non asfaltata perchè ad attirare la nostra attenzione c’è una grande struttura in pietra composta da cinque archi, ma in evidente stato di abbandono. Torniamo indietro e al vicolo XI di via Macchie, incrociamo quello che è considerato il simbolo del borgo: una torretta in pietra che fa parte di una struttura che un tempo ospitava uno dei frantoi della zona. Oggi è abitata e possiede due portoncini e un piccolo balcone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da qui la strada diventa ancora più stretta e tutto intorno sono presenti diverse e caratteristiche costruzioni in pietra, che poi lasciano spazio a villette con giardini ben curati. Siamo alla fine di Macchie, il cui confine è segnato da un passaggio a livello e da una graziosa casa cantoniera rosa antico. Poco più avanti si staglia la strada provinciale 204: quella che porta al tanto odiato aeroporto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I binari della piccola stazione di Macchie
Via Lepore, una strada molto stretta costeggiata da muretti a secco e ulivi
Quel che resta di un pagliaro: una costruzione in pietra a secco molto simile ai trulli, utilizzata in passato per gli attrezzi dei contadini o per il riposo dei pastori
Il cancello rosso dietro al quale ci osserva intensamente un'anziana signora
Da questo punto in poi strada Lepore si dirama in vicoli molto stretti puntellati alberi da frutta, fichi d’india...
...e basse casette
Il 45enne Gennaro intento  a riparare un'automobile nella sua autofficina
La piccola chiesetta del Sacro Cuore: è tutta bianca con un portoncino in legno e una nicchia nella quale è stata collocata una statua in bronzo del Sacro Cuore
Il 60enne Vincenzo, che fa parte del comitato di quartiere
La torretta di controllo dell'aeroporto spicca tra il verde dei campi
Una grande struttura in pietra composta da cinque archi, ma in evidente stato di abbandono
La torretta in pietra che fa parte di una struttura che un tempo ospitava uno dei frantoi della zona: è il simbolo del rione
Caratteristiche costruzioni in pietra
Una villette con il giardino ben curato
La fine di Macchie, il cui confine è segnato da un passaggio a livello e da una graziosa casa cantoniera rosa antico



Mina Barcone
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  • Vincenzo Saracino - Ma lei , Egregia " giornalista " è mai venuta a Palese Macchie ? Conosce il quartiere per sentito dire o perché lo ha visitato in occasione del Carnevale, della Sagra delle Orecchiette, Olivolio, Sagra del panino Settembrino, Festa di S. Rocco, Natale x i bambini, Presepe Vivente. Lei sa o non le hanno detto che a Macchie c'è un gruppo teatrale che durante l'anno si esibisce nell'arena della chiesa di Macchie e in vari luoghi in BARI e provincia !. Per concludere, in buona pace di tutti, la sfido a trovare a Macchie un solo contadino come afferma nel suo articolo.
  • Nicola - Quella descritta nell'articolo è la Macchie "vista da fuori" dl fatto Macchie prima di essere un luogo è una comunità fatta di solidarietà, partecipazione e soprattutto relazioni, riprende di fatto la società rurale ed è questa la vera bellezza. Non mancano feste ed eventi molto partecipati dalla comunità locale. Dall'esterno Macchie ci appare come un luogo deserto e silenzioso dove i profumi dei fiori si fondono con quelli di vere prelibatezze provenienti dalle abitazioni che ci conferma la presenza umana. Questa comunità meriterebbe ben altre attenzioni, e' immersa nel verde ma non c'è un parco, c'è un aeroporto ormai internazionale ma non si conosce qual'è il livello di inquinamento prodotto, ha una stazione deserta, gli abitanti cucinano da Dio ma manca una trattoria dove poter gustare le prelibatezze locali, nessun luogo di aggregazione fatta eccezione per la Chiesa, vero cuore della comunità. Manca un collegamento ciclabile con l'aeroporto ed il vicino parco di lama balice, insomma un gran bel posto da valorizzare e da scoprire. Grazie per aver portato l'attenzione su questo magnifico luogo dell'area metropolitana di Bari.
  • francesca - Quest'articolo non rappresenta la cosa più importante: il cuore e l'anima pulsante di una zona che, pur avendo tanti problemi, negli ultimi trent'anni è stata ed è viva e attiva sia da un punto di vista sociale che istituzionale. I cittadini di questo borgo magico ed incantato, dove la vita scorre più lenta e la mattina, uscendo di casa si augura buongiorno al vicino, sono stati in grado, attraverso la chiesa e il comitato macchie, di lottare per il riconoscimento dell'identità residenziale di questo territorio e hanno fatto eleggere loro rappresentanti nelle istituzioni circoscrzionale e comunale. Per rispetto di tutte queste persone sarebbe opportuno informarsi meglio ed entrare nello spirito delle cose quando si scrive un articolo. A disposizione della giornalista titta la documentazione accuratamente conservata.
  • BARINEDITA - Grazie Francesca, ha colto appieno il senso del nostro articolo, che non era quello di "parlare male" di una zona di Bari, ma di portarla al centro dell'attenzione, prima di tutto dicendo che esiste e poi cercando di mostrare l'"inedito" che è compreso in questo territorio. Saluti Ps: Sicuramente a luglio inseriremo tra i nostri eventi la sagra delle orecchiette. Anzi, ci faremo anche un salto
  • Antonella - Mamma mia che tristezza .. Leggendo i VOSTRI COMMENTI ! non aggiungo altro xke tanto non ne vale la pena , aggiungo solo un'ultima cosa che penso in generale tutti bravi a criticare il lavoro degli altri e tutti bravi a criticare dietro ad uno schermo .
  • Saba - Una domanda per la signora giornalista con la speranza di una pronta risposta:ma questo è un articolo satirici di protesta per spingere ad un miglioramento? Diversamente sappia che molti abitanti di questo quartiere si sentono offesi dal suo articolo. Saba Pantaleo.
  • Alberto - Sono un ex residente del "paesello contadino", che mi capita ancora spesso di frequentare. Confermo l'opinione di tanti sul pressapochismo disinformato della visitatrice...pare il compitino della quinta elementare. I problemi di Macchie ci sono, naturalmente, sono quelli comuni a molte periferie urbane, compresi gli anziani soli. Ma da qui al compatimento da luoghi comuni, ce ne passa


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